lunedì 5 giugno 2023

3 Voci dall'Invisibile per Combattere le Malattie


"Bambino malato al Tempio di Esculapio" di John William Waterhouse

Sebirblu, 5 giugno 2023

In questi tempi particolarmente delicati per l'equilibrio di ogni persona a causa dei tre anni passati e di tutto quanto ruota intorno alla conseguenza sociale, pubblico tre diverse considerazioni per affrontare qualsiasi tipo di malattia si presentasse ancora, minacciosa, davanti ai nostri occhi.

Questi tre modi di pensare manifestano la diversità evolutiva di chi li esprime, ma diventano utili per una seria riflessione personale nell'ampia gamma delle valutazioni umane.

Le Voci provengono dal mondo invisibile, tanto screditato quanto deriso dai più che, senza mai essersi accinti ad una ricerca seria ed approfondita, trovano più comodo, o meno pericoloso (come i credenti legati alla fede cattolica che demonizzano tutto), negare l'esistenza di entità pensanti fuori dal piano fisico. (Utilissimo leggere QUI).

Gli ammaestramenti provengono dal celebre "Cerchio Firenze 77" che tanto bene ha fatto per il "Risveglio delle Coscienze" e una vita migliore dal punto di vista spirituale.


"Il Dottore" di Luke Fildes (1844-1927)

La Guida:

"Che la pace sia con voi e con tutti gli uomini, figli cari.

La malattia, o la presunta tale, è uno dei tanti problemi che coinvolgono l'uomo e lo affliggono nella sua vita terrena.

L'argomento meriterebbe una trattazione vastissima, però possiamo svolgere delle semplici considerazioni che possono chiarirci le idee e renderci attenti a questo problema fino a vederlo nelle sue giuste dimensioni; senza peraltro approfondirne ed esaminarne i moltissimi aspetti.

A questo scopo, François, il Maestro Veneziano ed il Maestro Orientale vi parleranno proprio di questo argomento e vi diranno cose che possono servire, ce lo auguriamo, ad illuminarvi." 

Dali

"Il prof. Cesare Frugoni con gli allievi" di Roberto Fantuzzi - (1936)

"Riscuotere la fiducia di un proprio simile fa in ogni caso e a tutti piacere, ma non sempre e non tutti si sentono in dovere di non deludere la fede che viene accordata; mentre è senz'altro doveroso, per chi è oggetto dell'altrui stima, apprezzarla e tenere nella dovuta considerazione quello che è un tributo spontaneamente offerto, perché solo così si può definire.

L'immagine più bella della fiducia che un essere può esprimere è quella del bambino che si rifugia in grembo a sua madre, e nell'adulto quella di chi si rivolge al medico.

Cari medici, ogni volta che un malato si rivolge a voi tenete presente questo aspetto della relazione che si stabilisce; considerate che si tratta di una creatura comunque sofferente e bisognosa, che si abbandona a voi come il fanciullo nelle braccia della mamma in cerca di protezione, aiuto e sollievo.

È un essere che si affida a voi perché è incapace di risolvere quel suo problema e, se l'accettate, il suo problema diventa il vostro.

D'altra parte, come potreste non accettarlo quando avete scelto di esercitare l'arte medica, e perciò non avete optato per una professione bensì per una missione, poiché di questo si tratta quando l'attività che si svolge è diretta a persone e non a cose ed oggetti.


Giuramento di Ippocrate: ved. QUI.

Certo che talvolta, obbiettivamente, il medico non può fare a meno di deludere la fiducia che il malato ripone in lui, perché la medicina non gli mette a disposizione ‒ non avendoli ‒ rimedi validi a guarire quell'infermità che affligge il paziente.

In quel caso il discorso sul tradire la fiducia del malato si sposta dalla figura del dottore alla validità della scienza medica, ma ciò avviene solo quando il sanitario può davvero sostenere di avere la coscienza a posto.

E lo può dire allorché ha impegnato tutto se stesso nella ricerca del rimedio; quando, umilmente riconosciuti i propri limiti, non li ha tenuti nascosti all'infermo, bensì lo ha indirizzato a chi ha una maggiore conoscenza della sua.

E soprattutto lo può dire quando è consapevole dell'importanza della sua figura non già per carpire onorari da capogiro ma per la responsabilità che deve avere per animare la sua opera.

Chi prende lo stato di necessità degli altri, e in particolare le loro malattie come una fonte di esose ricchezze, non ha niente di diverso da chi estorce denaro con minacce di morte.


"Il prof. Roberto Alessandri con gli allievi" di Roberto Fantuzzi - (1930)

Dicevo della validità della medicina. Invero, se l'arte di Esculapio in generale è la scienza per conservare o restituire la salute all'uomo, è assai più ampia di quella che ufficialmente si arroga un tal nome.

