"Il sabba delle streghe" di Francisco Goya - (1746-1828) |
Sebirblu, 11 ottobre 2018
In prossimità della festa di
Halloween, che satanicamente è stata sovrapposta a quella di
Ognissanti, quale modo migliore ci
sarebbe stato per il "Falso Profeta" se non quello di
presentarsi ad inaugurare il Sinodo dei giovani con un pastorale
"cornuto"?
E siccome non tutta l'umanità, per
grazia di Dio dorme, ecco un'approfondita analisi sul significato
esoterico di tale ferula papale consegnata a Bergoglio proprio da due
partecipanti all'importante convegno internazionale. (Confrontare anche QUI e QUI, il linguaggio dei simboli sia naturali
che voluti).
Aperto il Sinodo sui giovani
all'insegna della blasfemia
portata in trionfo da "papa" Bergoglio.
Non ci sforziamo neanche un po' per
minimizzare le azioni, i gesti e le parole del signore argentino che
siede al posto del Papa; ma certo lui non perde occasione per
ribadire la sua manifesta volontà di voler distruggere la Chiesa...
Dio permettendo!
L'ultima mala impresa del tanghéro
vescovo di Roma la si è vista il 3 ottobre scorso, nel corso della
Messa celebrata sul sagrato di San Pietro per l'apertura del XV
Sinodo dei Vescovi sul tema "I giovani, la Fede e il
discernimento vocazionale".
Bergoglio si è presentato alla Messa
brandendo un "pastorale", un vincastro del tutto inedito
composto da un'asta in legno sormontata da una forcella; che ricorda
il bastone in salice da vimini che in genere usano i pastori per
stimolare o indirizzare le pecore e per bastonare i cani randagi e i
lupi che si avvicinano al gregge.
Fin qui niente di strano, salvo il
fatto che Bergoglio non è un pastore che porta le sue pecore al
pascolo o le guida per la transumanza. Il "papa", anche se lui si
rifiuta di esercitarla, ha la funzione di guidare in terra le pecore
di Gesù Cristo, per conto di Gesù Cristo e in nome di Gesù
Cristo... qualcosa di chiaramente diverso dalla funzione del pastore
che conduce il gregge di pecore.
La cosa che invece suscita curiosità
e, dopo attenta riflessione, indignazione, è la forma di questo
vincastro.
In genere, il bastone del pecoraio è
un'asta che in cima finisce con una mezza voluta, utile per
agganciare qualcosa che sta in alto o per tirare per i piedi le
pecore riottose o i cani randagi insistenti o i lupi aggressivi,
utile anche per appendervi una "sporta" con le vettovaglie.
Tenendo conto dell'accostamento che
Gesù Cristo stesso fa (cfr. Gv. 10, 1-16) tra il pastore di pecore e
il pastore di anime, tale bastone è diventato il pastorale dei
vescovi cattolici, dove è presente il ricciolo che lo sormonta
ancora oggi, e quasi sempre su quello dei papi sostituito talvolta da
una croce.
Sia il ricciolo, a volte arricchito con
scene del Vangelo, sia la croce indicano la funzione spirituale del
pastore cattolico che guida le anime dalla terra – l'asta – al
Cielo – il ricciolo ‒ o a Gesù Cristo – la Croce.
Bastone del pastore di pecore |
Bastone del pastore di Anime (che è caduto dalle mani di Bergoglio spezzandosi; ved. QUI) |
Ebbene, di tutto questo non v'è
traccia in questo vincastro brandito da Bergoglio il 3 ottobre, anzi,
una traccia c'è ma invertita... lo vedremo tra poco.
La prima cosa che salta all'occhio è
la sostituzione del ricciolo o della croce con una forca... e subito
viene in mente che mentre i due primi simboli indicavano l'unità –
del Cielo o di Cristo – questa forca indica chiaramente la
divisione, e proprio sul punto del vincastro che dovrebbe portare il
segno della funzione della Chiesa in terra: raccogliere ciò che è
sparso e ricondurlo all'unità di Gesù Cristo, che è Dio.
