mercoledì 1 agosto 2018

GLI USA PRONTI A COLPIRE L'IRAN IN AGOSTO!?




Sebirblu, 1 agosto 2018

Riporto un articolo non troppo rassicurante, sperando che non si avveri, ma i tamburi di guerra risuonano ormai da anni... (cfr. QUI, QUI e QUI) e dobbiamo prepararci all'ineluttabile in questi tempi ultimi.

D'altronde, nell'Apocalisse di Giovanni si parla della battaglia di Armaghedon che coinvolgerà molte nazioni (cfr. QUI), preludio però di una "nuova alba" che avrà spazzato via con la sua luce ogni trama tenebrosa che fino ad oggi continua ad opprimere ogni essere umano.

GLI USA PRONTI A COLPIRE L'IRAN IN AGOSTO!

Secondo la rete televisiva ABC (Australian Broadcasting Corporation), gli Stati Uniti stanno per colpire le istallazioni nucleari iraniane. L'offensiva potrebbe iniziare in questo mese d'Agosto. Il Regno Unito e l'Australia sono pronti a coadiuvare gli sforzi di Intelligence, come l'identificazione dei bersagli.

Le relazioni USA-IRAN si sono oscurate dopo la minaccia persiana all'inizio di luglio di bloccare lo Stretto di Hormuz (cfr. QUI). Il presidente Trump, in un tweet, ha dichiarato ai dirigenti del paese islamico che avrebbe risposto con forza se la retorica ostile anti-americana non si fosse arrestata. (Cfr. QUI e QUI).

La chiusura dello stretto causerebbe dei danni economici rilevanti per gli alleati degli Stati Uniti, ma arrecherebbe profitti ai produttori americani di petrolio e gas di schisto con l'aumento brutale dei prezzi.

Circa  il 20% delle  provviste  mondiali  di  greggio  passa  per  lo  Stretto di Hormuz. La metà di queste importazioni proviene dal Golfo Persico. Il blocco di questo importante passaggio porterebbe un duro colpo alla Cina, facendola precipitare nella recessione economica.

Il  rapporto  diffuso  dalla  ABC potrebbe essere vero.  Non sarebbe la prima volta. Gli USA erano dietro al golpe del 1953 quando il primo ministro Mossadeq venne deposto.

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha recentemente chiamato il popolo iraniano a sollevarsi e a rovesciare il governo. Ma ci sono altri segni ad indicare quanto l'America interferisca in una maniera o in un'altra in ciò che accade nella Repubblica Islamica.

La geografia protegge questa nazione contro l'invasione terrestre. Secondo Stratfor (QUI): "l'Iran è una fortezza, circondata sui tre lati dalle montagne e sul quarto dall'oceano; con un deserto al suo centro e perciò estremamente difficile da conquistare".




Con ogni evidenza, gli Stati Uniti avrebbero delle difficoltà ad utilizzare il territorio turco. Il litorale sud è facilmente difendibile. Contrariamente all'Afghanistan e all'Iraq, l'esercito americano e i Marines in pratica non possono procedere per raggiungere i loro obbiettivi-chiave nell'àmbito delle infrastrutture.

La loro missione di terra, perciò, si attuerebbe in prevalenza nel sorvegliare lo Stretto di Hormuz ed esercitare un controllo frontaliero ai confini con l'Iraq.

L'eliminazione dei siti nucleari, delle difese antiaeree e delle principali installazioni di comando e supervisione ripartiti sul vasto territorio, necessiterebbe di reiterati attacchi aerei e navali per diversi giorni.

Le basi in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti potrebbero essere utilizzate dall'US Air Force. Sarebbe la prima volta che le bombe bunker buster (ved. QUI; ndt) mostrerebbero la loro efficacia.

I bombardieri B-2 arriveranno da Diego Garcia, trasportando ordigni GBU-57 da 13.600 kg del progetto MOP (Massive Ordnance Penetrators) capaci di perforare la roccia ed il cemento armato per colpire le installazioni profonde sottoterra.