E in effetti, molte sono le arti e le scienze alternative per il mondo occidentale che promettono la sanità: l'agopuntura, le cure semplici, l'allopatia, la pranoterapia, l'omeopatia, lo yoga, l'ipnoterapia, ecc. ecc.

In più, alcune che si basano su particolari alimentazioni, altre che si possono definire amene, come quella che insegna a parlare agli organi ammalati del proprio corpo, da consigliare particolarmente ‒ dico io ‒ al malato che soffre anche di solitudine.

Un quadro divenuto talmente caotico che non converrebbe neppure prendere in considerazione, se non presentasse reali guarigioni.

Allora, come comportarsi di fronte a tante discipline che promettono la salute quando si è nella necessità di fare una scelta?  E qui il discorso torna sulla fiducia,  elemento di primaria importanza per riuscire in qualunque cosa, perché la parte psichica ha una rilevantissima influenza non solo nell'attività volontaria del corpo ma anche in quella involontaria, includendo in ciò i meccanismi biologici. (Cfr. QUI; ndr).

Io, sinceramente, riporrei piena fiducia prima di tutto nella medicina del mondo occidentale che, quando fallisce, sovente è perché viene applicata male.


"Il prof. Ernesto Pestalozza con gli allievi" di Roberto Fantuzzi - (1934)

Certo, quando essa si dichiara impotente, o quando il malato per una sua condizione particolare non tollera i rimedi che essa pone a disposizione, tanto da ricevere un danno peggiore del male; o quando si tratta semplicemente di conservare la propria salute; allora non si debbono disdegnare tutte le altre discipline che, come ho detto, vantano risultati positivi e, non di rado, risolutivi di casi disperati.

Perché dare la fiducia in primo luogo alla medicina ufficiale, salvo le eccezioni di cui dicevo? Perché la malattia ha sempre una componente psicologica rilevantissima, per cui ogni medico dovrebbe essere un bravo psicologo.

Sul fattore psicologico sempre presente a monte di ogni malattia se ne aggiunge un altro della stessa natura: quello di chi è consapevole di essere un infermo, costituito dallo stato di sofferenza fisica, dalla paura di non guarire dall'impedimento limitativo dato dall'infermità, dalla diversa situazione che si crea, e così via.

È vero che la cura ideale non deve limitarsi ad arginare gli effetti, ma rimuovere soprattutto le cause; ed è altrettanto vero che la medicina scientifica cura solo gli effetti, anche quando crede di essere risalita alle cause, perché queste sono sempre psicologiche, in quanto alla radice di esse vi è l'assenza di quello stimolo di reazione che scatena le difese naturali dell'organismo.

Però, quando la causa ha già somatizzato l'effetto occorre riparare subito il danno ricevuto dall'organismo, e niente v'è di più immediato, a questo scopo, della medicina scientifica, comprendendo in ciò anche la chirurgia.

Le origini dell'ulcera gastrica sono risaputamente di natura psichica: stati ansiosi, temperamento introverso molto sospettoso e via dicendo; ma quando la lesione ha raggiunto uno stato di gravità che può degenerare, è inutile cercare di rimuoverne i prodromi: occorre subito bloccare l'effetto con una cura chirurgica.

Sarà lasciato al poi eliminare il principio scatenante affinché la malattia non si riproduca. Questo, naturalmente, è un esempio radicalizzato, tuttavia anche nei casi più sfumati il concetto rimane valido."

François

"La ragazza dai capelli lunghi" di Annalisa Avancini

"Amici, il discorso che vi rivolgiamo vuol essere più ampio e non dedicato solo a chi ha problemi di cattiva salute. È prevalentemente rivolto a coloro che sono convinti di non stare bene.

Il primo sintomo che spinge a concludere d'essere ammalati è un vago senso di malessere generale che viene subito interpretato come un avviso che qualcosa non funziona nel proprio corpo.

La  deduzione di chi si trova in questo stato  non lascia alternative,  mentre  in  effetti esistono, eccome! Diverse volte il disagio, che è originato dal vivere una circostanza non gradita, viene attribuito ad un disturbo fisico mentre è di natura psicologica. (Ved. QUI; ndr).

Cosicché la malattia fittizia, formalizzata con il rito delle visite dal medico, diventa una giustificazione per evadere dalla realtà; persino un semplice senso di stanchezza, spesso è un modo per rifiutarsi di compiere quello che si dovrebbe e non si vuole fare. Tanto è vero che quando si compie ciò che piace, la stanchezza non si sente più.

Allora, quando sentite qualche disturbo, non date per scontato di essere ammalati; vagliate le vostre situazioni familiari, di lavoro o di relazione, e in percentuale alta vi troverete la causa dell'indisposizione dovuta alla scontentezza.

