Donald Trump (14 giugno 1946) |
Sebirblu, 12 novembre 2024
A qualche giorno dalla clamorosa rivincita di Donald Trump a 47° Presidente degli Stati Uniti d'America e a dieci anni dal discorso di Vladimir Putin al Valdaj, ved. QUI, pubblico i commenti delle parole pronunciate dal Capo del Cremlino ad opera di due valenti uomini: Alexander Dugin, politologo, filosofo e scrittore russo e Pepe Escobar, analista e giornalista geopolitico brasiliano:
Putin, creatore di un nuovo tipo di Universo.
(Poi
diventato "Il
discorso di Putin al Valdaj è una profezia")
Il discorso di Vladimir Putin al convegno del Valdaj Club (in data 7 novembre 2024) è già divenuto storico senza la minima esagerazione. A suo tempo, quello di Winston Churchill segnò l'inizio della Guerra Fredda, passando alla storia come un episodio in cui il leader di uno Stato descrisse l'avvenire dell'umanità, ma era un panorama di conflitto, di feroce competizione e di scontro tra due campi ideologici.
Oggi, invece, il nostro Presidente ha descritto un futuro prossimo molto diverso. L'architettura di un inedito ordine mondiale, o come ha precisato lui stesso, un nuovo Universo che le popolazioni dovranno edificare, elencando i parametri principali di tale compagine.
In primo luogo, la giustizia, il rispetto per le culture di ogni nazione, la democrazia reale e non immaginaria, la quale è il potere della maggioranza, e non, come viene interpretata dai moderni globalisti e liberali, lo strumento delle minoranze.
La democrazia autentica è la possibilità dei popoli di scegliere il proprio cammino nella storia e nessuno ha il diritto di togliere loro questo diritto sovrano. (Cfr. QUI).
In secondo luogo, i valori tradizionali sono alla base della nuova creazione del mondo. È impossibile costruirlo sui presupposti adottati dai leader statunitensi che, grazie a Dio, sono stati sconfitti nella corsa elettorale.
Essi hanno insistito fino all'ultimo per cancellare l'essere umano, per cancellarne il genere e la famiglia, per sostituire l'uomo col nuovo umanesimo.
Questa non è per nulla un'utopia, ma ciò verso cui le figure del moderno Occidente collettivo stavano conducendo l'intera umanità. È a quest'ordine mondiale unipolare, basato sull'egemonia liberista, che Putin, il capo dello Stato russo, ha espresso un chiaro "No".
Qualche tempo fa, quando parlò di multipolarismo, parecchi hanno pensato che si trattasse di parole emesse solo per descrivere la ragione per cui la Russia si opponeva all'Occidente. In realtà, si trattava di molto di più.
È una strategia basata sui valori tradizionali e sul rispetto delle diversità di tutte le culture e razze. Non è un piano concettuale che si dichiara "progressista" e su questa base impone i suoi principi al mondo intero.
È stato un discorso storico quello del Leader, non soltanto della Russia ma di tutto il pianeta e dell'intero genere umano. È molto importante che Vladimir Putin abbia sottolineato quanto il neoliberismo occidentale sia degenerato in una ideologia totalitaria.
Nel medesimo tempo, il nostro Presidente ha evidenziato che l'Occidente non è affatto il nostro avversario. Il vero nemico è l'Élite globalista, fanatica, intollerante, che impone all'umanità regole del tutto impensabili.
Vladimir Vladimirovič Putin (7 ottobre 1952) |
È inoltre essenziale dire che questa dissertazione, probabilmente non spontanea ma preparata da tempo, sia già stata confermata da azioni concrete: il trionfale vertice dei BRICS a Kazan e la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali statunitensi.
La scelta è stata fatta a favore dei valori tradizionali e contro la dittatura woke. Gli americani stessi si sono espressi contro la cricca neoliberista, dicendo: "Fuori"!
In questo contesto, il nostro Presidente e il suo odierno discorso di Valdaj appaiono semplicemente profetici. In più, Vladimir Putin non sta solo parlando, sta anche agendo, e una gran parte significativa, la più considerevole del suo piano, è già stata realizzata e il resto lo sarà sicuramente in futuro.
Sempre nella sua esposizione, il Capo dello Stato russo ha sottolineato che i globalisti (unicamente loro e non tutto l'Occidente, poiché ora dobbiamo imparare a scindere questi concetti in quanto l'America di Trump non è quella dei Biden, degli Obama, dei Bush, dei Clinton e dei Soros) volevano abbattere la Russia, spezzarla, ma hanno fallito. Il tentativo di infliggerle una sconfitta strategica non è andato a buon fine, e non vi riuscirà nessuno, mai.
