Sebirblu, 24 febbraio 2025
In questi giorni critici, politicamente burrascosi, ho optato per la pubblicazione di un articolo di un noto e stimato opinionista come il dr. Giuseppe Masala apparso su «l'Antidiplomatico», QUI.
Riguarda il suo pensiero sul vertice avvenuto in Arabia Saudita fra le due delegazioni diplomatiche russo/americana per un ripristino dei loro contatti, al fine di un futuro e conclusivo accordo negoziale sulle ostilità ancora in corso.
La situazione in cui è piombata l'Europa dopo l'elezione di Trump è disastrosa; pare che egli non solo non sovvenzionerà più l'Ucraina per la guerra alla Russia, e men che meno il Vecchio Continente bellicista ad oltranza, ma ne chiederà i danni: a Zelensky imporrà il risarcimento tramite le «terre rare» ed altro, e agli europei applicherà i dazi mercantili per le esportazioni.
La Disfatta Europea
Si rimane davvero senza parole ad ascoltare le dichiarazioni a margine dello storico vertice avvenuto ieri a Ryad tra i rappresentanti della Russia e quelli degli Stati Uniti. Siamo di fronte ad un fatto di rilevanza storica che avrà molto probabilmente enormi conseguenze sulle vite delle persone; non solo su quelle degli ucraini, ma anche su quelle degli europei.
Dalle dichiarazioni si intuisce infatti chiaramente come i colloqui delle delegazioni, capeggiate rispettivamente da Sergey Lavrov e Marco Rubio, siano stati approfonditi nelle tematiche e di ampio respiro in relazione allo spazio geografico.
Non si è parlato soltanto di come concludere il più rapidamente possibile il conflitto in Ucraina ma degli equilibri diplomatici, militari ed economici che dovranno esserci tra Russia e Stati Uniti e a cui i paesi vassalli saranno chiamati ad adeguarsi, volenti o nolenti.
Ma andiamo con ordine partendo da un presupposto che apparentemente può essere considerato secondario, ma che mai lo è nei rapporti tra gli esseri umani; mi riferisco alla postura e alla prossemica dei partecipanti, ovvero agli atteggiamenti corporei e agli spazi che gli uomini interpongono tra sé e gli interlocutori.
È evidente come i russi si sentano vincitori e in una posizione di superiorità rispetto agli americani. Basta guardare le foto del capannello di persone creatosi nella enorme sala del palazzo reale di Ryad: al centro spiccavano i due russi, Sergey Lavrov e Yuri Ushakov che, di fronte a Marco Rubio, traspiravano senso di superiorità e tenevano ostentatamente le mani in tasca.
Certo, nell'analisi degli spazi, necessita pure sottolineare che con tutta probabilità esiste simbolicamente anche una prossemica geografica tra nazioni e capitali: le due delegazioni si sono incontrate a Ryad, fuori dall'ambito europeo, per decidere assetti ed equilibri che si verranno a creare in Europa.
Un messaggio clamoroso che chiarisce come il Vecchio Continente sia diventato (o forse è destinato a diventare) una zona, un territorio, sostanzialmente irrilevante e da considerarsi come una semi-colonia di second'ordine alla quale le grandi potenze non danno molta importanza.
Altro aspetto da considerare è quello della composizione delle due parti: entrambe hanno un esperto di economia tra le proprie fila. I russi contano su Kirill Dmitriev, economista e CEO del Fondo statale russo per gli investimenti diretti, una riserva sovrana alle dipendenze della nazione.
Gli americani, dal canto loro, hanno tra le proprie fila l'uomo d'affari Steve Witkoff. Segno che sia a Washington che a Mosca considerano rilevante il lato economico per raggiungere una pace sostenibile e duratura tra le due potenze.
Del resto non poteva essere diversamente con il terrificante passivo della posizione finanziaria netta statunitense di ben 23.600 miliardi di dollari.
Anche se va sottolineato, che portare in primo piano nelle delegazioni diplomatiche degli esperti di economia significa segnalare chiaramente come questo risvolto fondamentale sia uscito dal novero dei temi di cui bisogna tacere ufficialmente per entrare in quello di cui è necessario parlar chiaro.
Altro elemento primario è il rovesciamento della composizione dei tavoli diplomatici. Se in passato Washington prima si accordava con i suoi alleati e poi portava sul tavolo delle trattative quanto concordato precedentemente, ora, con l'amministrazione Trump tutto sembra essere stato stravolto:
‒ Washington tratta direttamente con le grandi potenze (in questo caso la Russia) senza interpellare precedentemente chicchessia, per poi chiamare i paesi ex alleati ad accettare senza fiatare quanto stabilito. Il concetto di Occidente Collettivo può essere considerato morto!
Venendo ai risultati concreti di questo vertice, diciamo che il primo passo essenziale è stato quello della completa restaurazione dei rapporti diplomatici tra le due potenze, con il coerente ritorno delle rispettive rappresentanze diplomatiche nelle ambasciate ai livelli precedenti.
Per ciò che riguarda la crisi ucraina si sono verificati i primi approcci oltremodo promettenti. Gli americani hanno proposto l'invio di forze di pace sulla linea del fronte, parlando in particolare di truppe brasiliane e cinesi.
Inoltre Washington ha proposto una moratoria sugli attacchi alle centrali elettriche e a tutte le infrastrutture energetiche. Da parte russa si è invece replicato che Mosca non intende accettare soldati di pace dei paesi europei perché considerati come appartenenti alla Nato sotto mentite spoglie.