Ma se si guarda attentamente il culmine
di questo vincastro, ecco che esplodono l'inversione dei simboli, la
blasfemia e la satanicità espresse da questo vincastro bergogliano.
Sulla parte più alta del bastone, alla base della
forca, si nota una figura umana, presumibilmente scolpita.
Non è difficile considerare che debba
trattarsi di un richiamo a Gesù Cristo posto in cima alla croce. Ma,
come si vede, della croce non v'è traccia e quindi ciò che rimane,
in superba evidenza, è questa debole immagine di Gesù Cristo
sormontata dalla forca; il che equivale inevitabilmente – e c'è da
pensare volutamente – a Gesù Cristo portatore di divisione – la
forca – e, ancor peggio, a Gesù Cristo sormontato da due corna.
L'inversione dei simboli è chiara e
inequivocabile, come è manifesta la blasfemia, dal momento che
questo culmine del "pastorale" di Bergoglio non rappresenta
altro che il demonio… cornuto e portatore di divisione.
Uno scandalo, si dirà, se non fosse
che il "papa" non è nuovo a scandali del genere, al punto che sono
diventati la cifra del suo abusivo pontificato. Questa volta egli ha
voluto essere più esplicito e, in occasione del Sinodo per i
giovani, ha voluto mostrare a questi e a tutti i fedeli – urbi et
orbi – di che pasta è fatturato.
Una pasta preternaturale, di fattura
diabolica, approntata appositamente per provare a condurre la Chiesa
di Cristo alla distruzione... Dio permettendo.
Ci siamo chiesti: ma chi è che ha
anche solo immaginato una diavoleria del genere?
Evidentemente non lo sappiamo, almeno
per ora, ma sappiamo che tale inedito attrezzo è stato offerto in
dono a Bergoglio, l'11 agosto scorso, dai giovani radunati dalla CEI
al Circo Massimo in preparazione del Sinodo di ottobre, e in quella
occasione la ragazza che ha offerto il dono avrebbe detto al "papa"
– come riportano i giornali cattolici – "Come sarebbe bello
se questo bastone pastorale l'accompagnasse durante il Sinodo dei
Giovani!"
Quindi, non potendosi pensare che gli
ideatori e gli artefici del bastone con la forca siano stati i
giovani, si è obbligati a ritenere che il tutto sia sorto in seno
alla CEI e in particolare tra i preti che dirigono il "Servizio
Nazionale per la Pastorale Giovanile", organizzatore
dell'evento.
Ora, ben sapendo che la cosa non poteva
essere presentata a Bergoglio come una sorpresa, è chiaro che il
tutto dev'essersi svolto col suo consenso, tale che in realtà la
responsabilità ricade interamente su di lui.
Non a caso vediamo Bergoglio che si
reca tranquillamente a celebrare la Messa brandendo il vincastro
demoniaco: che Messa avrà celebrato? E non a caso vediamo Bergoglio
brandire imperterrito e gongolante l'attrezzo stregonesco in quello
stesso luogo in cui venne martirizzato il primo Papa, San Pietro.
Ma continuiamo a parlare di "demoniaco"
e di "stregonesco", perché? Perché sono fin troppi gli elementi
che obbligano a parlare in questo modo, vediamoli.
Come premessa consideriamo che
Bergoglio ha dimostrato di avere una particolare predilezione per il
pastorale in legno: in questi cinque anni l'ha usato 14 volte su 20,
e con questa si arriva a 15 su 21.
E questo pastorale somiglia tragicamente alla croce caduta a Cevo (ved.QUI). |
La giustificazione apparente sarebbe la
ricerca della semplicità e della povertà, ma in realtà Bergoglio
si rifiuta di considerare i simboli pontificali come espressione
della magnificenza morale e spirituale della sua funzione, che è
riconducibile a Dio.
Questo supposto "papa" non
perde occasione per sminuire la figura e l'importanza del Papato,
tranne esercitare una sorta di dispotismo in forza della sua
posizione di potere come uomo.
