Ecco il doppio aspetto della "Falsa Chiesa". Ved. QUI. |
Sebirblu, 26 ottobre 2023
Quattro anni fa scrivevo questo articolo che non può sfuggire agli attenti cattolici, ma soprattutto al "Piccolo Resto" guidato da don Minutella e i sacerdoti del Sodalizio mariano che si attendono il peggio dal corrente "Sinodo sulla Sinodalità", ormai in chiusura per il 29 ottobre. Si riaprirà, sempre se Dio lo permette, l'anno prossimo.
Desidero richiamare la loro attenzione sul testo a seguire, se già non lo avessero letto, che svela quanto lunga e laboriosa sia stata la congiura dietro le quinte, sostenuta da vescovi e prelati per tentare di distorcere e cancellare, diabolicamente, il Depositum Fidei della Vera Chiesa fondata da Cristo con a capo Pietro.
Ora, dal momento che tutto si sta attuando come da copione, faccio presente che il "Patto scellerato", sottoscritto da tanti, segnerà la fine della Sacra Istituzione, almeno nel modo in cui la conosciamo, a meno che non ci mobilitiamo tutti a firmare la petizione avviata dal dottor Andrea Cionci e sostenuta calorosamente da don Alessandro M. Minutella per evitarne l'annichilimento.
QUI il canale YouTube del giornalista e QUI dove firmare. Avverto pure che la persecuzione per Radio Domina QUI, e il suo valoroso "Conduttore", prosegue con una censura di una settimana e quindi per seguire i programmi bisogna entrare in Facebook.
Ecco il post che ripropongo.
Ciò che è emerso dal Sinodo
sull'Amazzonia è stato principalmente il suo lato oscuro, non soltanto per la venerazione profanatoria e blasfema degli idoli e i simboli tribali esposti, che nulla hanno a che vedere con il
cristianesimo, ma soprattutto per il "Patto delle Catacombe",
un evento passato quasi inosservato, che ha contribuito profondamente a definire il volto della Chiesa post-conciliare.
La concezione di questo accordo si
dipana in un periodo molto lungo, almeno anteriore allo stesso
Concilio, quando la visione di una Chiesa povera germinava già nello
spirito di Giovanni XXIII.
In un messaggio radiofonico diffuso
l'11 settembre 1962 (ad un mese dall'avvio ai lavori), egli asseriva:
"Di fronte ai paesi sottosviluppati, la Chiesa si presenta così
qual è e come vuole essere: la Chiesa di tutti e particolarmente dei
poveri".
Ciò dette inizio alla "Teologia
della Liberazione", un vasto movimento di pensiero che dal 1968
incendiò l'America Latina.
Fu durante l'estate di quell'anno che
Gustavo Gutierrez – cappellano degli studenti peruviani – concepì
per primo tale espressione. In quel tempo, il secondo congresso
assembleare del Celam (Consiglio episcopale latino-americano) si
riunì a Medellin (Colombia) per riflettere sulla trasformazione
della Chiesa in America Latina alla luce del Vaticano II.
Nel loro testo finale i vescovi
proclamarono di essere sulla soglia di un'epoca nuova nella storia
del proprio continente, epoca chiave caratterizzata dal desiderio
ardente di libertà totale da ogni specie di servilismo.
"La Teologia della Liberazione dice ai poveri che lo stato in cui vivono non è voluto da Dio",
dichiarò Gustavo Gutierrez.
Ed è palesemente falso, perché
include numerose implicazioni che ci porterebbero lontano dal discorso
vero sul perché della vita dell'uomo e le sue scelte animiche
personali; cfr. QUI, QUI, QUI, QUI e QUI.
Da questo errore di fondo, dovuto
all'ignoranza e all'impossibilità intrinseca per i pastori di dare
una risposta valida al grido degli indigenti nel chiarire loro il
perché della propria situazione, ne deriva una visione distorta,
causa di ribellione, senso di ingiustizia sociale e desiderio di
rivalsa sull'opulento mondo circostante.
Ma quel ch'è peggio risiede nella
convinzione maturata nel cuore dei ministri di Dio (progressisti e
novatori) che è inutile parlare del Cristo e della Salvezza da Lui
apportata, quando questa non cambia lo stato sociale dei miseri e
degli oppressi.
