Sebirblu, 11 novembre 2022
Questo articolo è dedicato in modo
speciale a tutti coloro che hanno condiviso la vita con il migliore
degli "amici"
che essere umano possa avere: un cane.
E visto che anch'io ne ho avuto uno,
posso comprendere la nostalgia e i dolci ricordi che affiorano alla
mente nel ripercorrere i momenti vissuti con lui; gli sguardi e le
tenerezze di cui ci ha fatto dono, tanto da rientrare a pieno titolo
nel novero dei nostri familiari.
Che questa lettura riaccenda in voi la
speranza di rincontrarlo un giorno... perché l'amore, quello vero,
non si esaurisce con il cessare della vita fisica ma prosegue
oltre... negli spazi infiniti.
L'uomo salvato dai fulmini
Frank Talbert, un agente immobiliare di
Denver, nel Colorado, era sempre felice quando poteva trascorrere
qualche giorno nella casetta di tre stanze che si era costruito sulle
Montagne Rocciose. Quella volta avrebbe dovuto restare lì per dieci
giorni, da solo, a lavorare nella sua proprietà.
La prima giornata era volata via
rapidissima, e Frank decise di andare a letto presto. Prima di
addormentarsi attizzò il fuoco che aveva acceso nel camino. Quella
sera, poi, faceva particolarmente fresco perché si era già ai primi
di ottobre e cominciava a piovere.
Così, si lasciò cullare dagli scrosci
di pioggia, senza badare troppo ai tuoni che scuotevano il suo
rifugio e ai lampi che rischiaravano il paesaggio. Non sapeva quanto
avesse dormito, quando fu svegliato da un rumore fastidioso: fuori
c'era un cane che abbaiava.
Egli si sedette sul letto, ascoltando
attentamente. Lo udì ancora, e questa volta in lontananza. Stava per
rimettersi a dormire quando i latrati sembrarono vicinissimi, proprio
davanti all'ingresso.
Talbert pensò che l'animale si
trovasse in difficoltà e che chiedesse aiuto, o molto semplicemente
un ricovero per la notte. Aprì la porta, ma riuscì a vedere ben
poco a causa della pioggia fittissima. Chiamò, ma non vi fu risposta
alcuna.
Stava per chiudere nuovamente la porta
quando un lampo gli fece intravedere il cane a circa cento metri da
lui. Lo chiamò, ma invece di appressarsi, quello se ne andò pian
piano, ululando pietosamente.
L'uomo arguì chiaramente che l'animale
desiderava che lo seguisse e si chiese se non potesse essere una
madre i cui cuccioli fossero esposti alla pioggia. Si infilò gli
stivali e indossò il parka (giaccone impermeabile, foderato di
pelliccia, con cappuccio; ndr), mentre il cane lo aspettava.
Frank riuscì ad avvicinarglisi fino a
pochi passi prima che questo si allontanasse, evidentemente aspettandosi di essere seguito. Lo
aveva intravisto abbastanza bene al lume della torcia per constatare
che si trattava di un Setter rosso, con petto e collo bianchi.
Talbert gli si era accodato solo per
pochi metri, quando all'improvviso ogni cosa intorno a lui rosseggiò
ed una tremenda esplosione, assordante, scosse l'aria. Un fulmine aveva
colpito il rifugio e la camera da letto si era incendiata.
Riuscì unicamente a salvare alcuni
averi ma fu un lavoro faticoso a causa della pioggia e dell'oscurità,
con la sola luce di qualche lampo occasionale. La maggior parte della
piccola dimora era stata distrutta e non poté far altro che
osservarne le fiamme dal suo camioncino.
Soltanto quando si preparò a partire
per recarsi nel luogo abitato più prossimo, Frank si ricordò del
cane. La pioggia era cessata, il cielo si era alquanto schiarito e la
luna illuminava parzialmente la scena.
Egli cercò il Setter, ma era
scomparso. E mentre lo cercava gli venne in mente che la folgore
aveva colpito la camera da letto provocando l'incendio del materasso
e delle coperte ed era questa la ragione per cui il fuoco era
divampato così prepotentemente.
Se il cane non lo avesse svegliato e
attirato fuori di casa, molto probabilmente sarebbe deceduto in quella
stanza.
Quando raccontò la storia al vicino,
l'uomo rimase perplesso: «Il
cane che tu descrivi sembra Sandy»,
disse, scuotendo lentamente la testa. «Era una femmina di Setter con
petto e collo bianchi...» «Si tratta certamente di lei... senza
alcun dubbio.»
Mio Dio, dov'è? Le debbo la vita!»,
esclamò il sopravvissuto. Il confinante non disse nulla per parecchi
minuti. Fissò Talbert e poi si lasciò cadere su una sedia. La sua
voce era un sussurro mentre diceva: «Non è possibile Frank... Sandy
è morta più di due mesi fa».
Ma allora, come poteva essere ancora
fisicamente viva tanto da allontanare Frank Talbert dal pericolo? No,
non ci si poteva sbagliare sul suo decesso; era stata sepolta nei
pressi dell'abitazione del padrone.
Avrebbe potuto trattarsi di un altro
Setter identico? Ciò era possibile, naturalmente, ma che abitasse
nella stessa zona e che avesse le medesime caratteristiche di Sandy
rendeva questa evenienza molto remota.
Ed anche la probabilità che si
trattasse di un cane appartenente ad una sua cucciolata era da
scartarsi perché Sandy era nata nel Texas ed era stata portata in
Colorado quando aveva otto anni. Non aveva mai dato alla luce dei
piccoli perché aveva subìto un'operazione atta ad impedirglielo.
