domenica 1 novembre 2020

PIANTI e RIMPIANTI danneggiano i DEFUNTI!


"Un'anima portata in Cielo" di William Adolphe Bouguereau (1878)

Sebirblu, 1 novembre 2020

Considerando il collasso interno della Chiesa di Roma, anche se agli occhi distratti dei più appare tutto normale, non ci si può astenere dal pensare che forse è meglio così, dal momento che non è stata capace in duemila anni di "risvegliare" i popoli alle più grandi realtà spirituali di cui avrebbero avuto bisogno, soprattutto oggi, per non sprofondare nella paura e nell'ignoranza.

Tra queste realtà fondamentali vi è quella della sopravvivenza CERTA delle anime dopo l'avvenuto trapasso, che non è mai stata oggetto di indagini sufficientemente approfondite perché soffocate di continuo da pregiudizi e ostracismi "salva-fedeli" benché il mondo scientifico, a più riprese, ne abbia decretato l'autenticità. (Cfr. QUI, QUI e QUI).

L'ammaestramento che segue, di cui ho riportato quasi tutto vista la sua corposità, proviene dai piani altissimi, dove le Intelligenze pure vibrano ed amano, senza aver mai rivestito corpo fisico.

Che vi si creda o meno, questa è la REALTÀ delle cose che NESSUNO potrà scalfire o negare poiché, così facendo, distruggerebbe solo sé stesso. (Cfr. QUI, QUI e QUI; ndr).


"L'Angelo della Morte" di Émile Jean-Horace Vernet  (1789-1863)

Il Trapasso

«Un'anima è trapassata... ha salito un gradino della scala divina, ascensionale, la scala del perdono. Noi (ossia le coorti degli esseri angelici; ndr), pur inserendoci nello stato animico dei terreni, non guardiamo al fatto personale del distacco che si è verificato, ma a quello sostanziale.»

(Ogni individualità umana ‒ figlio, padre, nonno, o qualunque sia la posizione di consanguineità ‒ è prima di tutto una creatura emessa dall'Altissimo, concepita da Lui... ndr).

«Perché crearsi allora umanamente un dolore, quando la perdita per un trapasso è unicamente legata ad una distruzione di materia e a null'altro?

Come i figli non appartengono ai genitori, a cui sono stati affidati dalla Legge divina solo per essere educati e sostenuti nel cammino evolutivo, così anche i genitori non appartengono ai figli, essendo solo strumenti attraverso cui le anime si manifestano concretamente per correggere i propri errori e continuare la via di ritorno alla Casa originaria.

La materia infatti rappresenta una massa di energie condensate, transitoriamente, per il periodo che va dalla nascita alla dipartita. In seguito, le stesse energie dense si decompongono del tutto, comprese le ossa, ritrasformandosi in energie eteree, poiché nulla nel tempo è eterno ma provvisorio; l'eternità è quassù!» ‒ dice l'Entele Maestro.

«Quella materia che diventa energia è l'involucro che permette allo Spirito di operare fisicamente e che, influendo sulla medesima, ne consente l'azione conferendole la potestà di agire sia per sé come, innanzitutto, per il prossimo.

Lo Spirito è eterno, la Fiamma è divina. Pervenire alla conoscenza del trapasso significa entrare nella realtà, una realtà che può essere scottante, deludente forse, ma che ha in sé nel contempo un punto fondamentale, l'eternità sorretta dall'Amore del Padre. (Importante leggere anche QUI: ndr).




Il  contatto indistruttibile, che verrà a formarsi fra quella che  fu  una  creatura umana e il suo Creatore, deve darvi una gioia ed una pace ineguagliabili» ‒ dice la Voce ammaestrante ‒ «voi, invece, alla scomparsa di un vostro congiunto siete portati a pensare:

"Io sono figlio di questo essere... ho perduto colei o colui che mi ha dato la vita"... No, la vita proviene soltanto dal Padre Eterno; il genitore contribuisce solo a formare quella fisica.» [...]

«Dalla Terra parte un'anima, racchiusa in un involucro, che non ha più le ambizioni, le intolleranze, le ingiustizie, le invidie della materia, ma che porta ancora in sé le tracce di tutte queste negatività, per cui, appena questo perispirito (o insieme dei corpi sottili: ved. QUI, QUI e QUI; ndr) racchiudente l'anima si stacca, si avvia in un ambiente che chiamerò di riposo, ove si isola dal movimento infinito.

