lunedì 23 ottobre 2023

Eugenio Zolli, il rabbino che VIDE il Cristo...


Danny Hahlbohm 

Sebirblu, 22 ottobre 2023

A distanza di quattro anni e tre mesi ripropongo questo interessante articolo in un momento davvero drammatico per il conflitto israelo-palestinese che, stranamente, avevo "profetizzato" nella chiosa finale.

Eccolo:

In questo tempo oscuro, dove l'apostasia dell'Occidente dilaga come una metastasi distruggendo qualsiasi anelito al Divino, emerge con tutta la sua forza la vicenda di un notissimo personaggio ebreo dello scorso secolo che vide il Cristo...


Israel Anton Zoller (1881-1956) - ved. QUI

La storia di Eugenio Pio Zolli, nato Israel Anton Zoller, uno dei più importanti leader dell'ebraismo europeo del primo Novecento, convertitosi al cattolicesimo in seguito ad un'apparizione di Gesù e dopo i drammi dell'Olocausto.




"Il rabbino che si arrese a Cristo" è il titolo della traduzione italiana di un libro scritto da Judith Cabaud ‒ un'autrice ebrea convertitasi al cattolicesimo negli anni '60 ‒ sulla vita dell'ex rabbino-capo di Roma e sugli eventi che lo portarono a "spalancare le porte a Cristo". Ella, pur non scrittrice  professionista, coglie pienamente il profondo significato della conversione di uno dei massimi esponenti dell'ebraismo europeo.

Il Novecento è stato uno dei periodi più importanti per la storia del cattolicesimo, caratterizzato dall'alternanza di fenomeni paranormali inspiegabili all'uomo comune e carichi di significati profetici e messianici (come ad esempio le apparizioni mariane a Fatima nel 1917), di persecuzioni gravissime sfociate in veri e propri tentativi di genocidio e scristianizzazione, come la tragica questione cristera in Messico nel post-rivoluzione, la caduta dell'Europa centro-orientale, cuore della cristianità ortodossa, sotto il dominio ateistico dell'Unione Sovietica, e l’elezione di Karol Józef Wojtyła al soglio pontificio, il primo papa non italiano 455 anni dopo Adriano VI.

La Chiesa cattolica non è mai stata vicina all'annichilimento come nel corso del '900: fra persecuzioni, genocidi e processi di ateizzazione forzata; eppure è sopravvissuta, riuscendo a ritrovare una forza mobilitante capace di abbattere regimi autoritari e dittatoriali in America Latina, Europa ed Asia nell'epoca della geopolitica della fede, e spingendo milioni di persone in tutto il mondo a porsi la domanda che Gesù (secondo i cristiani Messia e Figlio di Dio venuto a riscattare l'umanità dal peccato e gli ebrei dall'ipocrisia farisaica) pose a Pilato: "quid est veritas?" (che cos'è la verità? Gv. 18-38; ndr).

La ricerca della Verità sulle origini del mondo e dell'uomo, dell'esistenza di un fato e di un Essere superiore, Creatore di ogni cosa conosciuta e sconosciuta dell'Universo, dove può essere trovata e magari compresa?

Sempre più persone trovano la risposta a questo dilemma millenario nell'Islam, la prima religione del mondo da alcuni anni, e in fortissima crescita in ogni continente; la civiltà indiana ha invece rinvenuto la risposta nei testi sacri dell'antichissima tradizione induista e, un tempo, la civiltà occidentale sapeva con certezza che tale risposta era racchiusa negli insegnamenti di Gesù riportati nel Nuovo Testamento.




Ed è proprio nel cristianesimo, più in particolare nel cattolicesimo, che nel '900 moltissimi pensatori, statisti, intellettuali e grandi uomini trovarono la risposta al quesito: 

Werner von Braun, creatore dei missili V2 ed in seguito capostipite del programma spaziale statunitense, Gilbert Keith Chesterton, celebre scrittore inglese, Alexis Carrel, premio Nobel per la medicina nel 1912 (ved. QUI; ndr), Giovanni Papini, scrittore anticlericale e anticattolico, e Israel Anton Zoller, rabbino-capo di Roma durante la seconda guerra mondiale.

La storia di Israel Zoller è stata condannata alla "damnatio memoriae" e all'oblio ma rappresenta uno dei capitoli più importanti della storia del dialogo ebraico-cattolico. Zoller nacque nel 1881 in Galizia da una facoltosa famiglia di ebrei polacchi.

L'antigiudaismo strisciante nella Russia imperiale e il grande collasso dell'impero austroungarico lo spinsero in Italia nel primo dopoguerra, più precisamente a Trieste, dove diventò rabbino-capo nel 1920, a due soli anni dal suo arrivo, favorito da una profonda erudizione nell'ebraismo e dalle doti carismatiche.

