lunedì 26 giugno 2023

Mirando all'Infinito, si svela a noi l'INVISIBILE!

 


Sebirblu, 26 giugno 2023

Il vero ricercatore non si ferma all'apparenza delle cose. Egli, pur non sapendo nulla dell'ignoto dinnanzi a lui, prosegue coraggioso il suo cammino confidando nella Forza misteriosa che lo spinge avanti... e trova ne «L'Invisibile» proprio quelle risposte che da tempo andava cercando per dare un senso alla propria vita.

Se il suo cuore è puro ed ha la mente aperta come un bambino, allora si accorgerà di non esser solo perché una Luce discreta illuminerà i suoi passi, proteggendolo e accompagnandolo verso la grande Mèta...

È quello che in sintesi viene spiegato da Amadeus Voldben (Amedeo Rotondi) ne "Il Protettore invisibile", uno dei tantissimi libri da lui scritti per il "Risveglio" delle Coscienze, dal quale ho tratto il brano che segue.




L'Invisibile e noi

Quando gli scienziati arrivarono a penetrare nel sistema dell'atomo, cominciava un'epoca nuova per l'umanità. Constatarono con stupore che, in apparenza, l'oggetto più denso, era fatto soltanto di spazi vuoti dove c'era solo movimento: crollava un idolo.

Non si trattava più di materia, ma di energia, forma invisibile delle potenze nascoste dell'universo. Si scopriva che la materia è soltanto apparenza, che il cosmo è tutto dinamismo: è vita. Il vecchio materialismo subiva il colpo più consistente nella sua parte che riteneva «scientifica».

Se i nostri occhi acquistassero la capacità di vedere la struttura intima della materia, anche solo fino allo stadio di elettroni e di protoni, ogni elemento ed ogni distanza sparirebbero in una visione di punti rotanti intorno a vari nuclei centrali.

Ma più fantastico e meraviglioso ci apparirebbe ciò che ci attornia, se i nostri sensi acquisissero la capacità di vedere e di sentire oltre i ristretti confini della loro limitata percezione.

L'invisibile e l'inudibile sono divenuti contesti inimmaginabili anche per gli uomini di più alta fantasia. L'energia può assumere forme ignote a noi o da noi impensabili, al di sopra e fuori degli schemi mentali umani.

Esistono mondi nello spazio dove non possiamo arrivare neppure con i più potenti telescopi, e vi sono piani di vita che oltrepassano la nostra intelligenza e la capacità di comprensione: è una scala infinita che non sappiamo come incominci né dove arrivi. Anche se la realtà dovesse essere diversa dalle concezioni umane, non avrebbe alcuna importanza.

Essenziale è sapere che quel «quid» che noi abbiamo denominato Spirito, Scintilla Divina o Individualità, che costituisce la nostra vera essenza, può rivestire forme diverse, anche inconcepibili dalla mente, e usare energie ben superiori alle nostre capacità.

Il cosmo è così infinitamente grande che si ignora persino il numero delle galassie. È stato calcolato recentemente che la distanza delle più lontane corrisponde a decine di miliardi di anni luce. Vi si possono trovare forme di vita che l'umano è impossibilitato a vedere, sentire e immaginare.


Ron Dicianni


Negarne l'esistenza vuol dire rapportare tutto a se stessi come fanno quelli rimasti al sistema tolemaico, cioè i materialisti. Ma ciò è soltanto l'effetto di una visione miope e meschina. Non è assurdo ritenere che l'uomo sia il più progredito, e solo, in questa infinita distesa di universi?

Vi sono luoghi nello spazio dove l'evoluzione è proceduta armoniosamente e si è raggiunto uno stato di coscienza superiore. Da tempi immemorabili altri esseri hanno raggiunto lo stadio in cui gli uomini si troveranno fra migliaia d'anni.

I sensi sono i confini che segnano la condizione dell'essere fisico, che nulla sa, perché nulla può recepire di quei mondi vastissimi e innumerevoli che vivono al di là dei limiti della nostra esperienza vitale.

Dinnanzi ad essi, restiamo muti, senza nulla comprendere, perché trascendono le nostre comuni facoltà. Lo spettroscopio ci rivela che a noi sfuggono immense frequenze di vibrazioni cromatiche che oltrepassano il nostro campo visivo, sia nel senso più elevato come in quello più basso della materia.

Abbiamo occhi e non vediamo, abbiamo orecchie e non sentiamo. Il mondo dei sensi è la prigione nella quale siamo confinati e ci restringe entro limiti molto angusti. Così oltre i sedicimila cicli al secondo non riusciamo a percepire nessun suono: è la zona degli ultrasuoni, infatti.

Il limite della nostra vista è il viola. Oltre, esistono raggi le cui radiazioni l'occhio umano non capta e alle quali non è sensibile.

Non percepiamo il magnetismo, i raggi cosmici, l'elettricità, le onde radiotrasmittenti, l'infrarosso e l'ultravioletto, la radioattività, i raggi gamma, l'irradiazione delle piante, degli animali e così via. (Cfr. QUI; ndr).



Tante sono le cose per le quali i nostri sensi sono vani. Man mano che si sale verso livelli più elevati essi sono inutili perché idonei soltanto ad una minima parte del piano fisico, non oltre. Così come noi non possiamo vedere il coraggio, il valore, la tenacia, l'intelligenza, il timore, eccetera.

L'Eterno ha posto dei margini precisi all'apparato sensorio dell'uomo, ma ha anche provveduto affinché le sue relazioni con gli altri piani dimensionali fossero non solo possibili ma attive e continue.

