domenica 11 giugno 2023

Le due PIETRE fra Stonehenge e le Piramidi di Giza


Val Trebbia - Travo (PC) - "Pietra Parcellara" e "Pietra Perduca".

Sebirblu, 10 giugno 2023

Il pezzo recentemente ripubblicato (ved. QUI), è stato propedeutico per l'articolo presente, che dedico ad uno dei luoghi a me più cari e forse ancora poco conosciuti, persino dalle popolazioni settentrionali del nostro "Bel Paese": si tratta della Val Trebbia.

Già ne avevo parlato QUI, a proposito del "Ponte Gobbo o Ponte del Diavolo" d'epoca romana, situato presso la città di Bobbio (in provincia di Piacenza), testimone di antiche vicende storiche.

Propedeutico, o preparatorio, in quanto idoneo all'approfondimento su determinati flussi energetici che scaturiscono da due particolari rocce magmatiche emerse dalle profondità dell'oceano che un tempo arrivava in Liguria.


Val Trebbia - Travo (PC) - Pietra Perduca con la chiesetta di Sant'Anna.

Ma meglio di me descrive questa compagine l'autore del sito dal quale ho tratto ciò che segue: 

Pietra Perduca e Pietra Parcellara. La Magia nel cuore dell'Emilia

«Da una parte, la cresta massiccia della Pietra Parcellara che domina la vallata; dall'altra, lo spuntone della Pietra Perduca, sul quale è abbarbicata una chiesetta medioevale; tutto attorno, il morbido declinare delle colline piacentine della Val Trebbia.

"Uno scenario affascinante, da diversi millenni considerato un territorio magico, ricettacolo di energie e di fenomeni insoliti" garantisce Alberto Negri che di queste zone è un buon conoscitore e che di misteri è un grande appassionato.

Sotto la sua guida e in compagnia di Giorgio Pattera, noto esperto del Cun, ho esplorato questo piccolo angolo d'Emilia.

Già solo lo spettacolo naturale ‒ imponente ed unico – vale il viaggio. Salendo dal paese di Travo e percorrendo una lunga strada curvilinea, all'improvviso appaiono le due vette, come scogli emersi dal mare.

E così è, vista la loro origine: sono complessi ofiolitici, composti da rocce eruttive, affiorati dal magma del mantello terrestre circa 250 milioni di anni fa. Scuri di giorno, al tramonto assumono un colore rosso molto suggestivo.

La Pietra Parcellara mi ricorda nell'aspetto e nella storia il Pic de Bugarach, la montagna sacra dei Pirenei orientali, venerata dai Celti e ultimo rifugio dei Catari in fuga. Il "Sinai degli Occultisti", che incombe sulla Valle dell'Aude, è avvolto dal mistero e dalle leggende che da sempre l'accompagnano e che in epoche recenti hanno assunto connotazioni ufologiche.

Proprio come l'omologo piacentino, teatro negli ultimi anni di strani avvistamenti. Non solo oggetti, ma persino ‒ mi raccontano ‒ creature volanti... Ma l'atmosfera che si respira qui si fa ancora più intrigante sulla Pietra Perduca, un torrione apparentemente inespugnabile.

Basta però lasciare la strada asfaltata ed avventurarsi per qualche minuto a piedi lungo un viottolo per arrivare senza troppa fatica alle sue pendici.

Da qui, una scalinata conduce fino alla chiesetta eretta nel X secolo e ai cosiddetti "Letti dei Santi", due grandi vasche in muratura scavate in epoche antiche, forse durante l'Età del Bronzo.

I due bacini colmi d'acqua ospitano una colonia di tritoni crestati, anfibi molto delicati e sensibili all'ecosistema: per sopravvivere, hanno bisogno di acqua pura e limpida, con acidità pari a zero. Eppure sembrano a loro agio in queste cisterne stagnanti.




