Sebirblu, 27 novembre 2024
«I successi sempre più evidenti sul fronte militare russo hanno spinto il governo Biden, nelle ultime settimane di vita, ad assumere una decisione che non aveva mai preso durante tutta la sua presidenza e cioè quella di autorizzare gli attacchi in quel territorio con armi occidentali.
Non si tratta semplicemente di consentire a Zelenski di lanciare missili o bombe, è molto di più, perché questi sistemi di armamento, estremamente complessi, non possono essere utilizzati dagli ucraini neppure con una supervisione né una vicinanza degli apparati d'Occidente.
Per poter effettuare questi attacchi dai territori ucraini è indispensabile che le forze militari della NATO siano non solo presenti sul territorio ma, di fatto, che lancino loro questi ordigni. Si tratta quindi di un'escalation senza precedenti.
Lo stesso presidente turco Recep T. Erdogan, che pure fa parte del Patto Atlantico, ha affermato che la guerra in Ucraina si è trasformata in uno scontro globale per la decisione di Biden di consentire i lanci dei missili, quindi non semplicemente per aver dato il consenso, ma per essere sul posto con l'azione diretta dei soldati. E la risposta di Vladimir Putin non si è fatta attendere.
Poco tempo dopo che i primissimi invii di missili USA (a cui si sono aggiunti quelli britannici; ndr) sono stati indirizzati verso la Russia, Putin ha lanciato un nuovo ordigno a medio raggio, sconosciuto a tutti, che ha mandato letteralmente in panico i governi occidentali.
Concerne un missile balistico chiamato "Oreshnik" che viaggia a velocità ipersonica e che per questo non può essere intercettato da nessuno dei sistemi usati in Occidente. È in grado di trasportare non solo testate multiple convenzionali ma anche nucleari.
Lo abbiamo visto all'opera in tutto il suo potere distruttivo e notato che è in grado di colpire qualsiasi capitale del mondo con un tempo che varia da tre o quattro minuti in Europa ad un massimo di venti per le regioni più lontane.
La risposta del Cremlino ha mostrato in qual modo la Federazione russa abbia una nettissima superiorità tecnologica riguardo agli armamenti che, rispetto a quelli occidentali, sono all'avanguardia di almeno una decina d'anni. E questo è già un primo elemento da considerare.
Con questa mossa i russi hanno scioccato tutti, volendo sottolineare che loro hanno molte armi di cui l'Occidente non è nemmeno a conoscenza.
Dunque il messaggio è assolutamente esplicito, perché Putin sta dicendo:
«Voi ci state attaccando per colpire in profondità la Russia, ma non basta dare un "Ok" a Zelenski, non è sufficiente dirgli: "sì, va bene, agisci", perché ci devono essere i militari NATO a manovrare e a dirigere questi vettori.
Attenzione! Noi siamo molto pazienti ma voi, di fatto, state aggredendo la Russia... quindi, la nostra risposta può essere anche nucleare perché abbiamo cambiato le regole di utilizzo, ma soprattutto possediamo una serie di mezzi che possono radere al suolo le vostre città.»
Nonostante questo, la Gran Bretagna è decisa ad andare fino in fondo, qualunque ne sia il prezzo. Peraltro, gli stessi analisti del Regno Unito in questi giorni hanno stigmatizzato come l'esercito di Londra sia ‒ così l'hanno definito ‒ "un esercito dei Puffi" che non è in grado neppure lontanamente di tener testa alla potenza russa.
Senza valutare poi che su quel fronte sono schierati paesi come la Cina, la Corea del Nord e l'Iran. Ma se Londra continua nella sua disperata corsa verso la distruzione del mondo, Washington è in attesa dell'arrivo di Donald Trump.
Perciò questa è stata l'ultima rivalsa del tentativo bellicista dei "Dem". In Europa le cose sono un po' diverse: l'Italia mantiene un atteggiamento ambiguo da sempre, mentre in Germania c'è stato un completo cambio di linea con Scholz che adesso, per ragioni elettorali, interpreta il ruolo del pacifista e promette ai suoi che se diverrà ancora cancelliere il suo compito primario sarà quello di impedire la deflagrazione di un conflitto tra Russia e NATO.
Peraltro, in questi giorni recenti è tornata a farsi sentire anche Angela Merkel con un'intervista di cui si sta discutendo molto, dove cerca di ridimensionare le sue colpe: ad esempio nei confronti dei partner europei ha assicurato che lei non c'entra nulla con la caduta del governo Berlusconi, e invece non è andata così.