Per tale motivo, ciò che ne è
derivato è il criterio secondo cui il miglior modo di esprimere
l'autenticità evangelica poggia sul fatto di combattere la povertà, che NON è assolutamente vero...
... così come non è vero che questo camaleonte sia un ramo. |
«La creazione di una società giusta e
fraterna è la salvezza degli esseri umani, se per salvezza
intendiamo il passaggio da un "meno umano" ad uno "più
umano". Non si può oggi dichiararsi cristiani senza un impegno
di 'Liberazione'» – sempre Gustavo Gutierrez.
Riprendendo il discorso dalle parole
espresse nel 1962 da Giovanni XXIII sopra dette, adesso, Jorge Mario
Bergoglio, che studiava teologia a Buenos Aires alla fine del
Concilio, personifica al più alto livello della Chiesa e dall'inizio
del suo pontificato (abusivo; ved. QUI, QUI, QUI e QUI) lo spirito del
"Patto delle Catacombe".
Il 13 marzo 2013, 3 giorni dopo la sua invalida elezione (ved. QUI, QUI, QUI e QUI) egli affermava
davanti alla stampa: «Ah, come vorrei una Chiesa povera per i
poveri!» E non ha mai smesso da quel momento in poi di tradurre
questa volontà in parole e azioni.
Nel lontano 16 novembre 1965, poco
prima del termine del Vaticano II, chiusosi l'8 dicembre, nel medesimo luogo
di oggi ‒ le Catacombe di Santa Domitilla ‒ 42 vescovi, specialmente dell'America Latina, firmarono quello che fu chiamato
il "Patto delle Catacombe" promettendo di vivere essi
stessi in povertà, respingere tutti i simboli e i privilegi del
potere e porre i poveri al centro del loro ministero... (QUI,
l'articolo di Padre Scalese e i punti sottoscritti, mai
ottemperati).
Scrive il prof. De Mattei:
«Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito
di Ivrea, unico firmatario vivente del Patto delle Catacombe, ha
rivelato che il testo del 1965 fu scritto da mons. Hélder Câmara
(1909-1999), arcivescovo di Olinda e Recife (Brasile) [...] che aveva
stabilito una ferrea alleanza con il card. Suenens.»
Racconta sempre Roberto de Mattei nel
suo "Concilio Vaticano II, una storia mai scritta"
(Lindau):
«I due, assai legati fra loro, tanto
che Câmara considerava l'altro "il mio leader", mi
appaiono molto rappresentativi della crisi del mondo cattolico che
viene avanti ormai da decenni, e che per certi aspetti sembra
conoscere, a mio avviso, una lenta ma inesorabile inversione di
tendenza.
L'attività di Leo Suenens, spesso in
collaborazione con i cardinali Alfrink, Liénart, Frings ecc.,
potrebbe essere riassunta con queste parole: aggiornamento del dogma,
adeguamento della Chiesa alla modernità.
A lui si deve infatti la definizione
del Vaticano II come "il 1789 della Chiesa". Helder Câmara,
grande sostenitore del cosiddetto "spirito del Concilio",
espressione con cui si fecero dire al Vaticano II anche cose mai
dette, fu invece l'alfiere della "Chiesa dei poveri",
convinto che la Carità fosse da anteporre, o meglio da contrapporre,
alla Verità e al dogma (già "ridimensionati", appunto,
dal Primate cardinale Suenens).
Quest'ultimo, nel dibattito sugli ordini religiosi femminili auspicò una revisione del concetto di obbedienza, l'abbandono delle forme di pietà e degli abiti tradizionali; quanto ai sacerdoti chiese una riforma dei seminari affermando di averla intrapresa personalmente nella sua diocesi.
Suore "moderne" dopo il Concilio Vaticano II, pronte per divenire "sacerdotesse"... |
Riguardo alla famiglia, mentre Câmara
organizzava la claque, Suenens si schierò per una revisione della
dottrina tradizionale del matrimonio, lasciando intendere la sua
apertura all'uso degli anticoncezionali e al "controllo delle
nascite" accennando ad una presunta "esplosione demografica
attuale" e alla "sovrappopolazione in molte regioni della
terra". [...]
Oggi i frutti della sua opera sono
evidenti: i seminari belgi si sono svuotati, proprio a partire dagli
anni del suo magistero; l'università di Lovanio, di cui fu anche
rettore, rifiuta di definirsi ancora "cattolica".