Ma non è l'unica stranezza: la gente della zona assicura che lì dentro l'acqua non evapora mai, neanche durante le estati più torride, e non ghiaccia mai, neppure negli inverni più rigidi. Come se fosse alimentata da una sorgente nascosta a temperatura costante.

Gli storici ipotizzano che nei secoli passati in questi posti si svolgessero dei riti celtici, dedicati al dio Penn: intagliate nella roccia, ci sono anche delle piccole nicchie a forma circolare, usate per collocare coppette di olio combustibile durante le cerimonie notturne.

Probabilmente, in quell'acqua ‒ oggi habitat dei tritoni ‒ i sacerdoti druidi immergevano le donne per aumentarne la fecondità e l'eco di quel magico potere è durata a lungo.

Non può essere una coincidenza, infatti, se l'Oratorio eretto sulla Pietra Perduca verso l'anno 1000 sia dedicato proprio a Sant'Anna, la sposa di Gioacchino che miracolosamente concepì in età avanzata la Vergine Maria. (Molto importante leggere QUI; ndr).

Sull'architrave del portone d'ingresso, una iscrizione usurata dal tempo mostra delle lettere latine miste a caratteri incomprensibili. Miti celtici intrecciati al credo cristiano, dunque: dalla magia, alla fede.»

Osserviamo la Pietra Perduca dall'alto...



«Ma sempre nella convinzione che quassù avvenga qualcosa di soprannaturale, o quanto meno di imponderabile grazie all'energia sprigionata da queste rocce, Alberto Negri, fondatore e animatore di "Spazio Tesla", ha provato a misurarne la vibrazione attraverso un metodo ‒ va detto ‒ non propriamente scientifico: quello indicato dalla Radioestesia che calcola l'energia spontaneamente emessa dalla terra in U.B. (= Unità Bovis ‒ dal nome del suo inventore; ved. nota finale; ndr).

"Abbiamo usato il Pendolo abbinato al Biometro di Ångström e due bacchette di rame curvate a 90° per la ricerca dei flussi energetici. A svolgere la misurazione è stato Giancarlo Chiesa, esperto di Radionica", mi spiega Alberto.

"I  valori  sono stati  davvero  sorprendenti:  ai  piedi  del  sagrato,  puntando  verso la Pietra, abbiamo riscontrato 80.000 Unità Bovis, mentre nelle due cisterne si oscillava fra le 30 e le 40.000. La fontanella d'acqua potabile di fronte alla chiesetta ne ha fatte registrare 15.000."


Oratorio e chiesetta di Sant'Anna sulla rupe Pietra Perduca

Livelli straordinariamente alti, visto che un corpo umano fa solitamente arrivare il Biometro fino a 6.500 U.B. Tutte le vibrazioni superiori sono indice di «energia positiva», dagli effetti benefici sulla salute. (Cfr. QUI; ndr).

I locali a quanto pare già lo sapevano: abitualmente salgono su questo picco per bere l'acqua direttamente dalla fontanella o per riempirne intere bottiglie da riportare a casa. Lo consigliano anche ai turisti: dicono che fa bene. Di sicuro, è fresca e gradevole.

Sabato e domenica, in occasione della ricorrenza di Sant'Anna (eccezionalmente la chiesetta sarà aperta per la celebrazione della Messa). il team di "Spazio Tesla" tornerà sulla Pietra Perduca per svolgere nuove misurazioni. (Cosa che sarebbe poi avvenuta nell'agosto 2021, ved. QUI; ndr).

Con loro ci sarà Giorgio Pattera (autore, tra l'altro, del libro non recentissimo, ma molto documentato «Ufo: vent'anni di indagini e ricerche»).

Pattera è convinto che i risultati stavolta saranno ancor più notevoli. "L'energia emessa dalle persone amplificherà quella già esistente di questo luogo particolare", assicura. Vero o falso, chissà quanti visitatori di passaggio se ne torneranno indietro con le scorte d'acqua "magica" in auto. Non si sa mai... » 

Intanto guardiamo tutto dal drone...