Una campagna aerea può infliggere molti danni, ma non è sufficiente per raggiungere l'obbiettivo strategico di un cambio di regime. Le forze addette alle operazioni speciali (FOS) possono apportare un contributo notevole, specialmente distruggendo i sistemi di difesa aerea S-300 forniti dalla Russia.

Gli squadroni d'assalto e di sabotaggio possono danneggiare parecchio i siti nucleari ed altro, ma la posizione geografica dell'Iran non è certo loro favorevole. Gli Stati Uniti dovranno dipendere dalle capacità di Israele per condurre operazioni segrete.

La guerra d'informazione, utilizzata per suscitare insurrezioni popolari, è ciò di cui i nemici dell'Iran hanno davvero bisogno; i passi per influenzare la gente sono già in corso. A fine maggio, gli USA ed Israele hanno istituito un gruppo di lavoro congiunto incaricato di fomentare le tensioni interne.




La provincia del Khuzestan, abitata da arabi sciiti, è il bersaglio primario dell'azione di tale propaganda. La regione, infatti, è la più importante produttrice di greggio, separata dal resto del paese dai monti Zagros.

Tuttavia, i reparti americani paracadutisti, protetti dall'aviazione, potrebbero stabilire la sorveglianza delle montagne. Il controllo di questo territorio, che è appunto il cuore dell'economia iraniana, rende inutile l'occupazione in altre parti del paese.

Si presenta però come una battaglia feroce. Inoltre, non è facile convincere la popolazione locale che sarebbero necessari gli americani per migliorare la propria vita.

I curdi iraniani sono un altro obbiettivo degli sforzi di guerra dell'informazione. In teoria, essi potrebbero impadronirsi della terra nelle zone vicine al confine iracheno.

Anche gli attuali problemi economici potrebbero essere sfruttati attraverso il malcontento degli iraniani, prima che la situazione non migliori. È a questo che servono le sanzioni – per sollevare la riprovazione interna.

Nuove misure punitive contro l'Iran saranno imposte dagli Stati Uniti all'inizio di agosto. Tutte le esportazioni di petrolio iraniano dovranno essere tagliate da qui a novembre per sottoporre il paese ad un blocco economico.

(D'altra parte l'effetto domino è già iniziato, come descritto QUI, ritorcendosi contro l'Italia, dopo un decreto governativo del 23 giugno che ha bloccato ordinazioni ed affari per 60 milioni di euro. Ndt).

Con le azioni militari limitate ad incursioni aeree, missilistiche e agli attacchi FOS in Iran, la Siria è il luogo dove i combattimenti sul campo potrebbero quasi certamente scatenare pericolose scintille.

È molto probabile che le truppe pro-Iran in Iraq, già impegnate nei disordini civili, entrino in conflitto con l'esercito statunitense. Gli ingaggi per procura in altri paesi (i mercenari; ndt) sono il punto forte della Repubblica Islamica.

La speranza che una breve campagna vittoriosa accresca il consenso di Trump e aumenti le probabilità di successo dei repubblicani in novembre, alle elezioni di medio-termine, non è mai stata accantonata.




Inoltre, colpire l'Iran in Siria è il modo per impedire l'istituzione di un apparato di controllo governativo sul territorio, senza scontrarsi con la Russia.

Questo è particolarmente importante per gli Stati Uniti, nel momento in cui una delegazione curda, comprendente forze democratiche siriane da loro supportate, si reca a Damasco con l'intento di avviare colloqui per definire una transazione pacifica onde preservare l'integrità territoriale della Nazione.

La stabilità col presidente Assad al potere non è ciò che renderebbe gli USA e i loro alleati felici, quindi, un attacco contro le forze iraniane in Siria, sarebbe l'unico modo per inficiare il processo negoziale.

Questo minerebbe anche gli accordi di Astana condotti dalla Russia e volti ad instaurare la pace nella regione.

Il mese d'Agosto potrebbe essere il più caldo del 2018.

Traduzione, adattamento e cura di Sebirblu.blogspot.it



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