Il Belgio è un paese secolarizzato ed
anticristiano come pochi al mondo, con un altissimo tasso di
disgregazione familiare; la gran parte dei crimini di pedofilia
nella chiesa belga, come dimostrato in passato, sono da ascriversi,
non senza motivo, "soprattutto agli anni Sessanta", cioè
all'epoca delle sue riforme.
L'altro personaggio emblematico,
dicevo, è il vescovo brasiliano Câmara, autentico precursore della
"Teologia della Liberazione".
Cosa ha portato il concetto di "Chiesa
dei poveri", di cui Câmara, insieme a Lercaro e ad altri, fu uno
degli araldi? Iniziando dall'America latina, appunto alla "Teologia della
Liberazione", cioè alla trasformazione del cristianesimo in un
messianismo politico di stampo marxista.
Con un duplice effetto:
prima la trasformazione di teologi e sacerdoti in guerriglieri e
idolatri del dittatore cubano Fidel Castro, poi la scristianizzazione
galoppante della stessa America Latina.» [...]
Ritornando ad oggi, continua De Mattei:
«Tra coloro che appoggiarono il "Patto
delle Catacombe", ci fu il card. Giacomo Lercaro (1891-1976),
arcivescovo di Bologna. Il suo nome non risulta tra i firmatari, ma
si fece rappresentare da mons. Bettazzi, suo vescovo ausiliare.[...]
La cerimonia del 1965 fu presieduta da
mons. Charles-Marie Himmer (1902-1994), vescovo di Tournai (Belgio);
quella del 2019 dal card. Clàudio Hummes (Brasile), nominato da Bergoglio
relatore generale al Sinodo per l'Amazzonia.
Celebrando nelle Catacombe di Santa Domitilla
l'«Eucaristia del Patto», definita dai partecipanti «un atto
d'amore cosmico», il card. Hummes ha mostrato la stola di mons.
Câmara di cui è devotissimo.
Card. Clàudio Hummes (classe 1934). |
Il documento sottoscritto nel cimitero
sotterraneo di via Ardeatina da vescovi e laici, tra cui gli
organizzatori della mostra blasfema "Amazzonia, Casa Comune"
nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, è un testo in quindici
punti intitolato:
"Patto delle Catacombe per la Casa
Comune. Per una Chiesa dal volto amazzonico, povera e serva,
profetica e samaritana". Il patto socio-politico degli anni
Sessanta è divenuto il patto socio-cosmico dell'era di Greta
Thunberg.
I firmatari proclamano l'impegno a
battersi:
(punto 2) "...per un'ecologia integrale, in cui tutto
è interconnesso, il genere umano e tutta la Creazione perché tutti
gli esseri sono figlie e figli della Terra e su di loro aleggia lo
Spirito di Dio". (Gen 1, 2).
(punto 4) "rinnovare nelle nostre
chiese l'opzione preferenziale per i poveri, in particolare per i
popoli originari, e insieme a loro garantire il diritto ad essere
protagonisti nella società e nella Chiesa".
(punto 5) "abbandonare, di
conseguenza, nelle nostre parrocchie, diocesi e gruppi, ogni tipo di
mentalità e posizione colonialista, accogliendo e valorizzando la
diversità culturale, etnica e linguistica in un dialogo rispettoso
di tutte le tradizioni spirituali".
Non si tratta di un evento puramente
commemorativo, ma dell'ultimo atto di un processo che inizia con il
Concilio Vaticano II e culmina con l'ascesa al soglio pontificio di
Jorge Mario Bergoglio. [...]
Il Sinodo sull'Amazzonia è dunque il
simbolico compimento del Concilio Vaticano II, la realizzazione di
quella "opzione preferenziale per i poveri" per cui si
batterono mons. Helder Câmara e don Giuseppe Dossetti, il cardinale
Suenens e il cardinale Lercaro».
"Ratzinger è stato l'uomo che più ha lottato contro l'«autodistruzione della Chiesa
attraverso i suoi ministri». Oggi egli assiste alla momentanea
sconfitta di tutto ciò che ha fatto e detto per decenni.
A trionfare su tutta la linea, oggi, sono i suoi stessi avversari di ieri. Per capirlo, bisogna
prendere tra le mani un vecchio libro «Senza misericordia»
pubblicato da 'Kaos edizioni' nel luglio 2005, subito dopo l'elezione
di Ratzinger al soglio pontificio.