Negli ultimi decenni abbiamo già mostrato al mondo la nostra capacità di difendere i nostri ideali, i valori, il nostro stile di vita classico e la nostra opposizione all'agenda impostaci dalle élite liberali e globaliste.
Ma nelle situazioni difficili degli anni precedenti, quando non avevamo ancora fatto un passo avanti e non potevamo dimostrare la nostra fermezza di resistere in modo così persistente ed efficace alle pressioni della NATO, dei regimi oligarchici e dei loro satrapi, questi stessi pensieri, che oggi Vladimir Putin ha espresso in modo diretto e chiaro, venivano pronunciati con intonazioni leggermente diverse...
Alekandr Dugin conclude dicendo che oggi però "la Russia è diventata molto più forte e risoluta" e "dopo aver superato prove incredibili", dimostrerà che "l'idea degli ortodossi, di tutte le religioni tradizionali e dei popoli indigeni del Paese", aveva una ragion d'essere "in ogni fase del suo percorso di rinascita".
Essa, che per loro resta "l'unica Madrepatria", avrà il prestigioso ruolo di indirizzare l'umanità "verso un mondo più giusto, umano, equo ed esistenzialmente adeguato".
Aleksandr Dugin
(La traduzione del testo è di Lorenzo Maria Pacini)
Pubblico un video esplicativo di quanto sta accadendo ora, con le parole di Arnaldo Vitangeli, dal suo canale "Il Puzzle":
Ed ecco come Putin delinea il "Momento della Verità", per Pepe Escobar:
«La performance del Presidente Putin in sessione plenaria Q&A (discorso + domande e risposte) all'incontro annuale del Valdaj Club a Sochi è sembrata un treno ad alta velocità con il cruise control.
Totalmente freddo, calmo, a suo agio, in piena padronanza di un 'Himalaya' di fatti, nessun leader politico ‒ del recente passato e del presente ‒ si sarebbe mai avvicinato a fornire una simile ampia e dettagliata visione del mondo, profondamente maturata in un quarto di secolo al più alto livello geopolitico.
Putin ha iniziato il suo discorso facendo riferimento alla rivoluzione d'ottobre 1917, tracciando un parallelo diretto con i nostri tempi turbolenti: "Il momento della verità sta arrivando". In un chiaro omaggio a Gramsci, ha affermato come un "ordine mondiale completamente nuovo" si stia "formando sotto i nostri occhi".
Il sottile riferimento al recente vertice BRICS di Kazan non poteva sfuggire alle menti critiche della Maggioranza Globale. Kazan è stata una testimonianza viva e vegeta del fatto che "il vecchio ordine sta irrevocabilmente scomparendo, si potrebbe dire che è già scomparso, e si sta svolgendo una lotta seria e inconciliabile per la formazione di un nuovo ordine.
Inconciliabile, innanzitutto, perché non si tratta nemmeno di una lotta per il potere o per l'influenza geopolitica, ma di uno scontro sui principi stessi su cui si costruiranno le relazioni tra Paesi e popoli nella prossima fase storica".
Nel modo più conciso possibile, questo dovrebbe essere considerato l'attuale quadro generale: non siamo impantanati in un riduttivo scontro di civiltà o nella "fine della Storia", che Putin ha definito "miope", ma stiamo affrontando uno scontro sistemico di principi fondamentali.
Il risultato definirà questo secolo ‒ probabilmente il secolo dell'Eurasia ‒ poiché "la dialettica della Storia continua".
Lo stesso Putin ha detto che nel corso delle sue parole si sarebbe lasciato andare a "cenni filosofici". In realtà è andato ben oltre la semplice confutazione di fallacie concettuali unilaterali, come "le élite occidentali pensano che il loro monopolio sia l'ultima tappa per l'umanità" e "il neoliberismo moderno è degenerato in un'ideologia totalitaria".
Riferendosi all'intelligenza artificiale (IA), ha chiesto retoricamente: "L'uomo resterà umano?". Ha elogiato la costruzione di una nuova architettura globale, che si muove verso uno scenario "polifonico" e "policentrico", dove la "massima rappresentanza" è fondamentale e i BRICS stanno "elaborando un approccio coordinato" basato sulla "uguaglianza sovrana".
