giovedì 19 settembre 2024

3000 anni di Storia e di Sapienza nel «I CHING»!

 


Sebirblu, 17 settembre 2024

Esattamente 50 anni fa, seguendo il consiglio che giungeva dall'Alto ‒ "Consulta I Ching" ‒ in relazione a una domanda concernente il cammino spirituale non solo mio, ma anche del gruppo di cui facevo parte, scoprii la validità di questo testo millenario e ne approfondii la conoscenza.

Ancora oggi, quando lo ritengo necessario, avendo dei quesiti sostanziali da porre, ne ricorro e, puntualmente, ricevo risposte coerenti alla richiesta e consone alle vie dello Spirito. Ma prima di aprire l'argomento ed esporne la valenza da un punto di vista storico e filosofico, avviso che la sezione tecnica e sperimentativa, per chi volesse venirne a conoscenza in modo pratico, la si può trovare QUI.

Inizio con la breve esposizione dei contenuti del testo, rilevata QUI:

«Dell'I Ching si possono dire almeno tre cose singolari: che non ha età, che non è un libro e che è la massima approssimazione attraverso i segni alla vita stessa.

Secondo la leggenda, gli otto trigrammi dell'I Ching (che non sono ideogrammi, ma sequenze di linee intere e spezzate) apparvero come segni impressi sul carapace di una tartaruga primordiale. Non si sa chi li abbia incisi: non certo un uomo e neppure un dio personale. Piuttosto: l'invisibile mano del Cielo.

Che cosa indicano  gli otto trigrammi  (e i sessantaquattro esagrammi componenti)? La totalità degli stati attraverso cui passa l'esistenza, e per i quali passiamo anche noi quando interroghiamo questo che fondamentalmente è un libro di oracoli.

Ma a differenza delle condizioni occidentali, che definiscono sempre alla lettera una risposta e perciò contengono in sé qualcosa di rigido, l'I Ching offrono una situazione nel suo formarsi e nelle sue potenzialità, qualcosa di fluido, impalpabile, trascinante come lo è la vita stessa.

Senza dubbio si può asserire che nulla di scritto, dalla comparsa di quella testuggine cinese, si sia altrettanto avvicinato alla pulsazione segreta del mondo.

Opera enigmatica per antonomasia, che non si finisce mai di scoprire, l'I Ching ha provocato fino ad oggi innumerevoli interpretazioni, edizioni, traduzioni. La prima apparizione nel Vecchio Continente, a firma del grande sinologo Richard Wilhelm, avvenne nel 1924, e resta uno degli eventi storici più significativi per la comprensione dell'antica Cina, in ottica occidentale.»


"La Città Proibita" al centro di Pechino (Gu Gong in cinese, il più grande palazzo del mondo).

Aperta al pubblico, guarda "caso", proprio nell'anno 1924,
quando uscì in Europa la prima edizione del "l Ching" di Richard Wilhelm.

Ovviamente, molti cattolici "storceranno il naso" su tutto ciò, abituati come sono a demonizzare ogni cosa rientri nell'ambito di qualsiasi forma divinatoria (come se nella Bibbia non ne esistessero abbastanza), e senza applicare alcun discernimento su quanto riportato dalle Scritture, facendo di tutte le erbe un fascio.

Per tal motivo pubblico la storia inusuale e interessante del famoso missionario che ha introdotto qui, da noi europei, quest'opera ancestrale risalente addirittura ai tempi di Confucio.



Richard Wilhelm (1873-1930)

Breve Estratto da wikipedia QUI:

«Egli divenne il ponte culturale tra Cina ed Europa. Vantava, infatti, molti scambi amichevoli con diversi grandi intellettuali e filosofi del suo tempo. Alcuni di essi erano: Albert Schweitzer, Hermann Hesse, Martin Buber, Carl Gustav Jung, Graf Keyserling e il filosofo indiano Tagore, per citare soltanto i più conosciuti.»




Richard Wilhelm nel suo diario "L'Anima della Cina", da lui pubblicato nel 1926, narra le sue esperienze di viaggio in quel lontano paese dove visse per venticinque anni. Questo rapporto è il suo unico scritto personale, benché il suo nome sia associato all'I Ching (o l'I King, il Libro dei Mutamenti), da lui tradotto.