Gli autori si firmavano «Discepoli di
verità»: nemici del papa, uomini di Chiesa nascosti sotto
pseudonimo, lanciarono così il loro atto d'accusa contro
l'avversario di sempre.
Il I paragrafo della seconda parte si
apre subito con un titolo significativo: «Contro la 'Teologia della
Liberazione'. La prima accusa al futuro papa è proprio questa:
l'aver lottato una vita, a partire da un documento del 1984, contrastando la confusione tra Vangelo di Cristo e «vangelo» di Marx.
I teologi della Liberazione, nota
Ratzinger, errano, perché separano o addirittura contrappongono il
pane alla Parola. Il paragrafo indica due nomi, tra coloro che
egli identifica come pericolosi seminatori dell'errore,
richiamandoli e convocandoli a Roma: il peruviano Gustavo Gutierrez
(menzionato sopra; ndr) e il francescano brasiliano Leonardo Boff.
Quest’ultimo, siamo nel 1985, afferma che «la maggior parte del
clero brasiliano ha già adottato la "Teologia della liberazione"».
Poche pagine più avanti, i «Discepoli
di verità» ricordano un'altra diatriba: quella tra Ratzinger e
mons. Pedro Casaldàliga, vescovo dell'Amazzonia impegnato nel sociale, secondo lo spirito dell'utopia socialista.
Dopo l'ammonizione romana a
Casaldàliga, il 27 settembre 1988 ben venti vescovi del Brasile
indirizzano a Ratzinger una dichiarazione di solidarietà al presule richiamato. [...]
Benedetto XVII e Giovanni Paolo II
identificano nel cattolicesimo marxisteggiante dell'America latina
uno dei cancri della Cattolicità. E richiamano alla vera fede
Gutierrez, Boff, Casaldàliga e Gerbara.
Abbiamo visto la provenienza di questi
eretici: l'America latina e, per lo più, il Brasile.
Si tratta di una constatazione
interessante alla luce di alcuni fatti: Bergoglio ha avuto, tra i
grandi elettori, il cardinale brasiliano Clàudio Hummes,
pubblicamente vicino, in gioventù, alla "Teologia della
Liberazione"; Bergoglio oggi convoca un Sinodo sull'Amazzonia, che è
in buona parte in Brasile, e ha scelto come relatore generale il già
citato Hummes.
La teologia della Liberazione latino
americana, o ancor meglio, brasiliana, sta per avere la sua
rivincita?
Sembra evidente che sia così: non solo
perché Bergoglio manifesta da sempre una predilezione per i governi
di sinistra, compresi quelli comunisti (da Evo Morales al partito
comunista cinese, passando per la stretta relazione con la sinistra
americana di Sanders, la sinistra argentina e il Pd italiano), ma
anche perché negli anni scorsi ha platealmente riabilitato proprio i
teologi condannati da Ratzinger.
Nel giugno 2018, per esempio, Bergoglio
ha ricevuto, ringraziato e pubblicamente elogiato Gustavo Gutierrez,
mentre successivamente ha avuto modo di sdoganare anche il ribelle
socialista Leonardo Boff, che ne aveva salutato con entusiasmo
l'elezione, inviandogli una lettera in occasione della pubblicazione
di un suo libro.
E Pedro Casaldáliga? Bergoglio lo
ritiene un buon maestro. Prova ne sia, almeno, il servizio elogiativo
uscito sull'Osservatore romano del 18 febbraio 2018, in cui il
vescovo a suo tempo richiamato da Ratzinger e Giovanni Paolo II
diventa, sul quotidiano del Vaticano, nientemeno che un «profeta»,
il «referente della Chiesa dei poveri ‒ in Brasile e al di là
delle sue frontiere ‒ impegnato nella difesa dei diritti dei
contadini, degli indigeni e dei quilombolas [discendenti degli
schiavi africani], con la partecipazione attiva delle comunità
ecclesiali di base e, al loro interno, dei laici come protagonisti
principali.»
Casaldáliga è anche autore di un
«suo» credo che contiene affermazioni come questa: «Credo in
un'umanità diversa, più fraterna. Il mondo ha bisogno di respirare
armoniosamente in maniera umana. Gli uomini tutti devono arrivare a
riconoscersi gli uni gli altri come uomini, come fratelli,
nell'utopia della fede... credo nell'uomo nuovo...»