Nel 1925 si recò in Egitto e Palestina per ragioni di studio. Durante la permanenza in Palestina, all'epoca coinvolta in un importante processo di rinascita dell'ebraismo, ebbe il privilegio di studiare i testi ebraici sotto l'egida di Abraham Isaac Kook, l'allora rabbino capo di Gerusalemme ed uno dei più prominenti cabalisti di sempre.

L'amicizia con Kook, uno dei più importanti sostenitori del progetto sionista, irrigidì le posizioni di Zoller riguardo al dialogo inter-religioso e il trattamento degli ebrei secolarizzati. Scrisse diverse lettere aperte all'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, ammonendo circa lo smarrimento degli ebrei italiani, largamente assimilati e secolarizzati, spingendo per una maggiore vigilanza e un maggiore attivismo nel farli ritornare alla religione dei padri.

Durante gli anni a Trieste svolse un ruolo importante nell'accoglienza degli ebrei in fuga dal resto d'Europa e diretti in Palestina; circa 160mila ebrei transitarono per il porto di Trieste fra il 1920 ed il 1930.

L'affermazione del fascismo sconvolse drammaticamente la sua esistenza: dapprima costretto a cambiare nome in Italo Zolli per via dell'italianizzazione forzata attuata dal regime, in seguito licenziato dall'università di Padova, dove insegnava lingua e letteratura ebraica dagli anni '20, per via delle leggi razziali fasciste.


Testata del Corriere del 1938 sulla prima legge razziale fascista: ved. QUI

Si prospettavano tempi duri per gli ebrei d'Europa, la guerra era alle porte, insieme all'Olocausto, e Zolli trovò proprio nella comunità ebraica italiana un rifugio sicuro e l'opportunità di continuare a guadagnarsi da vivere, nel 1940 fu infatti nominato rabbino-capo di Roma.

Durante l'occupazione nazista, Zolli diventò un punto di riferimento per tutti gli ebrei italiani, non solo a livello spirituale, ma anche materiale, occupandosi di raccogliere viveri e denaro per i più bisognosi, per coloro che avessero perduto ogni bene per via delle confische, e di nascondere e aiutare a scappare altrove i fuggitivi. È proprio in questo periodo che l'esistenza di Zolli cambierà per sempre.

Il 27 settembre 1943 il colonnello delle SS Herbert Kappler ordinò ai vertici rabbinici romani di barattare 50 chilogrammi d'oro per la salvezza degli ebrei capitolini. A Zolli fu data soltanto una giornata per recuperare quanto richiesto, pena l'immediata deportazione nei campi di concentramento tedeschi dei suoi correligionari.

Le difficoltà di Zolli nel reperire tutto l'oro richiesto lo spinsero a contattare Pio XII, l'allora pontefice, uno statista legato alla comunità ebraica da un rapporto di amore-odio per via di questioni teologiche, dipinto come collaboratore della Germania nazista e sostenitore delle ideologie fasciste.

Pio XII autorizzò la destinazione di 15 chilogrammi d'oro (20 secondo altre fonti) nell'aspettativa  di  fermare  il  proposito  del  rastrellamento  del  ghetto  di  Roma  da parte nazista, che sarebbe avvenuto ugualmente a meno di un mese di distanza, il 16 ottobre, nonostante le forti proteste vaticane.

L'incontro con il pontefice e la grande disponibilità mostrata dalla Santa Sede e dalla comunità cattolica nell'aiutare gli ebrei nei giorni del rastrellamento spinsero Zolli a ringraziare pubblicamente Pio XII durante la riapertura del Tempio Maggiore di Roma e a mutare in maniera inspiegabile ed improvvisa il suo atteggiamento nei confronti dei suoi correligionari.

I leader rabbinici tentarono di riavvicinare Zolli, proponendogli la carica di direttore del Collegio Rabbinico, ma senza successo.

Il 23 settembre 1945, nella basilica di santa Maria degli Angeli e dei Martiri, Israel Anton Zoller rinacque a nuova vita, ricevendo il Battesimo cattolico ed assumendo i nomi di "Eugenio Pio", in onore di colui che si prodigò per salvare le vite di coloro che prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale lo accusarono di anti-giudaismo e di collaborazionismo.


Cappella di M. Maddalena e Battistero dove fu battezzato Zoller

La conversione di una delle più importanti figure dell'ebraismo europeo novecentesco al cattolicesimo gettò la comunità ebraica mondiale inizialmente nello sconforto, e in seguito nella pura rabbia.

Dagli Stati Uniti d'America giunsero numerose offerte di denaro in cambio di un ritorno all'ebraismo, le riviste della comunità ebraica italiana uscirono listate a lutto, e la famiglia di Zolli dovette trasferirsi per via delle minacce di morte, trovando ospitalità in un primo tempo in un convento romano.

All'ex rabbino furono affidate cattedre d'insegnamento all'università La Sapienza e al Pontificio Istituto Biblico, ed iniziò a dedicarsi alla scrittura di opere religiose inerenti a Gesù, all'ebraismo e al dialogo ebraico-cattolico, nonché autobiografiche, tenendo seminari in tutto il mondo aperti soprattutto ai suoi ex correligionari.