I sensi servono per l'ambiente limitato in cui egli vive, mentre per i contatti con la vita infinita l'individuo possiede in sé la potenza delle sue facoltà superiori. Non si vuole accennare solo a quelle extrasensoriali che non sono appannaggio di tutti, o almeno nel medesimo grado, ma alla più comune capacità di intuizione che ognuno dovrebbe raggiungere e sviluppare.

Tramite essa possiamo ampliare la visione del mondo e giungere là dove la percezione interna, limitata al campo fisico, è quasi sempre irrilevante.

L'essere umano non è tale solo per i cinque sensi fisici che sono la parte più materiale e persino più ingannevole di lui. Ciò che è fuori dalla portata della sua percezione sensoriale può essere da lui colto con le facoltà superiori di cui è dotato, prima fra tutte l'intuizione.

Egli ha prerogative che trascendono i sensi, proprio per le relazioni con i piani e i mondi dove gli strumenti ordinari di percezione non possono arrivare.

Tuttavia, anche là esistono dei limiti invalicabili, segnati per ciascuno dalla propria evoluzione spirituale: mondi invisibili e inudibili che si possono raggiungere solo in seguito ad un graduale progresso. Oltre a tutto questo è mistero e silenzio, zone mute, dimensioni ignote.



La grande mistica spagnola del '500, santa Teresa d'Avila, ha scritto che il Paradiso più che un luogo è un modo di essere dello spirito. (Perciò ognuno, a seconda della propria "frequenza" animica, si troverà esattamente dove dev'essere, essendo per lui impossibile salire a più alti livelli; ved. QUI; ndr).

Vi sono piani infinitamente diversi che vanno dai più densi ai più sottili, in una scala e in una gamma di vibrazioni di energie tali da qualificare i diversi stati di coscienza relativi al grado evolutivo raggiunto. (Ved. QUI; ndr).

L'aldilà può indicare tutto ciò che vive oltre i nostri angusti limiti, i mondi che noi ignoriamo, dove l'esistenza, seppur in forme diverse, è certamente più attiva e assai più raffinata di quella grossolana in cui ci troviamo.

La maggior parte della vita universale si svolge sui piani che nessuna facoltà umana riesce a percepire. Neanche l'uomo più evoluto può toccare gli estremi "confini" dell'Infinito, perché là vivono esseri immensamente a lui superiori.

Se l'individuo vedesse questi piani di vita, non potrebbe reggere: sono livelli oltre gli schemi comuni che l'umano non può comprendere né concepire perché sono mondi dello spirito. Il materialista, per cui essi sono una frontiera irraggiungibile in quanto chiuso nel carcere dei sensi, nega perché non comprende.

Per molti l'impedimento ad intuire è dovuto alle "incrostazioni" intellettuali e al grande uso distorto della ragione che conducono alla negazione preconcetta: ostacoli indicativi di immaturità spirituale.

Ciò che l'essere meno evoluto considera inesistente, perché fuori della sua convalida sensoriale, è la compagine a più alta vibrazione dove l'esistenza è più ricca e intensa: la sua anima, ancora chiusa, non può vedere né sentire.


Gustave Doré

Non può dunque stupire che la scienza, che ignora tante cose del mondo materiale, non conosca nulla dei piani più elevati. Nessuna meraviglia, quindi, che non possa aggiungere altro a ciò che trascende il livello fisico. (Cfr. QUIQUI, QUI e QUI; ndr).

Certi spazi, oltre l'umano, sono talvolta raggiungibili da determinati strumenti o con l'aiuto di facoltà extrasensoriali. (Cfr. QUIQUI e QUI; ndr).

Ciò può avvenire quando si tratta di luoghi o modi di essere ancora vicini alla densità fisica, non certo per ambienti e stadi spirituali assolutamente inarrivabili per chi vive su questo pianeta.

E, poi, quali mezzi avrebbe l'individuo per studiarli? Gli scienziati seri lo sanno e, nell'umiltà, comprendono i propri limiti. Soltanto certi "eruditi", saccenti ripetitori di nozioni scientifiche, negano.

Non essendo costoro veri studiosi, per nascondere il loro scetticismo e la preconcetta avversione a tutto ciò che è spirituale, si coprono puerilmente del manto scientifico per negare e rivestirsi così (secondo loro) di credibilità.

Per noi sono spazi silenziosi le innumerevoli galassie dove pulsano miriadi di stelle. Chi vive in quei mondi? Nessuno può ragionevolmente pensare che l'uomo sia il solo abitatore dei cieli e il resto sia tutto deserto e assenza di rumore.

Nei piani superiori la vita vibra e si svolge in maniera più elevata ed armonica. È là che il nostro pensiero ama sostare, in quella dimensione più sottile dove la materia si smaterializza: è l'energia.

Oltre i limiti umani, può sembrare tutto silenzio e zona morta a chi non concepisce altra vita che quella capace di comprendere. L'individuo è portato naturalmente a concepire le cose secondo la propria misura, ma è necessario riflettere che la vita non può sussistere solo in base ai nostri schemi.

Nella scala esistenziale infinita, è logico supporre che operino esseri più progrediti e, tra questi, coloro che ci hanno preceduto nel cammino, già vissuti sul piano umano.

È ragionevole pensare a dimensioni, lontane dalla densità terrestre, dove si svolge una vita più intensa perché di vibrazione più alta, mondi e modi di essere svincolati dalle ristrettezze umane, in una libertà acquisita per più avanzata evoluzione; anime in possesso di prestigiose facoltà in grado eccelso.



E questo spazio infinito, entro cui si muove la Vita universale, è quello descritto dal poeta nel più mirabile dei modi:


" ...e il naufragar m'è dolce in questo mare..."

(da «L'Infinito» di Giacomo Leopardi)


Relazione e cura di Sebirblu.blogspt.it

Estratto da "Il Protettore invisibile" di Amadeus Voldben – ed. Mediterranee


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