Egli racconta che poco prima dello scoppio della guerra mondiale, il generale Zhou Fu,  con il quale  intratteneva  rapporti  culturali  nella  colonia  tedesca  di  Quingdao, gli propose di incontrare un anziano insegnante cinese che custodiva gli arcaici insegnamenti di saggezza confuciana: era il Maestro Lao Nai Xuann.

Da tale contatto iniziatico nacque la traduzione, l'esegesi e la consegna del "Libro dei Mutamenti" al teologo e professore tedesco. Poco dopo quell'incontro Lao Nai Xuann trapassò e Richard Wilhelm divenne l'araldo in Occidente della prestigiosa Opera.

Così scrisse:

«Prima ancora che la tempesta si abbattesse su di noi,  feci uno strano sogno.  Veniva a farmi visita un uomo attempato dallo sguardo cortese e con la barba bianca. Si chiamava 'Montagna Lao' e propose di iniziarmi ai grandi segreti delle antiche cime innevate. Mi inchinai dinnanzi a lui e lo ringraziai. A quel punto lui scomparve e io mi svegliai.

Quelli erano i giorni in cui l'anziano governatore generale Zhou Fu, con la cui famiglia avevo stretto rapporti amichevoli, mi fece una proposta. Disse:

"Voi europei lavorate alla cultura cinese sempre e solo dall'esterno. Nessuno di voi ne comprende il significato reale e la vera profondità. Questo perché non avete mai a portata di mano gli studiosi cinesi giusti. Perfino i maestri di scuola in pensione, che avete avuto come istruttori, comprendono solo l'involucro esterno.

Non c'è da meravigliarsi che circolino tante assurdità da voi sulla Cina. Cosa ne direbbe se le procurassi un insegnante sintonizzato con lo spirito cinese che la introducesse nella sostanza vera? In tal modo potrebbe tradurre, ma anche scrivere qualcosa di suo personale affinché nel mondo la Cina non debba più continuare a vergognarsi."

Ovviamente non c'era persona più felice di me. Venne contattato lo studioso. Io preparai nei nostri palazzi un appartamento adatto a lui. Dopo un paio di settimane arrivò con i congiunti. Si chiamava  Lao; i suoi antenati provenivano dalla regione del monte Lao, del quale la famiglia aveva mantenuto il nome; assomigliava come una goccia d'acqua al vetusto signore che mi aveva fatto visita in sogno.



Lao Nai Xuann

Ci mettemmo subito al lavoro. Traducemmo parecchio, leggemmo molto e grazie alle nostre conversazioni quotidiane mi introdusse nei meandri più profondi della cultura cinese. Allora il Maestro Lao mi propose di realizzare nella mia lingua il Libro dei Mutamenti.

Non era certamente un testo tanto facile, disse, ma tutto sommato nemmeno così incomprensibile come lo si descriveva solitamente. Ormai era un dato di fatto che negli ultimi tempi la vivace Tradizione della Cina era sul punto di estinguersi.

Lui stesso aveva avuto un precettore vissuto interamente nella consuetudine degli avi. I membri della sua famiglia erano parenti stretti dei discendenti di Confucio. Il Maestro possedeva un fascio di gambi sacri di millefoglie (ved. QUI) provenienti dalla tomba del Grande Saggio e conosceva ancora l'arte, ormai quasi sconosciuta perfino in Cina, di preparare un oracolo servendosi di essi.

Fu dunque realizzato anche questo libro. Facemmo un buon lavoro. Mi espose il testo in cinese, mentre io prendevo appunti. Poi lo tradussi in tedesco per me, quindi, senza l'originale, ritradussi in cinese il mio lavoro che egli confrontò con il prototipo per verificare se avessi colto nel segno tutti i passaggi.

L'opera mia fu in seguito messa a punto e discussa in ogni particolare. La volli ancora rivedere tre o quattro volte e vi aggiunsi le spiegazioni e le note più importanti. Il tutto dunque procedeva. Ma prima che arrivassi al termine sopraggiunse la guerra ed il mio stimato Maestro Lao ritornò con gli altri eruditi all'interno della Cina.