Ma c'è un'altra affascinante notizia che riguarda l'ubicazione di questi massi...

L'articolo inizia mettendo in dubbio la possibilità che qualcuno possa dimostrare l'irrealtà del "caso" ed io preciso che come dice il proverbio "Non si muove foglia che Dio non voglia", basta osservare la perfezione dell'Universo per accorgersene: NULLA sfugge al Creatore!



Travo e le due Pietre in dirittura con Stonehenge e le Piramidi di Giza

«Probabilmente nessuno potrà mai sapere o dimostrare con certezza se esiste davvero un legame che va oltre la casualità, ma è un dato incontrovertibile che due dei siti più misteriosi e affascinanti del mondo risultino perfettamente allineati con le "Pietre" preistoriche della Val Trebbia.

Il complesso megalitico di Stonehenge, le Pietre Parcellara e Perduca e le Piramidi di Giza sono uniti da un mirabile, sottile e fantastico filo conduttore.

Un'altra cosa è certa: sia la prima che la seconda prominenza sprigionano energia positiva. Questa è la netta percezione delle tantissime persone che visitano quei posti. I due rilievi sono cuspidi di roccia ofiolitica che i processi erosivi han fatto emergere dal paesaggio argilloso delle colline piacentine che ospita ben sette diversi ambienti naturali.

Gli ofioliti sono formazioni litiche compostesi in seguito al movimento delle placche della crosta terrestre, ad intensi processi di fusione e alla successiva solidificazione del mantello.

L'intera area della Val Trebbia fu abitata già dalla più remota preistoria.

Il territorio che comprende le "Pietre" fu poi abitato da popolazioni celto-liguri intorno al IV secolo a.C., e qui, secondo alcuni studiosi, sarebbero rimaste le tracce di antichi culti, che si sarebbero poi evoluti attraverso l'epoca romana e l'avvento del cristianesimo.

Nella non lontana Caverzago, infatti, era venerata un'antica divinità che i Romani assimilarono alla dea Minerva Medica (ved. QUI; ndr). In seguito, la regione fu interessata dal primo processo di cristianizzazione, grazie all'opera del vescovo Savino.

La  Pietra  Parcellara  è  una  massa rocciosa  di  836  metri  d'altezza,  che  appartiene al territorio di Bobbio (cittadina principale) e a Brodo nel suo versante Sud-Ovest, mentre quello di Nord Est rientra nella giurisdizione di Travo. Dalla sua sommità si gode una vista panoramica di tutta la Val Trebbia, la Valle di Bobbiano, la Val Luretta e il Monte Penice.


La Pietra Parcellara

Chiamata anticamente Prescigliera, la rupe ospitò in epoca longobarda un castrum monastico (sulla scia di quelli miliziani d'epoca romana; ndr) che rientrava negli ampi domini dell'Abbazia di San Colombano. Successivamente, l'area crebbe in importanza, tanto da vedere la costruzione del Castello omonimo. Di questo edificio militare oggi sono visibili solo alcune tracce sulla vetta.

Più avanti, la Parcellara divenne una proprietà compresa tra i possedimenti del Monastero di San Paolo di Mezzano Scotti, per poi essere inserita nel feudo della famiglia dei Malaspina.

Nel 1120 fu occupata dalle truppe guelfe, durante la guerra contro la parte ghibellina di Bobbio, ma furono i Malaspina ad avere la meglio e ad impadronirsene. Nel 1155 entrò in possesso della famiglia dei Perduca, feudatari della "Pietra", centro fortificato munito di castello.

Ai suoi piedi, sorge l'Oratorio della Madonna di Caravaggio, in località Brodo, che dipende dalla Chiesa parrocchiale di Mezzano Scotti. Si tratta di una graziosa chiesetta, costruita dal lavoro congiunto degli abitanti di Brodo, Gazzoli e Pietra, restaurata nel 1990.

Inoltre, in questa zona sono presenti anche alcune sorgenti d'acqua ritenuta curativa, tra le quali l'Acqua Marcia, che veniva utilizzata dai monaci di Bobbio, in epoca medievale, per scopi curativi.

