giovedì 23 maggio 2019

Guerra USA/IRAN? Tra 2 mesi SENTENZA UE... ed ET..




Sebirblu, 22 maggio 2019

Grazie ad una traduzione trovata bell'e pronta da Alice Censi, apro una parentesi sui miei abituali contenuti a carattere spirituale perché la situazione su un'eventuale guerra tra gli USA e l'Iran si fa sempre più minacciosa, purtroppo.

Speriamo che gli eventi non precipitino prima del termine ultimo (50 anni) che sarebbe stato dato a Chico Xavier dal Cielo nel lontano 20 luglio 1969, come descritto QUI.

L'Iran ha concesso un lasso di tempo di 60 giorni per avere una risposta dai cinque partner rimasti: Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania ‒ perché l'America si è ritirata dagli accordi del 2015 sul nucleare ‒ affinché soddisfino gli obblighi sottoscritti, specialmente in campo petrolifero e bancario.

D'altronde, con la rielezione di Benjamin Netanyahu e il duplice "dono" di Trump che ha dichiarato Gerusalemme capitale e le alture del Golan "proprietà" israeliana (come se appartenessero a lui) siamo davvero messi bene! (Cfr. QUI).

Sappiamo però che le "Scritture" devono compiersi, affinché scompaia il vecchio paradigma basato sulla corruzione, il sopruso e la violenza, per far posto finalmente al "Nuovo".

Siamo davvero arcistufi di provocazioni, "false-flag" (l'ultima denunciata proprio oggi; ved. QUI) e guerre distruttive, accampando scuse e menzogne, le più disparate, per asservire i popoli e depredarli delle loro ricchezze.




Qui, l'articolo in questione:

"Il presidente Donald Trump non ha più carte da giocare contro l'Iran, né spazio per una trattativa. Non può far altro che ricorrere a nuove sanzioni economiche e aspettare la telefonata dall'Iran, telefonata improbabile data la decisione di Teheran di rifiutare, per ora, qualsiasi negoziato.

Discussioni a livello umanitario e anche uno scambio di prigionieri potrebbero verificarsi, ma non hanno niente a che fare con l'accordo nucleare. Infatti questi scambi possono avvenire tra forze nemiche e anche tra paesi che sono in guerra tra loro.

Donald Trump è riuscito ad unificare il fronte interno iraniano al punto che il presidente Rouhani non chiama più gli Stati Uniti con il loro nome, ma, nelle sue recenti dichiarazioni, li definisce "il nemico". Egli sottolinea che "non c'è spazio per colloqui con il nemico ma solo per la resistenza".

Le tensioni tuttavia non impediscono che paesi come l'Oman, il Qatar, l'Iraq e la Svizzera cerchino di allentarle e trasmettano messaggi molto chiari che gli Stati Uniti non stanno progettando di dichiarare guerra all'Iran.

Ma lo stato iranico continua ad insistere sul suo diritto di esportare due milioni di barili di petrolio al giorno e annuncia un ritiro parziale dall'accordo sul nucleare, a meno che l'Europa non colmi il vuoto creato dalle dure sanzioni americane.

Sono due punti cruciali su cui Donald Trump non può tirarsi indietro se vuole evitare di perdere, a livello politico, nel suo paese, tutto quello che ha avuto negli ultimi anni del suo mandato dai sostenitori di Israele.

Trump ha regalato delle proprietà che non sono sue (Gerusalemme e il Golan) al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per conquistarsi i favori della potente lobby israeliana negli Stati Uniti. (Ved. QUI, QUI, QUIQUI QUI; ndr).

Questa lobby è in grado di controllare posizioni di potere all'interno dei principali mezzi di informazione e dei social media, come di influenzare le decisioni importanti di coloro che le prendono a Washington. Trump necessita dell'appoggio di tale lobby per poter essere rieletto nel 2020.


Ecco l'incredibile numero di basi americane intorno all'Iran!

L'Iran  ha un ruolo importante  nella rielezione del Presidente americano  nel 2020. In  passato Teheran ha contribuito alla non rielezione  del presidente  Jimmy Carter ‒ il 39° presidente degli Stati Uniti ‒ per via della crisi dovuta agli ostaggi presso l'ambasciata in Iran e al loro fallimentare salvataggio (il tutto aggravato dalle difficoltà  economiche e dagli alti tassi di interesse  esistenti a quel tempo  negli USA).

La politica di Trump di "ridurre a zero le esportazioni di petrolio iraniano" sta fallendo (la Cina e la Turchia si sono rifiutate di bloccare le loro importazioni dal Paese del Pavone) così come non riuscirà ad impedire a tale Stato di sviluppare le sue capacità nucleari allo scadere dei 60 giorni. (Cfr. QUI e QUI; ndr). Questi insuccessi saranno sicuramente usati dai nemici politici di Donald Trump nella prossima campagna elettorale.