La traduzione perciò rimase incompiuta. Già temevo che essa non avrebbe visto la fine, quando ricevetti una lettera a sorpresa proprio da lui nella quale mi chiedeva se avessi un appartamento per ospitarlo; voleva far ritorno a Qingdao e ultimare insieme a me il Libro dei Mutamenti.

Ci si può immaginare la gioia che provai quando arrivò davvero, ed effettivamente portammo a compimento il lavoro. In seguito partii per una vacanza in Germania. L'anziano Maestro trapassò nell'arco della mia assenza, dopo avermi affidato il suo testamento.» (Fonte dello scritto QUI; ndr).



Richard Wilhelm tra i Saggi in Cina. È l'unico con la cravatta dell'epoca.

Ecco, in sintesi, il pensiero unificante di questo grand'uomo, estratto dal medesimo testo appena citato sopra, a pag. 421, e trovato QUI:

«Nel momento in cui l'umanità si stacca dai condizionamenti spaziali e temporali necessita di due cose basilari: una profonda capacità di introspezione, finché a partire dall'inconscio non sarà libera la via che porta a tutto il vivente, percepito in modo intuitivo mediante una visione mistica d'insieme. Questo è il patrimonio dell'Oriente.

D'altronde l'umanità ha bisogno di un ultimo sforzo di intensificazione dell'individuo autonomo finché non avrà la forza di far fronte alla pressione del mondo esterno. Questo è il patrimonio dell'Occidente.

Su questo terreno Oriente e Occidente si incontrano come fratelli indispensabili l'uno all'altro.» (Cfr. QUI; ndr).



Gli otto trigrammi e, al centro, lo Yin e lo Yang, segno del Tao; ved. QUI.

Espongo pure (anche se non completo, perché ripetitivo di quanto ho riportato sopra) un'interessante intervento scritto da Anna Braccini, QUI.

«Ho incontrato questo libro a una festa negli anni 70. Studiavo medicina ed ero attratta dalle discipline complementari (agopuntura, omeopatia ecc.). L'I Ching mi fu dato in prestito dal mio amico Edgardo e da molti anni non me ne so separare.

La parola 'I' esprime 'Mutamento' imprevedibile, cambiamento, invece il termine 'Ching' significa 'Classico', per la saggezza del suo contenuto.

Lo "I Ching" (o I King) è un testo di origine antichissima, si dice che risalga a 3000 anni fa. La stesura del suo sistema divinatorio viene attribuita a Fu-Hi (o Fu-Xi, ved. QUI), mitico sovrano cinese. Vi confluiscono le due grandi correnti del pensiero tradizionale cinese, il Taoismo e il Confucianesimo.

In Cina il "Libro dei Mutamenti" è ritenuto l'essenza pura e la radice del Taoismo. Esso non si basa su una dottrina religiosa, o una rivelazione divina, ma sulla costante osservazione della natura e della vita umana.

Non è l'opera di un unico autore, ma è la saggezza accumulata da diverse generazioni, che accettano la mutazione come sequenza naturale delle cose nell'autenticità della vita. Anzi, il mutar delle cose dona significato alla vita stessa, e contiene una legge, un principio.

L'I Ching rappresenta l'espressione principale della filosofia e della saggezza cinese anche nel campo divinatorio, ma il suo vero alto scopo è la crescita spirituale; è una finestra sulla realtà universale e si può leggere in chiave filosofica, politica, morale, medica, matematica e introspettiva.

Essa è sfuggita all'era dei roghi degli scritti classici sotto la dinastia del 1° Imperatore Qin Shi Huangdi, il quale favorì le scienze occulte e distrusse tutti gli antichi libri sacri. 

Egli è famoso nell'intero Occidente per essere stato il mandante dell'enorme esercito di terracotta seppellito sul luogo del suo mausoleo, nonché l'iniziatore della Grande Muraglia Cinese. (Cfr. anche l'articolo di Repubblica, con annesso video QUI; ndr).




