Sebirblu, 22 maggio 2019
Grazie ad una traduzione trovata bell'e
pronta da Alice Censi, apro una parentesi sui miei abituali
contenuti a carattere spirituale perché la situazione su un'eventuale guerra tra gli USA e l'Iran si fa sempre più minacciosa, purtroppo.
Speriamo che gli eventi non precipitino
prima del termine ultimo (50 anni) che sarebbe stato dato a Chico
Xavier dal Cielo nel lontano 20 luglio 1969, come descritto QUI.
L'Iran ha concesso un lasso
di tempo di 60 giorni per avere una risposta dai cinque partner
rimasti: Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania ‒ perché
l'America si è ritirata dagli accordi del 2015 sul nucleare ‒
affinché soddisfino gli obblighi sottoscritti, specialmente in campo
petrolifero e bancario.
D'altronde, con la rielezione di
Benjamin Netanyahu e il duplice "dono" di Trump che ha
dichiarato Gerusalemme capitale e le alture del Golan "proprietà"
israeliana (come se appartenessero a lui) siamo davvero messi bene! (Cfr. QUI).
Sappiamo però che le "Scritture"
devono compiersi, affinché scompaia il vecchio paradigma basato
sulla corruzione, il sopruso e la violenza, per far posto finalmente
al "Nuovo".
Siamo davvero arcistufi di
provocazioni, "false-flag" (l'ultima denunciata proprio
oggi; ved. QUI) e guerre distruttive, accampando scuse e menzogne, le più disparate, per asservire i popoli e depredarli delle
loro ricchezze.
Qui, l'articolo in questione:
"Il presidente Donald Trump non ha
più carte da giocare contro l'Iran, né spazio per una trattativa.
Non può far altro che ricorrere a nuove sanzioni economiche e
aspettare la telefonata dall'Iran, telefonata improbabile data la
decisione di Teheran di rifiutare, per ora, qualsiasi negoziato.
Discussioni a livello umanitario e
anche uno scambio di prigionieri potrebbero verificarsi, ma non hanno
niente a che fare con l'accordo nucleare. Infatti questi scambi
possono avvenire tra forze nemiche e anche tra paesi che sono in
guerra tra loro.
Donald Trump è riuscito ad unificare
il fronte interno iraniano al punto che il presidente Rouhani non
chiama più gli Stati Uniti con il loro nome, ma, nelle sue recenti
dichiarazioni, li definisce "il nemico". Egli sottolinea
che "non c'è spazio per colloqui con il nemico ma solo per la
resistenza".
Le tensioni tuttavia non impediscono
che paesi come l'Oman, il Qatar, l'Iraq e la Svizzera cerchino di
allentarle e trasmettano messaggi molto chiari che gli Stati Uniti
non stanno progettando di dichiarare guerra all'Iran.
Ma lo stato iranico continua ad
insistere sul suo diritto di esportare due milioni di barili di
petrolio al giorno e annuncia un ritiro parziale dall'accordo sul
nucleare, a meno che l'Europa non colmi il vuoto creato dalle dure
sanzioni americane.
Sono due punti cruciali su cui Donald
Trump non può tirarsi indietro se vuole evitare di perdere, a
livello politico, nel suo paese, tutto quello che ha avuto negli
ultimi anni del suo mandato dai sostenitori di Israele.
Trump ha regalato delle proprietà che
non sono sue (Gerusalemme e il Golan) al primo ministro israeliano
Benjamin Netanyahu per conquistarsi i favori della potente lobby
israeliana negli Stati Uniti. (Ved. QUI, QUI, QUI, QUI e QUI; ndr).
Questa lobby è in grado di controllare
posizioni di potere all'interno dei principali mezzi di informazione
e dei social media, come di influenzare le decisioni importanti di
coloro che le prendono a Washington. Trump necessita dell'appoggio di
tale lobby per poter essere rieletto nel 2020.
Ecco l'incredibile numero di basi americane intorno all'Iran! |
L'Iran ha un ruolo importante nella
rielezione del Presidente americano nel 2020. In passato Teheran ha
contribuito alla non rielezione del presidente Jimmy Carter ‒ il
39° presidente degli Stati Uniti ‒ per via della crisi dovuta agli
ostaggi presso l'ambasciata in Iran e al loro fallimentare salvataggio
(il tutto aggravato dalle difficoltà economiche e dagli alti tassi
di interesse esistenti a quel tempo negli USA).
La politica di Trump di "ridurre a
zero le esportazioni di petrolio iraniano" sta fallendo (la Cina
e la Turchia si sono rifiutate di bloccare le loro importazioni dal
Paese del Pavone) così come non riuscirà ad impedire a tale Stato
di sviluppare le sue capacità nucleari allo scadere dei 60 giorni. (Cfr. QUI e QUI; ndr). Questi insuccessi saranno sicuramente usati dai nemici politici di
Donald Trump nella prossima campagna elettorale.