Non solo, ma a volte la psiche inganna anche in mancanza di problemi, e fa sentire inappagati per i più vari motivi: ad esempio per noia.

Numerosi sono coloro che si sentono "vivi" solo se hanno qualche "preoccupazione". Questa, per essi, diventa stimolo per "calarsi" nella realtà. Tantissimi sono pure quelli che colmano il vuoto interiore creandosi una malattia.

L'incapacità di pensare, l'assenza di interessi, di una vita interiore e di un'attività personale che li soddisfi, li lascia ‒ per loro difetto ‒ in uno stato di vuoto che essi cercano di colmare, inconsciamente, inventando un malanno... qualcosa a cui pensare, che induce ad agire, che attira l'attenzione degli altri su di sé, che non li fa languire nell'inattività.

Allora, amici, quando sentite un malessere senza avere nessuna disfunzione organica, la causa è da ricercarsi nella sfera psichica. La prima cosa da fare è quella di non crogiolarvi nel disagio, bensì reagire facendovi forza, imponendovi qualcosa che vi distragga e vi impegni: per esempio, sottoponendovi ad un esercizio ginnico. Il corpo ne trarrà beneficio e la psiche si adatterà perché ben disposta da quel "rito" che porterà a nuove attrattive e a nuove relazioni."

Maestro Veneziano

"L'amore guarisce" di Jean Adolphe Lafosse (pittore litografo)

"A te, fratello caro, che invece sei davvero malato fisicamente, raccomandiamo lo stesso di reagire, di non far pesare sui tuoi cari il tuo stato più di quanto non sia già gravoso in sé.

Non sentirti più limitato di quello che la tua stessa malattia oggettivamente produce, non temerla dandoti per vinto, ma sfidala! Se cadi nella disperazione, ti chiudi alla possibilità di ricevere qualsiasi aiuto.

Non pensare di vivere un'esperienza negativa; trai da essa il motivo di cambiamento per il quale si è determinata e resa necessaria.

Il tuo vero bene non è la semplice guarigione ma la tua giusta risposta: la mutazione che essa deve operare in te. Perciò ricorda che il suo aiuto effettivo non è tanto quello di guarirti, ma di aiutarti a comprendere.

Non sentirti abbandonato e solo; ripeti mentalmente con me questo mantra, in forza del quale puoi meglio impiegare le doti che la natura ti ha assegnato per la sana attività dei tuoi corpi (quello fisico e quelli spirituali; ved. QUI; ndr):




"Io sono una cellula di un immenso organismo nel quale mi sento illusoriamente distinto e separato, ma dove in realtà sono parte integrante del Tutto". (Cfr. QUI).

In questa coscienza infinita io vivo in simbiosi con ogni essere e sono investito da una corrente vitale che ha come unico fine il perpetuarsi dell'esistenza sempre pronta a manifestarsi.

In una tale manifestazione attiva e costante, la malattia è contro l'obbiettivo della natura ed è quindi un fattore che la stessa combatte.

Io non devo perciò sentirmi rifiutato ed abbandonarmi ad essa, ma reagire con tutta la mia volontà possibile. In tutto ciò non sono solo, la Creazione mi aiuta con la sua inestinguibile, poderosa corrente che tende a conservare la vita.

Infatti, lo stato di necessità di ogni essere è percepito dall'intera coscienza comune, la quale gli indirizza energie riequilibratrici insite nello stesso moto universale. Sta dunque a me aprirmi a queste energie e goderne tutta la potenza.

La forza che io devo evocare non deve giungere da un punto remoto del cosmo ma dall'interno di me stesso, quindi è alla mia portata. Se in me essa è assopita, io voglio che si liberi ed agisca costantemente.

Impartisco l'ordine alla mente, che se è capace di farmi ammalare, lo è anche di farmi guarire utilizzando la forza vitale della natura.

Io domino la mia mente e l'asservisco a me stesso. Conosco i suoi tranelli, le paure che mi infonde per prevalere sulla mia volontà ed agire a suo capriccio.

Io sono il suo sovrano e la piego al mio volere. Essa mi ubbidisce e lavora fedele per me con tutte le sue possibilità conscie ed inconscie. Anche quando la mia attività consapevole è volta ad altro, la parte subconscia continua ad alimentare la mia guarigione, attimo dopo attimo.

Essa è uno strumento prezioso: io voglio che sia la mia forza e la mia chiarezza. Perciò le impedisco di creare ombre che mi torturano e angosce che mi annientano.

E tu, malattia, non mi incuti alcun timore. Che cosa puoi fare di più che far morire il mio corpo? Niente può farmi cessare di esistere. Morire è rinascere. La morte non esiste. (Cfr. QUI, QUI e QUI; ndr).

Om mani padme aum."

Maestro Orientale

Relazione, revisione e cura di: Sebirblu.blogspot.it


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