Il Papato va ridimensionato – ha già
detto espressamente Bergoglio - e la dottrina della Chiesa va cambiata – ha dimostrato a più riprese nei suoi interventi – e
la sua sacralità soprannaturale va ridotta a mera ordinarietà
naturale – come dimostrano appunto i suoi pastorali preferiti.
È la stessa concezione che lo ha
portato a rigettare l'anello pontificale e la croce pettorale in oro,
per sostituirli da subito con un anello e una croce in ferro.
Semplicità? In verità, nell'uso del
ferro al posto dell'oro vi è molto di più della pretesa semplicità,
vi è uno scadimento dal superiore all'inferiore… dal celeste
all'infero, come vedremo di seguito.
In cima alla forca si vede un chiodo di
ferro, appunto, che passa da un ramo della forca all'altro. Che vorrà
significare?
Il primo richiamo che viene in mente è
quello dei chiodi con cui Gesù Cristo venne inchiodato sulla croce. Quei chiodi, oltre a ferire gravemente Nostro Signore, fecero della
croce e di Gesù Cristo una cosa sola, e così l'ha sempre
raffigurato l'iconografia cristiana.
Ma i chiodi della crocifissione sono
tre, non a caso, e simboleggiano la SS. Trinità. Non solo, ma i tre
chiodi trovano la loro sublimazione e il loro coronamento simbolico
nella testa di Gesù Cristo, ricordando così la riconduzione
all'unità di ciò che è sparso.
I tre chiodi corrispondono ai tre
bracci della croce: i due orizzontali e il verticale inferiore,
completati e ricapitolati dal braccio verticale superiore ove si
trova la testa di Gesù Cristo. Il tutto richiamato magistralmente
dallo stesso San Paolo:
«Che
il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e
fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i
santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità,
e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché
siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.» (Efesini 3, 17-19).
Dove l'ampiezza e la lunghezza si
riferiscono ai due bracci orizzontali della Croce, la profondità al
braccio verticale inferiore e l'altezza al braccio verticale
superiore... mentre il cuore di Gesù Cristo è posto al centro della
croce a ricordare "l'amore di Cristo che sorpassa ogni
conoscenza".
Ebbene, in questo vincastro di
Bergoglio non v'è traccia di tutto questo, si evidenzia solo un
chiodo che trafigge e insieme unisce i due rami della forca, non più
a rappresentare l'unità della croce, ma a raffigurare i due bracci
che, già di per sé non riconducibili all'unità, sono dominati dal
chiodo di ferro.
E tale chiodo di ferro, come ferì e
trafisse le carni di Gesù Cristo, così trafigge ogni e qualsivoglia
parte volesse anche solo tendere all'unità... infatti il chiodo, che
apparentemente sembrerebbe unire, in realtà tiene forzatamente divisi
i due rami della forca.
Il simbolo è quindi chiaramente
divisivo, chiaramente diabolico, chiaramente espressivo del dominio
di Satana su questo mondo... e tale simbolo è portato bellamente in mostra dal "papa" fino alla celebrazione della Messa.
Ma c'è di più. Questa forca, così
inusuale e impropria per il culmine del pastorale pontificio (ma
anche di quello dei semplici pastori), è invece usuale e propria del
mondo variegato e variamente articolato dei culti inferi: dalla
stregoneria al satanismo.
Qui la forca, quale simbolo divisivo, è
espressione del demonio, portato così in mostra e utilizzato per
indicare il dominio di Satana e la sottomissione degli adepti al
Principe delle Tenebre.
Streghe che impugnano la forca, con al centro la stessa quale simbolo del demonio |
Altarino satanico che oltre a raccogliere oggetti rituali dei culti pagani orientali, contiene in basso l'emblema luciferino, con a sinistra le scope delle streghe e a destra la forca. |
La natura di questa simbologia è
confermata dalla contestuale presenza del chiodo di ferro che, oltre
a quello che abbiamo detto prima, nei rituali satanici simboleggia il
culto fallico e il coito, espresso qui dalla penetrazione del chiodo
da un ramo all'altro della forca.