Dal 1979, anno della Rivoluzione,
l'Iran è cresciuto a pane e sanzioni. Ha quindi imparato ad
adattarsi alla recessione, a trovare alternative e ad aumentare la
propria autonomia economica anche se queste misure sono riuscite a
ritardare la sua crescita.
Dopo l'invasione israeliana del Libano
nel 1982, l'Iran ha investito nei suoi alleati libanesi, siriani,
iracheni, afgani e yemeniti. Oggi raccoglie i frutti di questo
sostegno militare e finanziario di lunga data.
Grazie ai suoi alleati è riuscito a impedire che Israele occupasse il Libano imponendo la pace alle
proprie condizioni; ha evitato la caduta del governo siriano; ha
creato delle solide relazioni con l'Iraq, sostenuto gli Houthi in
Yemen e rimesso in piedi l'alleanza con i Talebani.
In seguito agli attacchi ad al-Fujairah
e all'Aramco (ved. QUI), il messaggio dell'Iran a Trump è stato chiaro: in
qualunque guerra contro di esso, il fronte non sarà limitato alla
geografia iraniana ma, sotto la direzione dello Stato e dei suoi
alleati, si estenderà su un territorio molto più ampio coinvolgendo
il Libano, la Siria, l'Iraq, lo Yemen e l'Afghanistan.
Tali attacchi hanno avvantaggiato la nazione iranica e diminuito le possibilità che scoppi una guerra.
Ma il razzo lanciato nella Zona Verde di Baghdad (area in cui si
trovano le ambasciate e le istituzioni governative; ved. QUI), ad un miglio di
distanza dall'ambasciata americana, non è stato d'aiuto né
all'Iran, né tanto meno all'Iraq.
Iraq: zona delle ambasciate dopo il lancio del missile dall'Iran |
I gruppi vicini allo Stato iraniano ‒
Asaeb al-Haq, Hezbollah-Iraq, BADR ‒ hanno condannato l'azione
definendola "inopportuna, fatta al momento sbagliato, senza
scopo". Il lancio è avvenuto nel giorno in cui Stati Uniti e
Iran allentavano le tensioni ed esprimevano l'intenzione di evitare
un confronto militare. (Guarda "caso"!... Non rientra forse
questo in una volontà diabolica ben precisa?; ndr).
Tuttavia questo attacco ha dimostrato
che le forze statunitensi, che hanno investito 7.000 miliardi di
dollari in Iraq, si trovano in un luogo che potrebbe rivelarsi
molto ostile nel frangente dovuto (una guerra, oppure un messaggio
inviato dall'Iran).
Il Paese iranico, bravo a fare i conti
con le avversità economiche, oggi può scegliere di ritirarsi in
modo parziale dall'accordo sul nucleare se l'Europa non si attiene ai
suoi impegni riempiendo il vuoto creato dalle sanzioni americane.
Una cosa è certa: Trump, volente o
nolente sta facendo di tutto per aiutare l'Iran a ritirarsi
completamente dall'intesa del 2015 e a diventare una nazione che
dispone di armi atomiche.
Il presidente russo Vladimir Putin,
durante un incontro con il segretario di stato americano Mike Pompeo
a Sochi, avvertiva che "la Russia non è il Corpo dei Pompieri e
non può mettere in salvo tutto. L'Iran sta onorando tutti gli impegni. Gli americani si sono ritirati e l'accordo sta andando a rotoli.
L'Europa non può fare molto per salvare e compensare tale
nazione. Appena questa ne uscirà, il mondo si dimenticherà che
Trump ha spinto gli Stati Uniti a ritirarsi dall'accordo e darà
tutte le colpe all'Iran." ha detto Putin.
L'incontro a Sochi del 14 maggio 2019 |
Pompeo detta le sue 12 condizioni come
se l'Iran avesse perso una guerra. Gli USA devono sapere che il
governo iraniano non può fare compromessi, né trattare su queste
condizioni che mettono direttamente a rischio la sua sicurezza
nazionale.
Gli Stati Uniti sanno che l'Iran crede
nel suo diritto ad avere una tecnologia nucleare per scopi civili e
per la Ricerca. Sviluppare i suoi missili significa proteggersi dagli
attacchi esterni, ed appoggiare i suoi alleati in Medio Oriente è di
importanza vitale per la sua esistenza e difesa.
Così come la Nazione americana, anche
l'Iran e gli altri paesi medio-orientali hanno il diritto di
difendersi e avere alleati nella regione.
Le tensioni tra Stati Uniti ed Iran
stanno calando. Il prossimo "rendez vous" avrà luogo tra poco meno di 60 giorni, quando l'Europa annuncerà se sarà in grado di
offrire o no all'Iran quello di cui ha bisogno per evitare un
ritiro parziale o totale dall'accordo (JCPOA) così come la
prospettiva di una capacità militare nucleare.
Relazione di Sebirblu.blogspot.it
Fonte: ejmagnier.com
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