Dal 1979, anno della Rivoluzione, l'Iran è cresciuto a pane e sanzioni. Ha quindi imparato ad adattarsi alla recessione, a trovare alternative e ad aumentare la propria autonomia economica anche se queste misure sono riuscite a ritardare la sua crescita.

Dopo l'invasione israeliana del Libano nel 1982, l'Iran ha investito nei suoi alleati libanesi, siriani, iracheni, afgani e yemeniti. Oggi raccoglie i frutti di questo sostegno militare e finanziario di lunga data.

Grazie ai suoi alleati è riuscito a impedire che Israele occupasse il Libano imponendo la pace alle proprie condizioni; ha evitato la caduta del governo siriano; ha creato delle solide relazioni con l'Iraq, sostenuto gli Houthi in Yemen e rimesso in piedi l'alleanza con i Talebani.

In seguito agli attacchi ad al-Fujairah e all'Aramco (ved. QUI), il messaggio dell'Iran a Trump è stato chiaro: in qualunque guerra contro di esso, il fronte non sarà limitato alla geografia iraniana ma, sotto la direzione dello Stato e dei suoi alleati, si estenderà su un territorio molto più ampio coinvolgendo il Libano, la Siria, l'Iraq, lo Yemen e l'Afghanistan.

Tali attacchi hanno avvantaggiato la nazione iranica e diminuito le possibilità che scoppi una guerra. Ma il razzo lanciato nella Zona Verde di Baghdad (area in cui si trovano le ambasciate e le istituzioni governative; ved. QUI), ad un miglio di distanza dall'ambasciata americana, non è stato d'aiuto né all'Iran, né tanto meno all'Iraq.


Iraq: zona delle ambasciate dopo il lancio del missile dall'Iran

I gruppi vicini allo Stato iraniano ‒ Asaeb al-Haq, Hezbollah-Iraq, BADR ‒ hanno condannato l'azione definendola "inopportuna, fatta al momento sbagliato, senza scopo". Il lancio è avvenuto nel giorno in cui Stati Uniti e Iran allentavano le tensioni ed esprimevano l'intenzione di evitare un confronto militare. (Guarda "caso"!... Non rientra forse questo in una volontà diabolica ben precisa?; ndr).

Tuttavia questo attacco ha dimostrato che le forze statunitensi, che hanno investito 7.000 miliardi di dollari in Iraq, si trovano in un luogo che potrebbe rivelarsi molto ostile nel frangente dovuto (una guerra, oppure un messaggio inviato dall'Iran).

Il Paese iranico, bravo a fare i conti con le avversità economiche, oggi può scegliere di ritirarsi in modo parziale dall'accordo sul nucleare se l'Europa non si attiene ai suoi impegni riempiendo il vuoto creato dalle sanzioni americane.

Una cosa è certa: Trump, volente o nolente sta facendo di tutto per aiutare l'Iran a ritirarsi completamente dall'intesa del 2015 e a diventare una nazione che dispone di armi atomiche.

Il presidente russo Vladimir Putin, durante un incontro con il segretario di stato americano Mike Pompeo a Sochi, avvertiva che "la Russia non è il Corpo dei Pompieri e non può mettere in salvo tutto. L'Iran sta onorando tutti gli impegni. Gli americani si sono ritirati e l'accordo sta andando a rotoli.

L'Europa non può fare molto per salvare e compensare tale nazione. Appena questa ne uscirà, il mondo si dimenticherà che Trump ha spinto gli Stati Uniti a ritirarsi dall'accordo e darà tutte le colpe all'Iran." ha detto Putin.


L'incontro a Sochi del 14 maggio 2019

Pompeo detta le sue 12 condizioni come se l'Iran avesse perso una guerra. Gli USA devono sapere che il governo iraniano non può fare compromessi, né trattare su queste condizioni che mettono direttamente a rischio la sua sicurezza nazionale.

Gli Stati Uniti sanno che l'Iran crede nel suo diritto ad avere una tecnologia nucleare per scopi civili e per la Ricerca. Sviluppare i suoi missili significa proteggersi dagli attacchi esterni, ed appoggiare i suoi alleati in Medio Oriente è di importanza vitale per la sua esistenza e difesa.

Così come la Nazione americana, anche l'Iran e gli altri paesi medio-orientali hanno il diritto di difendersi e avere alleati nella regione.

Le tensioni tra Stati Uniti ed Iran stanno calando. Il prossimo "rendez vous" avrà luogo tra poco meno di 60 giorni, quando l'Europa annuncerà se sarà in grado di offrire o no all'Iran quello di cui ha bisogno per evitare un ritiro parziale o totale dall'accordo (JCPOA) così come la prospettiva di una capacità militare nucleare.

Relazione di Sebirblu.blogspot.it

Fonte: ejmagnier.com

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