Summit dei BRICS 2024, a Kazan, nella Russia europea centrale. |
Sei principi per lo sviluppo sostenibile globale
La sovranità doveva essere uno dei temi predominanti nel corso del Valdaj Q&A. Putin ha ribadito che la Russia deve "sviluppare una propria IA suprema". Poiché gli algoritmi sono parziali e danno un potere enorme a pochissime grandi aziende che controllano Internet, è imperativo che ci siano "algoritmi sovrani".
Rispondendo ad una domanda sulla sicurezza eurasiatica e sugli Stati Uniti come potenza marittima dominante rispetto ad un'Eurasia multipolare, ha sottolineato il "consenso e il desiderio in essa di un movimento anti-egemonico", e non di una 'aggregazione' costituita "come un blocco".
È questo il fascino della "politica estera multivettoriale" dell'Eurasia, che implica "maggiore indipendenza politica". Un esempio chiave di "armonizzazione degli interessi", ha sottolineato Putin, è il partenariato Russia-Cina, ed è anche questo che "ha portato al successo dei BRICS".
Confrontando "l'incapacità dell'Europa di stabilire un sistema di 'indivisibilità della sicurezza' e di 'superare la politica dei blocchi', la stessa ha invece optato per la vasta espansione della NATO".
"Dopo il termine della Guerra Fredda c'è stata l'opportunità di superare tale politica divisoria. Ma gli Stati Uniti avevano paura di perdere il territorio europeo. Così hanno installato quasi una dipendenza coloniale. Onestamente non me lo aspettavo".
Successivamente Putin ha introdotto un'affascinante esperienza personale riferendosi ad una conversazione ‒ in lingua tedesca ‒ con l'ex cancelliere Helmut Kohl nel 1993, quando questi disse apertamente che "il futuro dell'Europa" era legato alla Russia.
Ma tutto ciò ha finito per portare al "problema più importante del nostro continente eurasiatico, quello principale tra la Russia e i Paesi europei: la carenza di fiducia [...]
Quando ci dicono che «abbiamo firmato gli accordi di Minsk sull'Ucraina solo per dare ad essa l'opportunità di riarmarsi, e non avevamo intenzione di risolvere questo conflitto in modo pacifico», di che tipo di fiducia possiamo parlare? [...]
Avete dichiarato pubblicamente che ci avete ingannato! Ci avete mentito e ci avete imbrogliato! Che tipo di fiducia è questa? Dobbiamo tornare ad un'autentica fiducia reciproca".
Putin ha poi aggiunto che l'Europa dovrebbe prendere in considerazione l'idea di diventare una parte integrante del concetto cinese che discende dalla sua filosofia per la quale essi "non cercano di dominare". Con brio, ha sottolineato che il progetto di commercio e connettività geoeconomico cinese dovrebbe essere interpretato come una cintura, una via comune.
E questo si estrapola dall'Asia centrale, con tutte quelle nazioni "molto giovani nella loro statualità" interessate ad uno "sviluppo stabile". Per la Russia e la Cina, non v'è "concorrenza" nell'Heartland (ved. QUI; ndr): "abbiamo solo cooperazione".
Il Leader russo ha nuovamente enumerato quelli che considera i 6 principi chiave per lo sviluppo sostenibile globale:
‒ apertura dell'interazione (che implica l'assenza di "barriere artificiali"); diversità ("un modello di un Paese o di una parte relativamente piccola di esso non dovrebbe essere imposto come qualcosa di universale"); massima rappresentatività; sicurezza per tutti senza eccezioni; giustizia per tutti (cancellando "il divario tra il 'miliardo d'oro' e il resto dell'umanità); eguaglianza.
"Creiamo civiltà, non guerre"
Per quanto riguarda l'Ucraina, questa è stata la citazione più importante: "Se non c'è neutralità, allora è difficile immaginare qualsiasi tipo di relazioni di buon vicinato tra Russia e Ucraina".
In poche parole: Mosca è pronta a negoziare, ma sulla base dei fatti sul campo di battaglia e di quanto concordato ad Istanbul nell'aprile 2022.
Questo può essere interpretato come un messaggio diretto al Presidente Trump, al quale la porta è aperta: "La Russia non ha danneggiato le sue relazioni con gli Stati Uniti ed è pronta al loro ripristino, ma la palla è nel campo degli americani".