Ha soprattutto parlato dei rapporti tra la Russia e la Germania in una fase in cui Berlino, sia per la drammatica crisi economica sull'orlo del disastro sia per la seria instabilità politica che rischia di esplodere in maniera inimmaginabile, sta tornando sui suoi passi, in considerazione proprio del fatto che a Washington sta per ritornare Donald Trump e, realisticamente, si disimpegnerà dal fronte europeo.
Il motivo è che il governo tedesco rischia di trovarsi con il "cerino in mano" e il popolo armato di forconi sotto i palazzi del potere in piena crisi economica, senza gas né energia e col potentissimo esercito russo, a cui in sostanza ha dichiarato guerra avversando i propri interessi. Una situazione davvero esplosiva!
Rivoluzione tedesca del 1848‒1849 |
Sull'altro fronte di guerra in Medio Oriente, c'è stato il pronunciamento della Corte Penale Internazionale (CPI) che ha chiesto l'arresto di Benjamin Netanyahu e dell'ex Ministro della Difesa Yoav Gallant, per crimini contro l'umanità.
È una delle poche volte in cui questo Organismo dell'Aia si pronuncia contro un paese "democratico" alleato, mentre in precedenza le sue condanne avvenivano solo con i paesi del Sud del mondo. Da qui l'accusa di essere debole con i forti e forte con i deboli.
Le reazioni a questo verdetto sono state di segno opposto nei vari paesi. Ovviamente Israele ha esposto la nenia stantia del "sono decisioni antisemite... condannano Netanyahu perché odiano gli ebrei". Cose che lasciano, francamente, il tempo che trovano.
Dal canto statunitense, ed era ovvio per tutti, è stata definita oltraggiosa la sentenza della CPI, come se Israele avesse uno status che lo potesse porre al di sopra delle altre nazioni e quindi non processabile; un po' come il Presidente della Repubblica fino a quando è in carica.
I paesi europei invece si sono spaccati, come i governi al loro interno: da una parte ci sono i filo-sionisti similmente all'Argentina di Milei, all'Ungheria di Orban e agli USA più una serie di altri minori; dall'altra ci sono quelli che hanno un atteggiamento attendista: tra questi la Francia e la Germania che in sostanza sostengono che si tratta di una questione complessa, non così semplice a comprendersi... e se tale decisione di condanna è sufficientemente motivata o può avere delle ripercussioni.
Insomma tutti cercano di dare "un colpo al cerchio ed uno alla botte". In Italia, al riguardo, esistono posizioni opposte in Parlamento: c'è Salvini che esultando fa la cheerleader (majorette; ndr) del genocida di Tel Aviv, affermando che se Netanyahu volesse venire in Italia non soltanto non verrebbe arrestato ma sarebbe anche ben accetto.
Crosetto dichiara di non condividere le decisioni della Corte Penale Internazionale ma che comunque, essendo l'Italia uno dei paesi sottoscrittori di questa giurisdizione, le autorità italiane sarebbero costrette ad applicare la sentenza laddove il Primo Ministro israeliano venisse in Italia.
Poi c'è la presidente Meloni che sostiene come non si può equiparare Hamas ad Israele e, in definitiva, la posizione italiana rimane molto ambigua, mentre escono allo scoperto i giornali sionisti come "Il Riformista", "Il Giornale", "Libero", "La Verità", eccetera, che si scagliano contro la CPI e difendono la "meravigliosa" democrazia israeliana che si sta solo difendendo.
Sono i soliti slogan che vengono ripetuti a pappagallo dalle testate di riferimento di destra, di centro e di sinistra nel nostro sistema mediatico. Tutto ciò, nondimeno, porta ad una contraddizione profonda nella narrazione ed è un problema serio in quanto questa è fondamentale per mantenere il potere. [...]
Esattamente come nella guerra in Ucraina: l'Italia è danneggiata da tale conflitto, dall'appoggio alle forze occidentali in quella nazione, ma anche dalla politica filo-israeliana che la allontana dai paesi partner del Mediterraneo da cui, tra l'altro, dipende per l'energia.
Pertanto, la questione della condanna di Netanyahu sta facendo venire allo scoperto macroscopiche discordanze nella compagine delle varie forze politiche e mediatiche.
Quali saranno gli effetti di questa sentenza? Ovviamente "Bibi" non sarà arrestato e non verrà consegnato alla Giustizia, ma l'immagine di Israele e dei suoi sostenitori ne sta uscendo a pezzi.
Soprattutto gli Stati Uniti, che ora con Trump vogliono tornare ad esercitare una politica in qualche modo isolazionistica, quindi non necessariamente condivisa da tutti, sebbene fino a poco tempo fa si proponevano come nazione leader del mondo, l'odierna loro posizione dopo i crimini israeliani li mette contro ai 4/5 dell'umanità.