Per quanto riguarda la sospensione dei bombardamenti sugli impianti per i servizi d'energia, i russi hanno puntualizzato come essi causano molto più male agli ucraini di quanto Kiev non riesca a farne loro, tuttavia in definitiva, sembra che se ne possa parlare a patto che qualcuno, per dirla con Lavrov: «dia una pacca sulla mano a Zelensky» il quale ha bombardato la stazione di pompaggio del petrolio kazako situata a Kuban nel Caucaso russo, paradossalmente danneggiando gli interessi occidentali più che quelli russi.
Ma è sul piano economico su vasta scala che pare si siano aperte ottime prospettive nei rapporti bilaterali tra Washington e Mosca con il Segretario di Stato americano Marco Rubio, che ha dichiarato:
«L'America deve sfruttare l'incredibile opportunità di collaborare con la Russia a livello geopolitico, su questioni d'interesse comune, e francamente anche nel contesto finanziario perché, si spera, potrebbero rivelarsi positive per il mondo, e migliorare le relazioni tra i due importanti paesi».
Concetti questi sostanzialmente confermati anche da Kirill Dmitriev che ha parlato apertamente di una possibile cooperazione russo-americana nel campo dell'energia per quanto riguarda i giacimenti sull'Artico.
Altro argomento basilare è stato quello della futura collocazione di Kiev in ambito internazionale. Per la delegazione russa, l'Ucraina non dovrà far parte della Nato ma se a Kiev lo vorranno essa potrà aderire all'Unione Europea. Apparentemente, è una proposta ragionevole questa, ma in realtà si tratta ‒ nella mia lettura – di una pillola avvelenata offerta ai paesi europei.
Ciò, perché l'Ucraina ormai è una nazione completamente distrutta che sarà popolata da gente anziana e da ex militari spesso invalidi e bisognosi di cure costose.
All'Europa in sostanza, con l'entrata dell'Ucraina nella UE toccheranno le enormi spese per la ricostruzione (Bloomberg le calcola in circa 500 miliardi di dollari in 10 anni) e per il welfare, mentre invece non otterranno in cambio nulla, visto che pure le risorse minerarie del paese verranno sostanzialmente consegnate agli americani.
Come si può comprendere, un onere piuttosto insostenibile per l'Europa che oltre alle spese di riedificazione del paese dovrà sobbarcarsi il costo dei futuri dazi commerciali che verranno imposti dall'amministrazione Trump, oltre all'aumento massiccio delle spese militari, visto che lo stesso presidente ha già dichiarato apertamente che gli USA non intendono più sostenere la difesa europea, sobbarcandosi la maggior parte delle spese.
Insomma si sta profilando, una vera e propria catastrofe economica per l'Europa. Peraltro, si tratta di una "batosta" ben meritata vista la folle politica deflazionistica, portata avanti per oltre 20 anni, che ha consentito alle merci europee (in particolare quelle tedesche) di aggredire i mercati mondiali sbaragliando i prodotti americani.
Una condotta questa che, come già avvertiva Keynes nei suoi diari, alla lunga porta ai conflitti armati ("La moneta internazionale", edito in Italia da Sellerio). Anche questa volta così è stato, e anche stavolta la Germania ha perso trascinando con sé tutta l'Europa nella sua disfatta.
A codesta storica catastrofe l'Europa risponde con fumosi vertici che, oltre a non prendere decisioni concrete, non regalano più nemmeno le solite e stantie photo-opportunity con sorriso smagliante dei leader europei. Questa volta c'è solo il conto da pagare, come attesta lo sguardo torvo della Meloni nella foto (qui sotto), ricordo dell'inutile vertice macroniano di Parigi.
Un'ultima considerazione: molti diranno che la sconfitta dell'Europa sarà frutto del "tradimento" dell'amministrazione Trump, che ha trattato direttamente con i russi scavalcando gli "alleati" europei.
In realtà gli americani, quando emerge il rischio di una sconfitta, agiscono quasi sempre così; anche nel 2021 decisero unilateralmente il ritiro dall'Afghanistan e al successivo vertice dei ministri della difesa Nato, alle obbiezioni di italiani e inglesi, risposero semplicemente «rimanete voi, se volete!», esattamente come ora, mica stanno obbligando gli europei alla pace con la Russia: il Segretario alla Difesa Pit Hegseth ha già chiarito che, se gli europei vogliono, possono mandare contingenti in Ucraina... ma senza copertura dell'articolo 5 della Nato.
Democratici o repubblicani poco cambia. Quando sono in ballo gli interessi vitali degli Stati Uniti, a Washington non ci pensano un secondo a scaricare gli "alleati" europei.»
Chiosa di Sebirblu
«Vuoi sapere cosa è successo a Ryad fra russi e americani, che accordi hanno fatto, che fine farà Zelensky. Allora vai sulla CNN e sul New York Times, leggi tutto ma ci capisci poco.
Le testate americane riportano tutto a spizzichi e bocconi, senza un senso compiuto. Allora vai sulle testate italiane, e dal Corriere alla Stampa a Repubblica ci capisci ancora meno.
Ti risputano semplicemente i bocconi già masticati dagli americani, senza aggiungere niente di nuovo. Poi ascolti Lavrov, e improvvisamente in 15 minuti di intervista capisci tutto.»
Concludo con un interessante video di Arnaldo Vitangeli sull'intera compagine che stiamo vivendo.
Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it
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