Putin sui presidenti americani (ne ha incontrati diversi) ha detto: "Sono tutte persone interessanti". Su Trump: "Il suo comportamento quando c'è stato un attentato alla sua vita mi ha colpito. È una persona coraggiosa. Si è comportato in modo valoroso". Sulla porta aperta: "Qualunque cosa faccia sta a lui decidere". Poi si è congratulato per la sua rielezione, in forma ufficiale.
Il dialogo potrebbe essere avviato: "Siamo disposti a parlare con Trump".
Il Capo del Cremlino ha inoltre esaltato le relazioni sino-russe, nell'ambito del loro partenariato strategico, come "al livello più alto della storia moderna". Si è anche vantato del proprio rapporto personale con Xi Jinping. Questo ha spianato la strada alla vera catastrofe allorché si parla di Stati Uniti, Russia e Cina: "Se gli USA avessero scelto una cooperazione trilaterale invece di una doppia tensione, tutti avrebbero vinto".
Un'eccellente domanda dell'economista brasiliano Paulo Nogueira Batista Jr. ‒ ex vicepresidente della NDB, la banca dei BRICS ‒ ha portato Putin a chiarire la propria posizione sulla de-dollarizzazione. Egli ha dichiarato apertamente che "il mio ruolo è quello di veder nascere idee che poi proporremo ai nostri partner".
L'obiettivo principale è "proporre di creare una nuova piattaforma di investimento che utilizzi i pagamenti elettronici". Questo si rivolgerà ai "mercati più promettenti" del prossimo futuro ‒ Asia meridionale, Africa, parti dell'America Latina: "Avranno bisogno di investimenti, di tecnologie". E "strumenti indipendenti dall'inflazione", con una regolamentazione "attraverso le banche centrali e la NDB".
Abbiamo concordato di avere un gruppo di lavoro che si riunisca regolarmente a livello governativo. Non abbiamo fretta".
Ciò mette fine a qualsiasi illazione di un'immediata bomba finanziaria dei BRICS, anche se "i due terzi del nostro commercio sono effettuati in divise nazionali" e tra le Nazioni connesse le cifre sono ugualmente elevate.
Il ponte fra gli Stati-membri sarà presto testato. Quanto alla creazione di una moneta unica, essa è "prematura. Dobbiamo pervenire ad una più grande integrazione delle economie, aumentare la loro qualità ad un certo livello, compatibile".
Poi, il comunicato a sorpresa: "Noi non abbiamo mai voluto abbandonare il dollaro!". Questo spiega perfettamente bene la visuale di Putin sulla de-dollarizzazione: "stanno distruggendo con le loro proprie mani il potere della loro moneta".
Quanto sopra è solo un esempio dell'ampiezza e del respiro dei temi affrontati dal Presidente durante il Valdaj Q&A. Il Forum stesso ha offerto preziose pepite in tutto lo spettro.
Alcuni partecipanti hanno ravvisato ‒ a giusto titolo ‒ l'assenza della "maggioranza della maggioranza": i giovani e le donne. Gli africani sono rimasti impressionati dallo "spirito vivo della burocrazia russa".
Secondo una chiara visione della Cina: "i cinesi non nuotano controcorrente, ma attraversano il fiume e raggiungono l'altra sponda". C'è stato un consenso quasi unanime sul fatto che lo sviluppo dovrebbe essere "basato sui diversi valori culturali delle civiltà" che, invero, è il punto di vista dello stesso Putin. Imperativo è anche il "bisogno di autorità comune" tra i Paesi del Sud del mondo.
Un'intuizione greca è stata particolarmente forte quando si parla di approccio civico alla politica: "Le civiltà non si scontrano. Gli stati sì". Da qui il nuovo ‒ ludico ‒ motto che potrebbe guidare non solo i BRICS ma l'intera maggioranza planetaria: "Creare delle civiltà, non le guerre".»
Pepe Escobar
Pubblicato su Sputnik International
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini
Qui, l'intervento integrale del Presidente Putin al convegno del Valdaj con l'ottima traduzione, in contemporanea, di Mark Bernardini.
Chiosa di Sebirblu
Il tema di quest'anno per il simposio di Sotchi era: "L'ultima pace: su quali basi? Sicurezza generale e pari opportunità di sviluppo nel 21° secolo".
Spero proprio che questo titolo non abbia nulla a che vedere con la frase di San Paolo in 1Tessalonicesi 5, 3: ..."e quando diranno pace e sicurezza, all'improvviso una gran rovina verrà loro addosso, come le doglie ad una donna incinta, e non scamperanno affatto."
Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it
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