L'obiettivo esistenziale di Zolli diventò la salvezza del popolo eletto, ossia di coloro che si ritenevano già salvati. Sebbene accusato dagli ebrei di tutto il mondo di essere un apostata opportunista convertitosi semplicemente per ricambiare l'aiuto del papa e dei cattolici durante l'occupazione nazista, Zolli e la sua famiglia si trasformarono in cattolici zelanti.

I libri, gli insegnamenti e le riflessioni dell'ex rabbino su Gesù e sulla rilettura in ottica cristiana dei testi sacri giudaici ed in particolare delle profezie di Isaia, diedero luogo ad una piccola ondata di conversioni dall'ebraismo al cattolicesimo.

Ma che cosa spinse Zolli ad abbandonare di punto in bianco le proprie convinzioni? Nel settembre del 1944, durante la celebrazione dello Yom Kippur, il giorno della espiazione del popolo ebraico, gli sarebbe apparso Gesù in una visione lucida e ad occhi aperti, dicendogli che quella sarebbe stata la sua ultima volta al Tempio Maggiore.

Ritornato a casa,  quella stessa sera,  mantenendo il più stretto riserbo  sull'accaduto, la moglie e la figlia gli raccontarono di avere avuto rispettivamente una visione ed un sogno relativi a Gesù.

Da quel giorno Zolli iniziò segretamente un percorso individuale di maturazione spirituale ed apertura della mente e dell’anima ad una Verità sino ad allora sempre rifiutata.




Di lì a breve avrebbe iniziato a scrivere "più con le lacrime che con l’inchiostro" una delle sue opere più importanti, Christus, poi pubblicata nel 1946 da "Anonima Veritas Editrice".

Sin da giovane appassionato di misticismo, perciò accanito lettore e studioso della Qabala e simpatizzante della corrente di rinnovamento spirituale ebraica hassidista, spiegò attraverso scritti e seminari di vedere nel cristianesimo il completamento evolutivo dell'ebraismo e nella figura di Gesù il compimento delle attese messianiche dei discendenti di Abramo.

Morì il 2 marzo 1956 all'età di 74 anni, lo stesso giorno dell'ottantesimo compleanno di Pio XII, forse una semplice coincidenza o un altro degli eventi enigmatici della sua vita.

Oggi di Zolli non si parla e neanche si scrive; il suo nome è stato censurato negli ambienti più ecumenici della Chiesa cattolica perché la sua conversione rappresenta una ferita ancora aperta per la comunità ebraica e quindi un ostacolo al dialogo inter-religioso, ma la storia della sua vita e le sue elucubrazioni teologiche continuano ad essere un passaggio obbligato per tutti quegli ebrei (e non soltanto) che ogni anno decidono di rinascere a nuova vita attraverso il Battesimo, vedendo in esso la risposta a quella domanda flagellante: "quid est veritas?".

Chiosa di Sebirblu

Non deve meravigliare che un rabbino, anche se umanamente molto conosciuto come il protagonista di questo articolo, abbia preso coscienza della Vera identità di "quel" Gesù il cui paese fu definito così, 2000 anni fa: "da Nazareth cosa può venire di buono?" (Gv. 1, 45-46).

Tutti gli ebrei infatti si convertiranno (ved. QUI e Rom. 11, 25-27), rendendosi conto finalmente che il "messia", da loro atteso in veste umana da "Conquistatore terreno", non sarà altro che un inganno colossale del Maligno che lo presenterà come "autentico", mentre sarà l'Anticristo che, subdolamente, metterà a ferro e fuoco il pianeta.

Probabilmente ciò avverrà quando la ricostituita nazione d'Israele, patria del "popolo eletto" e per questo ritenuta invincibile, subirà invece qualcosa di tremendo e di inaspettato, come l'apocalittica "battaglia di Armageddon", (cfr. QUI e QUI), che getterà la Nazione in ginocchio, insieme a diversi abitanti della Terra.

Nel dolore immane che colpirà gli israeliti, ancora convinti e speranzosi nella manifestazione messianica di un Duce vigoroso che li porterebbe a soggiogare il mondo, prenderanno invece coscienza del tragico errore.

Comprenderanno che il vero Messia è proprio il Cristo di due millenni addietro, il vero Re, il Re dell'Amore, e lo riconosceranno come "Figlio di Dio" venuto sulla Terra anche per loro, per riscattarli e renderli liberi dalla schiavitù luciferina.

Egli infatti disse:

«Ecco, la vostra Casa vi sarà lasciata deserta! Perché Io vi dico: non mi vedrete più, finché non diciate: 'Benedetto Colui che viene nel nome del Signore'». (Mt 23, 38-39).

Relazione e cura di: Sebirblu.blogspot.it

Fonte: l'articolo, di Emanuel Pietrobon, nel frattempo è scomparso dalla rete.

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