Un vero manifesto dell'umanesimo senza Cristo, quello di Conte e di Bergoglio (ved. QUI; ndr). Anche in questo caso il contrario dell'umanesimo cristiano, così definito, da Benedetto XVI: «Noi invece abbiamo un'altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. È Lui la misura del vero umanesimo»". [...]
Il vescovo Pedro Casaldàliga (classe 1928) con gli indigeni del Mato Grosso (Amazzonia) |
Come si vede, si tratta di una vera e
propria CONGIURA contro la Chiesa Cattolica sancita nascostamente nel
1965 e conclusasi altrettanto in sordina questo 20 ottobre 2019.
Ma come tutte le alleanze più o meno
segrete, anche il "Patto delle Catacombe" unisce e
contraddistingue i suoi membri e simpatizzanti con un sigillo di
antica fattura: l'«Anello di Tucum». Proprio quello che è stato
infilato all'anulare sinistro di Bergoglio durante la cerimonia
pagana nei Giardini Vaticani.
Il suo significato si riferisce ai
tempi in cui i neri e gli indiani venivano sfruttati nella società
al tempo dell'Impero in Brasile. Divenne quindi il simbolo della
resistenza nella lotta per la liberazione dei popoli oppressi e
sfruttati.
Mentre i 'ricchi' potevano permettersi
agevolmente di utilizzare l'oro, i 'poveri' cominciarono a servirsi
dell'«Anello di Tucum» (anche nei matrimoni) fatturandolo con il
nocciolo nero del frutto di una particolare palma brasiliana:
l'Astrocaryum vulgare.
Ma c'è un aspetto molto importante, di
solito sconosciuto ai più, da tenere sempre nella dovuta
considerazione: qualsiasi cerimonia tribale con l'uso di manufatti di
legno, maschere, idoli ed altro, come questo anello, convoglia le
vibrazioni energetiche emesse durante le evocazioni e gli incantesimi
(positivi o negativi) su tali oggetti, che possono quindi diventare
pericolosi per gli influssi o le 'presenze' che attirano, a seconda
delle finalità con cui vengono usati.
Attenzione dunque ad indossare o a
portarsi a casa con leggerezza qualsiasi cosa di questo tipo, come ha
deciso di fare (non si sa quanto in modo sprovveduto) Bergoglio e la
sua équipe di porporati nei Giardini Vaticani o nella chiesa di
Santa Maria in Traspontina presso gli altari. Ecco perché è
necessario riconsacrare gli ambienti profanati!
Perciò, con l'«Anello di Tucum»
offerto all'argentino "Vescovo di Roma" e con la
sottoscrizione effettuata ancora una volta col "Patto delle
Catacombe", si è sancito definitivamente il passaggio dalla
Chiesa bimillenaria di Cristo a quella filo-marxista, ecologica e
socio-politica dei popoli oppressi e bistrattati del pianeta.
"Il Comunismo sta avanzando senza dare nell'occhio" particolarmente in America Latina, ha ammonito l'Arcangelo Michele tramite "Luz de Maria" in un messaggio del 26 ott. 2019, confermando tutto quanto è scritto in questo post.
Nel marzo prossimo si compirà l'undicesimo anno di governo del Falso Profeta, eletto proprio al fine di distruggere la Chiesa di Nostro Signore e fondarne un'altra, non più trascendente e santa, bensì immanente ed anticristica, proiettata verso l'«Uomo» e la sua «Casa Comune»... come descritto così bene da Solovëv e Benson QUI e QUI.
Nel marzo prossimo si compirà l'undicesimo anno di governo del Falso Profeta, eletto proprio al fine di distruggere la Chiesa di Nostro Signore e fondarne un'altra, non più trascendente e santa, bensì immanente ed anticristica, proiettata verso l'«Uomo» e la sua «Casa Comune»... come descritto così bene da Solovëv e Benson QUI e QUI.
Ma Dio interverrà nella storia del Mondo...
poiché l'UMILE ANCELLA di Nazareth
TRIONFERÁ CON IL SUO CUORE IMMACOLATO,
come da Lei promesso a Fatima nel
luglio 1917.
Relazione adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it
Fonti degli estratti: unavox.it
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