È quasi certo dunque che Netanyahu non andrà in galera, ma il danno sul prestigio d'Israele è enorme e lo è pure dal punto di vista economico e strategico, perché diventa sempre più insostenibile la vastità dei crimini perpetrata dall'esercito sionista e soprattutto la motivazione dello scontro: l'occupazione e la colonizzazione che Israele porta avanti da 57 anni, in assoluto disprezzo della legge internazionale, nel silenzio complice dell'Occidente.
Corte Penale Internazionale dell'Aja |
Perciò, i governi, le cancellerie occidentali, necessariamente dovranno ripulire un po' la loro rispettabilità allontanandosi dal supporto ad Israele. Paesi come la Gran Bretagna, la Svezia e l'Olanda hanno dichiarato che nel caso il premier israeliano si recasse nel loro territorio verrebbe arrestato.
Tutto questo dà la dimensione di un isolamento nettissimo dello Stato ebraico a livello internazionale con tutte le conseguenze socio-economiche che ciò comporterà.
Nel contesto bellico sempre più intollerabile per Tel Aviv, che sta accumulando un deficit spaventoso e assistendo al crollo della sua produzione industriale perché in buona parte i lavoratori si trovano al fronte, è un dato di fatto che il Paese dopo tutto questo tempo non ha sconfitto Hamas né Hezbollah, non ha piegato l'Iran, ha compiuto invece una strage senza limiti compromettendo la sua reputazione e mettendo in imbarazzo i propri alleati.
Inoltre, Israele ha pure allontanato buona parte dei paesi del mondo da un benché minimo supporto alle sue politiche interne, visto che ha subito un serie pesante di danni e distruzione non solo alle proprie strutture colpite ma soprattutto di morti... e pare che i deceduti fra i soldati israeliani siano molti di più di quelli dichiarati.
Quindi ciò che si profila è una guerra a lungo periodo che Israele non è in grado di proseguire sotto il profilo economico e militare. Il Paese, essendo molto piccolo, può intraprendere solo guerre lampo, non avendo la struttura per impegnarsi in conflitti di logoramento come quello in atto, ad esempio, fra Russia ed Ucraina
Tuttavia, non sono finiti qui i problemi per Netanyahu perché, come svela il New York Times, la Corte di Giustizia israeliana sta indagando sulla manomissione delle telefonate risalenti a quel fatidico 7 ottobre.
L'ipotesi che la magistratura sta verificando è quella se Netanyahu fosse per tempo pienamente al corrente dell'attacco al festival musicale ebraico sul confine di Gaza da parte di Hamas, lasciando così che la carneficina si compisse, scegliendo di non intervenire, al fine di giustificare la rappresaglia che ne sarebbe seguita.
Secondo le indagini, Netanyahu avrebbe manomesso le informazioni onde espellere i palestinesi della Striscia, uccidendone il più possibile per annettersi il territorio unitamente a quello della Cisgiordania. Se ciò venisse appurato, dimostrerebbe l'unico vero obiettivo sionista: l'espropriazione di tutte le loro terre e la pulizia etnica degli autoctoni che ancora vi abitano.
E a proposito di scandali e di rivelazioni, Donald Trump non è ancora alla Casa Bianca ma già si comprende che vi saranno delle sorprese, a cominciare dalla verità sulla situazione economica degli Stati Uniti, che ormai stanno correndo verso la bancarotta.
L'ultimo anno in cui hanno avuto un avanzo di bilancio, cioè quando hanno speso meno rispetto alle proprie entrate è stato il 2001, quasi 24 anni fa.
Da allora, il deficit della Nazione si è incrementato sempre più, accumulando un debito a livello pubblico, privato e locale che gli USA non sono in grado di pagare. Senza un'inversione di rotta molto veloce e radicale quello che avverrà è il totale collasso dell'economia americana.
Tra le maggiori ragioni di sperpero di denaro pubblico statunitense vi sono i miliardi e miliardi forniti all'Ucraina, dovuti soprattutto al dispendio e alla corruzione del governo Zelenski che, secondo le rivelazioni dell'ex vice-ministro polacco Piotr Kulpa, almeno in misura della metà di tale quantità di denaro è tornato a personaggi del mondo "Dem" sotto forma di tangenti.» (Ved. QUI).
Qui, Arnaldo Vitangeli prosegue ancora per un po' prima di concludere, parlando di alcuni politici italiani che non mi sento di riportare ma, proponendo il video da cui ho attinto le notizie scritte, ognuno potrà ascoltare il termine della sua relazione.
Trascrizione libera del video su esposto di Arnaldo Vitangeli.
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