La Pietra Perduca è anch'essa una rupe di formazione ofiolitica, il cui profilo è variato da una sella, che emerge con forza da un paesaggio collinare dolce e ondulato.

L'Oratorio di Sant'Anna, incastonato tra le rocce, sorge isolato su quello che fu con molta probabilità il sito di un presidio militare del XII secolo, in sostituzione di un'altra chiesa risalente al X secolo, e sottoposta nelle epoche successive a diversi rimaneggiamenti.

L'antico edificio è in pietra a vista, con una facciata a capanna e un unico portale rettangolare, cui si accede mediante una scalinata. Su di esso si apre una finestra a sesto ribassato, e sul lato sinistro spicca la torre campanaria.

Al suo interno, secondo la tradizione popolare, sarebbe conservato un masso su cui appare impressa l'impronta del piede della Madonna.

Di notevole interesse sono poi gli affreschi risalenti al '300 e al '400, che sono stati efficacemente restaurati. Essi rappresentano l'Arc. San Michele che pesa le anime, Sant'Antonio Abate, San Nicola di Bari, San Colombano, San Giorgio e una Madonna del Latte con Bambino.»

Prima di esporre l'approfondimento sul geniale sistema di misurazione in Unità Bovis vorrei anche accennare ad un altra straordinaria attrattiva della Val Trebbia: la Torre di Bobbiano, l'antica struttura in pietra che si erge orgogliosa nella valle del torrente Dorba da oltre mille anni.


La Torre di Bobbiano immersa nella nebbia d'autunno

Sembra quasi che sia stata costruita in quel luogo preciso a protezione della Pietra Parcellara e della Pietra Perduca.

La storia racconta che in un lontanissimo giorno di settembre del 1164, il marchese Obizzo Malaspina ricevette dall'imperatore Federico Barbarossa la concessione strategica di Bobbiano e del suo castello.

Nel 1255 Oberto II Pallavicino guidò le truppe per distruggerlo, ma poco dopo la potente famiglia Anguissola ne riprese il controllo con l'aiuto del podestà di Piacenza Riccardino Langosco.

Nel 1311 Rolando Scotti ne rivendicò brevemente il possesso prima di cedere in via definitiva il passo al loro dominio.

Nel XVI secolo la Torre di Bobbiano divenne un famigerato nascondiglio della banda di Bertoletto che ha imperversato per anni in tutta la valle.

Nel 1546, il duca Anguissola di Parma e Piacenza ottenne la proprietà del castello di Bobbiano con le sue fortificazioni e le sue terre.

Attraverso epoche turbolente è rimasto di proprietà privata fino al 2017, quando sono stati intrapresi i lavori di ristrutturazione per salvare quello che era diventato un rudere trascurato e pericolante.


Dopo  quattro anni di lavori  la Torre di Bobbiano  è tornata ai suoi  antichi splendori a ricordo della grandezza del suo passato, accanto alla chiesa di San Michele.

Nota conclusiva sull'unità di misura Bovis

Alfred Bovis (1871-1947), scoprì precocemente di avere attitudini speciali. Poteva porre una mano su una forma di cacio o sopra una botte di vino e diagnosticarne la bontà. In un primo tempo egli era in grado soltanto di specificare se essi erano buoni oppure no.

Poi, utilizzando l'ingegno ed avvalendosi delle proprie esperienze nel campo della radioestesia, creò con l'ausilio del suo collega André Simonton, una specie di regolo con il quale riusciva pure ad individuare il grado di bontà dei prodotti in esame. (Cfr. QUI; ndr).

Tale strumento, chiamato "Biometro Bovis" consisteva in un contenitore dal quale si dipartiva una scala suddivisa in 100 parti, munita di cursore mobile. L'elemento da valutare veniva messo in una piccola coppa localizzata sul congegno graduato, posto al grado zero.