Perciò, Talbert e noi non lo sapremo
mai. Ma egli si ricordò del suo salvatore per lungo tempo. Il vicino
gli diede una foto di Sandy. Frank la fece incorniciare e adesso la
tiene sulla scrivania, a casa.
La gratitudine di Jeff verso il suo
padrone.
Anche Robin Deland è certo di essere
vivo grazie al provvidenziale ritorno sulla terra del suo affezionato
amico a quattro zampe.
Stava guidando su una strada non
asfaltata, stretta e piena di curve. Aveva appena imboccato un ripido
pendio vicino alla cittadina di Gunnison quando, ad un tratto, scorse
un cane in mezzo alla via.
L'animale rimase fermo, costringendolo
a fermarsi a sua volta. Un istante più tardi, Robin restò raggelato
perché aveva riconosciuto in esso il suo Collie, Jeff, che era
deceduto sei mesi prima.
Egli sentiva di non sbagliare. Lo aveva
trovato su un'autostrada ferito a morte, portato in ospedale e curato
fino a quando non fu totalmente ristabilito; poi lo tenne con sé
dodici anni.
L'uomo, perciò, rimase così turbato e
sbalordito dalla presenza di Jeff da non ricordare di essere uscito
dall'auto. Rammenta però di essergli andato incontro e di aver
allungato la mano chiamandolo per nome.
Era in procinto di toccarlo... ma
l'animale improvvisamente si volse e muovendosi lentamente andò
verso l'apice della salita. Robin lo seguì, cercando ancora di
avvicinarglisi per accarezzarlo.
E con sua grande sorpresa, arrivando in
cima, si avvide che la strada terminava proprio in quel punto. Se
fosse arrivato fin lassù, Robin Deland sarebbe sicuramente piombato
nel vuoto con la sua auto.
Oggi, ripensando all'episodio, egli
resta sempre più nella convinzione che il suo amico Jeff sia tornato
dall'aldilà per salvargli la vita, riscattando il debito di
gratitudine verso di lui, che l'aveva raccolto sull'autostrada
strappandolo a morte sicura e tenuto così amorevolmente con sé.
Mac, il cane pompiere.
Vi furono parecchi testimoni agli
eventi che strapparono la famiglia Peters da una sicura trappola
mortale in una notte di dicembre di poco tempo fa.
Raymond e sua moglie Suzanne
rientrarono presto a casa, perché stanchissimi. Ma erano rimasti
svegli per l'intera nottata perché uno dei loro figli aveva male
allo stomaco. Anche nelle due notti precedenti avevano fatto le ore
piccole per calcolare le proprie imposte sul reddito.
Sognavano il letto e rammentano che
quando si coricarono erano già quasi addormentati. Ma era scritto
che pure in quella notte avrebbero dormito ancor meno.
Infatti, dopo circa quattro ore, i due
coniugi sentirono un cane abbaiare. Raymond, ancora assonnato,
ricorda di aver ordinato a Mac, il suo Scottie, di stare zitto mentre
la moglie esclamava:
«Cosa diavolo ha?». Ma il cane
insisteva. Raymond riferisce che non poté in alcun modo tornare a
dormire perché un attimo dopo aver chiuso gli occhi il suo Mac aveva
ripreso freneticamente ad abbaiare e proprio vicino al suo orecchio.
Allora si sedette sul letto ed esclamò:
«Dannazione, Mac... », pensando che
il cane avesse la necessità urgente di uscire. Ma poi percepì odor
di fumo...
Si svegliò completamente e saltò giù
dal letto. La camera era chiusa e quando l'aprì, il fumo aveva già
saturato il corridoio. Sentirono il calore dell'incendio sul
soffitto; l'estremità dell'anticamera era già in fiamme, ma non
aveva ancora raggiunto la stanza dove dormivano i bambini.
Allora li afferrarono mentre erano
ancora nel sonno e fuggirono fuori all'aperto; fecero appena in
tempo, perché alcuni minuti dopo la vecchia casa era avvolta dal
fuoco.
Il vicino aveva prontamente chiamato i
pompieri: anche lui era stato svegliato dai latrati del cane, perché
in un primo tempo non aveva visto né fiamme, né fumo, uscire
dall'abitazione.
L'animale abbaiava cosi forte,
dichiarò, che all'inizio gli venne il pensiero che fosse dentro casa
sua, ed è stato poi che, guardando fuori dalla finestra, aveva visto
bruciare tutto.
Quando arrivarono i vigili del fuoco,
l'edificio era quasi completamente distrutto ed essi cercarono,
nondimeno, di circoscrivere l'incendio. Raymond e Suzanne persero
ogni cosa, ma la loro famiglia si salvò.
Solo quando il confinante disse loro:
"Mio
Dio, non ce l'avreste mai fatta se non fosse stato per il vostro
cane. Non sapevo che ne aveste preso un altro dopo la scomparsa di
Mac... Dov'è, Ray? È
riuscito a scappare dalla casa?». I Peters si guardarono senza
parole per qualche minuto.
Raymond non era molto sicuro di cosa
avesse detto in quel momento, ma si ricordava di aver sentito il
cuore fermarsi e la testa girargli.
Udì Suzanne mormorare: «Raymond...
oh, Raymond», come se fosse sconvolta e lui stesso poi si era
ricordato di aver aggiunto: «È
stato Mac... conosco il suo modo di abbaiare...» E rispondendo
all'uomo precisò: «No, non abbiamo avuto più nessun altro cane».
Quindi, non c'era necessità di
cercarlo, perché se ne era andato tre mesi prima...
Relazione adattamento e cura di:
Brani scelti e tratti da:
"Anche
gli animali vanno in Paradiso, storie di cani e di gatti oltre la
vita" Ed. Mediterranee
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