giovedì 4 giugno 2020

Il Faro provvidenziale ai Naviganti nella Tempesta




Sebirblu, 4 giugno 2020

Ripropongo oggi, per i veri ricercatori, un esempio di come si dovrebbe interpretare la Scrittura scorgendone l'aspetto sostanziale. Normalmente, di questa si coglie solo il senso letterale o allegorico e non ci si sofferma, se non di rado, sul senso profondo ed esoterico che la caratterizza.

L'umanità ormai preda dell'indifferenza più totale verso il "sacro", e dell'apostasia che ha travolto in modo drammatico persino i maggiori responsabili della Chiesa di Roma, si trova oggi in uno stato talmente "soporifero" da non essere in grado nemmeno di discernere che il "capo supremo" ‒ «venuto dalla fine del mondo» ‒ è il Falso Profeta, la "bestia venuta dalla terra" descritta nell'Apocalisse. (Cfr. QUI, QUI, QUI e QUI).

Per questo, è indispensabile più che mai collegarsi direttamente al Cielo (cfr. QUI e QUI) e in particolar modo al dolcissimo Gesù (checché ne dica Bergoglio*), cercando di approfondire da soli (visto che siamo Scintilla divina; cfr. QUI e QUI) il senso e lo scopo dell'esistenza, chiedendo aiuto allo Spirito Santo affinché ci illumini il cuore e la mente.

[* Il "papa" davanti a 33.000 persone, il 25 giugno 2017, ha sostenuto che è dannoso e pericoloso il "fai da te", ossia il rapporto diretto con Gesù al di fuori di "santa romana chiesa" (il minuscolo è dovuto, dal momento che è FALSA), confrontare il video seguente e chi non dovesse visualizzarlo sullo smartphone clicchi QUI]:




Ecco dunque l'analisi di una parabola evangelica, quella della "Tempesta sedata" (Mc. 4, 35-41), che nell'attuale criticità del mondo induce a riflettere e a sostenere la fede di quanti, investiti da momenti difficili pronti a travolgerli, possono trovare la "VIA" sicura per non soccombere e disperare.

"In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all'altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.

Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?».

Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare Gli obbediscono?»."




Mentre l'acqua nel suo ritmo normale rappresenta la purezza, la trasparenza e la calma, quando è alterata, torbida e tempestosa, come dice il Profeta nel Vecchio Testamento, raffigura le passioni e le insidie della vita. Isaia 57,20 («Gli empi sono come il mare agitato»).

Il Vangelo di Marco delinea con precisione il quadro iniziale: «È sera!» Questo ci suggerisce subito che la possibilità di vedere chiaro è molto limitata e che le Forze Oscure hanno nelle tenebre il vantaggio maggiore.

Ciò rivela molto bene il contesto animico in cui ogni individuo vive, cioè nella propria «barca» che è costretto a condurre nel mare della vita.

Il Signore invita i discepoli «a passare all'altra riva». Infatti, nel percorso evolutivo del ciclo vitale noi possiamo distinguere due sponde: una umana-materia ed una divina-spirito.

Gesù invita i «suoi» ossia «il piccolo resto» a prendere il largo, a «passare» dall'altra parte, quella spirituale. Si tratta di un invito alla Risurrezione della Pasqua, che significa «passaggio», come quello del mar Rosso per il popolo eletto liberato dalla schiavitù  e  condotto  alla  libertà.

Quando nella notte, simbolo di cecità e ignoranza, le forze del male si scatenano per farci affondare, la scelta più saggia è quella di rifugiarsi presso «l'altra riva»... dove c'è la Luce perenne, la visione illuminata dallo Spirito e la Conoscenza delle cose.

Ognuno, nella sua più intima essenza, è Particella che è stata emessa dal Creatore a Sua immagine e simiglianza (non somiglianza, perché essere simili è diverso dal somigliare), quindi il Divino è presente in noi.




Ma l'essere umano pensa di essere solo nella sua «barchetta», non sapendo (Spirito addormentato) che Gesù abita in lui. Importantissimo leggere QUI, come scoprirLo! 

Proseguendo l'analisi del testo di Marco, si può dire che, lasciata la confusione (la folla), i discepoli fanno salire il Cristo «così com'era» nell'imbarcazione.

Non si sono cioè preoccupati per nulla di approfondirne la Conoscenza sostanziale, accettandoLo così, come superficialmente Lo avevano conosciuto. Mancava loro la Consapevolezza profonda della Sua vera Identità.

Ecco «levarsi un gran turbine di vento» (simbolo degli imprevisti e delle prove ardue che ogni persona deve affrontare), tanto che il rischio di un naufragio è reale.

Se l'individuo, quindi, non è cosciente della Presenza Divina in lui (cfr. QUI), rappresentato dal Cristo addormentato, è «come nave senza nocchiero in gran tempesta»  (Dante: Purgatorio,  canto VI ‒ verso 77). 

Notare che il Signore si trova a poppa, nella parte posteriore, dove, come Ego Spirito dovrebbe essere «ben sveglio» tenendo saldamente in mano il timone e quindi il dominio. Ne consegue il fatto che l'uomo si terrorizza, si dispera e teme per la sua incolumità non sapendo come salvarsi.

Alla richiesta sconfortata dei discepoli «Maestro, non ti dai pensiero che stiamo per perire?», il Cristo si desta, sgrida il vento dicendo al mare: «Silenzio! Taci!» e la tempesta si placa.

Gesù dunque non interviene se non viene chiamato, così come il «pulsate et aperietur vobis» ‒chiedete e vi sarà dato ‒ impone.

È rappresentata l'umanità che nel momento del pericolo chiama in soccorso il Divino, ma la sua fede è debole e opportunista, tanto che il Maestro replica: «Perché siete paurosi? Non avete ancora fede?» Cioè, non avete ancora capito chi Io sia?

Ecco la similitudine tragica nella quale essa si trova, pellegrina come un marinaio senza meta che non conosce da quale porto viene e verso quale lido va, in balìa del mare in tempesta... e del "Falso Profeta" che sta al timone della "barca di Pietro", ved. QUI.

Sembra incredibile! Ma pochissimi ancora si preoccupano di sapere dove stiano andando!




Allora  non è forse arrivato il momento di accorgerci  che tutti noi abbiamo a bordo un «passeggero» speciale e così importante che, con un cenno soltanto, potrebbe neutralizzare  qualsiasi  evento  contrario  e  minaccioso?

Nel passo di Gv. 14,12 c'è scritto:

«In Verità, in Verità vi dico: chi crede in Me anch'egli compirà le opere che Io compio, anzi ne farà di maggiori...»

Non è questa la conferma lampante e definitiva della nostra splendida, anche se relativa, Divinità?

Non si scandalizzi il lettore di questa asserzione perché è Verità indiscutibile che noi, Spiriti con un corpo, un giorno ritorneremo al nostro regale Genitore, alla «Casa» da cui siamo partiti tanto tempo fa, come figli ribelli, per raggiungere l'apoteosi finale dopo tanta tribolazione.


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