La lettura del livello di validità veniva fatta facendo scorrere il cursore in modo che il campione di merce si avvicinasse alla scatola sempre più. Quando il pendolo indicava di fermare l'indicatore, era possibile rilevare su una delle tante tacche il grado Bovis corrispondente.

L'arguto ricercatore affermava che era possibile misurare le radiazioni trasmesse da varie sostanze e soprattutto quelle provenienti dal corpo dell'uomo (ved. QUI; ndr).

A tal fine, scoprì che si poteva collegare la coppa con un filo e toccare con questo la punta del pollice di una persona per misurarne la vitalità fisica (normalmente fra le 6.500 e le 7.000 Unità Bovis).

Riusciva anche a trarne una valutazione "psichica", usando però il polpastrello del pollice. Se la persona non era disponibile, la rilevazione veniva fatta su una goccia del suo sangue. A distanza di pressoché cent'anni, non essendo stata trovata dagli studiosi un'unità di misura che mettesse tutti d'accordo, permane in uso ed è entrata ormai nel glossario comune, la "Scala di Bovis"




L'energia dell'organismo umano, se non è affetto da malattia, corrisponde a 6.500 U.B. Misure al di sotto di questo valore, segnalano uno stato generale di squilibrio energetico, fino a raggiungere vere e proprie patologie.

Più bassa è l'energia del corpo fisico più significativa è l'infermità. Tutti i luoghi della terra, le persone, le cose o quello che mangiano, vengono classificati secondo il tasso vibrazionale.

Se questo risulta al di sotto delle 6.500 U.B. sembra togliere energia, se ne è al di sopra la apporta. In natura, normalmente, non si trovano punti più alti di 10.000 Bovis, ma vi sono zone universalmente conosciute che vanno ben oltre queste misure, ad esempio la cattedrale di Chartres, il Tibet, l'India, l'Egitto con 18.000 gradi e più.

Valori al di sopra dei 6.500 gradi si trovano soprattutto in luoghi particolari, se pur riconducibili a culture e a latitudini diverse:

‒ nelle chiese cristiane all'incrocio dei transetti, nelle moschee di fronte al Minbar, nei templi tibetani, nei garbhagriha (sancta sanctorum indù; ndr) il livello di energia è stato misurato a 11.000 o 12.000 Bovis. La rotella tibetana di preghiera che contiene un mantra scritto su pergamena o sul tessuto, una volta girata, vibra da 12.000 a 16.000 U.B.

Per quanto concerne i siti, le letture inferiori a 6.500 gradi sono l'effetto dei flussi sotterranei, difetti geologici e griglie magnetiche.

Per tentare di capire, confrontiamoci con il simbolo della svastica o satya, com'è conosciuto in India. Si presenta come croce ad uncino utilizzata da molte culture di matrice indoeuropea. Nella sua forma d'origine raffigura probabilmente il moto solare che da sinistra va verso destra e il cui valore in scala Bovis è altissimo, registra un livello di energia positiva di 1.000.000 di gradi.

La svastica usata dai nazisti, oltre ad essere inclinata a 45 gradi rispetto all'asse cardinale, ha il prolungamento degli assi ortogonali orientato al contrario ed ha un livello terribilmente basso di energia, inferiore a 1.000 Bovis.

Vi sono in natura minerali che hanno energie positive assai elevate, quali l'arenaria e il marmo, ed altri che invece emanano vibrazioni altamente negative come i diamanti, il granito e il quarzo. L'unico elemento con una fonte inesauribile di energia positiva è il fuoco.


Alfred Bovis (1871-1947)

Sono tantissimi gli studiosi che, liberi da preconcetti o costrizioni accademiche, si confrontano con queste tematiche. Lo studio delle frequenze definite "sottili" sta prendendo piede e si parla molto del ruolo che rivestono nell'esplicarsi dei difficili processi biochimici.

Relazione e cura di Sebirblu.blogaspot.it

Fonti: QUI, QUI, QUI e QUI.


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