Richard Wilhelm fu il primo studioso occidentale ad occuparsi de l'I Ching aiutato da dotti cinesi dell'antica scuola, tra cui, soprattutto, il venerato Maestro Lau Nai Suann (o Xuann, come detto sopra; ndr) che gli rivelò le meraviglie del "Libro" stesso. Egli, affascinato, percorse dietro la sua sapiente guida questo mondo così straniero e pur tanto familiare. [...]

L'antico testo fu apprezzato e studiato anche da Carl Gustav Jung, che lo considerò "vivente", un sistema per l'esplorazione dell'inconscio. L'interesse dello psicoanalista ebbe un peso decisivo per la sua diffusione in Occidente.

Nel 1948 Jung scrisse la prefazione all'edizione inglese del libro; nel 1949 fu tradotto anche in italiano, e lo studioso ne scrisse, pure lì, il breve prologo, attribuendo allo spirito latino e agli incomparabili retaggi dell'antica civiltà mediterranea un occhio più aperto ed una prontezza di immedesimazione maggiore rispetto ai popoli più giovani. [...]

Il pensiero occidentale seleziona, classifica, mentre la concezione cinese del momento presente, abbraccia ogni cosa fino al minimo dettaglio privo di significato, perché alla sua formazione contribuiscono tutti gli elementi.

L'I Ching non svelano il futuro, ma indicano le tendenze già presenti benché celate alla natura umana, portando consapevolezza all'uomo richiedente, consentendogli di scorgere le varie possibilità davanti a lui e suggerendogli il modo migliore di agire.

In tal maniera egli, invece di ignorare od opporsi alle realtà che lo circondano e lo opprimono anche dal di dentro, collabora con queste e le trasforma in alleate nella creazione del proprio futuro, proprio come un marinaio che non potendo gestire vento e mare, è tuttavia in grado di utilizzarne le forze, dirigendole abilmente. [...]

In definitiva, è un libro per coloro che apprezzano l'armonia, più che il profitto; non ci aiuterà a diventare ricchi, ma sicuramente a vivere nel miglior modo possibile la nostra esistenza e ad affrontare le circostanze, qualsiasi esse siano.» [...]

Prima di concludere con un mio commento, espongo la sentenza datami da l'I Ching per i lettori, con l'uscita dell'esagramma n° 25, senza la mutazione di alcuna linea:

L'Innocenza (l'Inaspettato)
25



L'uomo ha ricevuto dal Cielo la sua natura originariamente buona, onde essa lo guidi in ogni suo movimento. Abbandonandosi a questo influsso divino che è in lui, l'uomo acquista una genuina innocenza, la quale, senza celate mire di compenso e vantaggio, agisce senz'altro rettamente con istintiva sicurezza. 

Chiosa di Sebirblu

Forse non tutti sanno che la consuetudine di aprire le pagine "ad occhi chiusi", specialmente dei libri sacri, come lo sono la Bibbia o il Corano, da tempi antichissimi rientra in una pratica divinatoria chiamata cleromanzia (dal greco κλῆρος «sorte» e «manzia», predizione) analogamente al gettito di dadi o all'estrazione "casuale" di carte, come i Tarocchi.

"Casuale" per modo di dire, dal momento che niente avviene "a caso", perché la Sapienza divina è ovunque. Si dice infatti: "non si muove foglia che Dio non voglia", ed è proprio in tal modo che si ottengono i responsi dal libro I Ching, mediante il lancio di tre monetine o il prelievo fortuito dai 50 steli di achillea millefoglie, pianta sacra per la millenaria Saggezza cinese.

Attenzione, però, a non equiparare la consultazione de l'I Ching alla stregua di un gioco, perché la risposta seria e produttiva secondo le leggi dello Spirito per i fini più alti non vi sarà e tutto apparirà confuso e incomprensibile.

Inoltre, sconsiglio di avvalersi delle consultazioni ad ogni piè sospinto, o per richieste fatue ed eccessivamente materiali, perché lo strumento a disposizione non consente un uso ludico, profano o addirittura tendenzioso... altrimenti non sarebbe un testo eminentemente sapienziale!

Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

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