Qualcuno potrebbe pensare che noi
forziamo la mano, e forse è anche possibile, ma è un fatto che tale
simbologia sia ben nota ed usata negli ambienti occultistici; e come se
non bastasse, siamo rimasti colpiti da un altro particolare in
qualche modo concordante che si riscontra nella foto che mostra la
ragazza che consegna questo pseudo-pastorale a Bergoglio.
L'inquadratura della fotografia sembra
proprio che voglia mettere in risalto tale particolare.
La ragazza porta al polso sinistro un
filo rosso intrecciato e annodato che termina con un'appendice; ed è
proprio con la sinistra che offre a Bergoglio il bastone con la
forca.
Di che si tratta?
Ci asteniamo volutamente, a giusta
ragione, dal proporre ipotesi che possono derivare dall'accostamento
tra questo filo rosso e quello che si ritrova al polso di certe
streghe adoratrici del demonio, ma indubbiamente tale ninnolo, col
suo colore, non è qualcosa di semplicemente ornamentale e di
innocuo, bensì è un oggetto scaramantico che in questo mondo
moderno dimentico di Dio è ormai diffuso ovunque, una sorta di
"foramalocchio" al pari del vecchio cornetto rosso.
Non v'è dubbio, comunque, che non si
tratti di un oggetto cattolico, ma di roba da fattucchiere, ed è
sorprendente che sia stata scelta proprio quella ragazza per
consegnare il pastorale-forca a Bergoglio: e questi l'abbia accettato
da quella mano sinistra così ornata.
Decisamente anche questo ricorrere
della sinistra in concomitanza con queste cose sinistre non sembra
proprio casuale.
Che succede, dunque? Succede che ci
sono troppe coincidenze per poter evitare di pensare al peggio; e nel
dire questo ci viene in mente il passo della lettera di San Paolo
agli Efesini, cap. 5, vv. 5 e 7-12, in cui l'Apostolo delle Genti
ricorda che bisogna fuggire ogni tipo di rapporto con chi segue le
opere delle Tenebre:
«Perché,
sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro ‒ che è
roba da idolàtri ‒ avrà parte al regno di Cristo e di Dio... Non
abbiate quindi niente in comune con loro. Se un tempo eravate
tenebra, ora siete Luce nel Signore.
Comportatevi
perciò come i figli della Luce; il frutto della Luce consiste in
ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al
Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle Tenebre, ma
piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da
costoro in segreto è vergognoso perfino parlare.»
E Bergoglio? Due sono le opzioni: o è
completamente all'oscuro di tutto questo, dimostrando di essere in
balìa di quello che il diavolo gli impone; oppure ne è consapevole,
dimostrando di essere in qualche modo connivente con le mire del
maligno, al punto da utilizzarne i simboli e gli strumenti.
Con questo non ci permettiamo di
esprimere alcun convincimento in proposito, avanziamo soltanto delle
ipotesi verosimili e constatiamo che in entrambi i casi questo
argentino "venuto dalla fine del mondo" può essere solo
colpevole: nel primo caso per mancanza di discernimento, di prudenza
e di fede salda; nel secondo caso per inammissibile connivenza col
Principe delle Tenebre.
Per concludere, facciamo notare che
questa ferula blasfema, che raccoglie quattro simboli diabolici, può
solo rappresentare il "pastorale" del vicario del Principe
di questo Mondo, sconfitto una volta per tutte da Nostro Signore Gesù
Cristo, eppure irriducibile nel percorrere ancora il mondo in cerca
di anime da divorare.
Il dio Satana di cui Bergoglio,
consapevolmente o no, si è fatto profeta.
Giovanni Servodio.
Nota: Segue all'articolo la preghiera pubblicata ad hoc come richiesta di protezione a San Michele
Arcangelo, da leggersi al link di provenienza. Qualcuno, inoltre, ha raccolto e pubblicato la particolare propensione di Bergoglio per le corna, QUI.
Relazione, adattamento e cura di:
Sebirblu.blogspot.it
Fonte: unavox.it
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