L'isolamento potrà durare un giorno o un secolo, secondo la fatica karmica* fisica e spirituale sopportata nell'arco del tempo che, in base al peso subito, determinerà la permanenza più o meno lunga nel 'luogo' di ripristino delle energie, di rilassamento, di rigenerazione.» [...]

*Ossia la Legge di Causa e di Effetto; ndr.

(In seguito, una volta rinvigoritosi, l'essere continuerà l'opera di ravvedimento nella "biotesi" corrispondente al suo stato vibrazionale, cfr. QUI, per proseguire il suo percorso di purificazione delle eventuali colpe accumulate.

Molti si potrebbero forse domandare se quest'anima dovrà subire una punizione continua, ma la risposta è No, in quanto vi è l'Amore, la Giustizia del Padre.

Qui c'è un punto da chiarire riguardo alla Misericordia, che non è stata accennata tra le prerogative or ora dette. Essa agisce unicamente durante la vita terrena perché, oltrepassata la fatidica "soglia", vi operano soltanto l'Amore e la Giustizia; nient'altro.

Ecco perché è importante prendere coscienza PRIMA di trapassare, ed ecco perché l'Eterno ha promesso a più riprese la Nuova Pentecoste o Avvertimento (ved. QUI, QUI e QUI) per l'umanità!

Abitualmente, dopo il trapasso, i congiunti continuano a pensare all'assente; ne sentono la mancanza e soffrono... oppure lo immaginano laborioso nel corso del giorno, con la stessa figura che rivestiva durante la sua vita fisica... ma così facendo ne rinsaldano con la forma-pensiero le fattezze che non esistono più e lo attirano ancora nell'ambito terreno, angustiandolo e rallentandone il percorso che dovrebbe essere invece agevole e sereno.

Se davvero si ama la persona scomparsa non si deve farla soffrire con questa sorta di pensieri, ma incoraggiarla, magari dicendole con la mente e col cuore di non preoccuparsi per i 'rimasti', perché Dio non abbandona nessuno, visto che la Sua Provvidenza è sempre in atto; cfr. QUI; ndr).




Riprende l'Entele Maestro:

«Bisogna rammentare che la sofferenza è potenza che trattiene, mentre la gioia è potenza che sprigiona forza e proietta verso le più alte vette.

Così,  se un dolorante  si reca al cimitero  nell'ambiente  della sepoltura e  là si scioglie in lacrime, in invocazioni, in preghiere, in ricordi, questi non solo non giungono a segno, ma nuocciono al superstite, danneggiando il procedere dell'anima che si è staccata, in quanto essa, ormai liberata da una parte del peso, conserva pur sempre un velo di perispirito ed ha la possibilità di seguire il congiunto ancora sul piano fisico. (Cfr. QUI; ndr).

L'entità scomparsa vede il proprio caro di fronte alle spoglie mortali ormai inutili, trasformate già in parte in energia, rivede ancora le proprie linee fisiche e una lotta si accende fra il richiamo del sofferente e chi, per volontà superiore, deve resistere e procedere oltre.

È davvero una lotta impari che dovrà essere vinta dall'anima, ma che lascerà in essa, per lungo tempo, tracce di fatica e di angoscia.

Se invece l'essere umano conserva dell'assente un ricordo dolce e lo pensa intento a ricevere il premio della fatica sostenuta ed ultimata, allora, in questa atmosfera di dolcezza, si stabilisce una corrente di armonia, e il rimasto percepisce la vicinanza del proprio caro estinto, sente un calore attorno a sé che non sa giustificare: sono le energie di ringraziamento inviategli dallo stesso.

Se voi non siete andati al cimitero e non avete imposto al defunto quel richiamo, quel saliscendi, quella lotta che comunque arresta il suo moto evolutivo, ma ne avete ugualmente conservata l'immagine e la presenza nel cuore e nello spirito oltre che nella mente, voi, con ben diverso risultato, lo potete ringraziare spiritualmente per ciò che di sapere, di serenità, di pace, di amore vi ha dato.

Questo vostro ringraziamento costituisce una spinta per lo scomparso a salire più rapidamente verso la meta alla quale tutti gli uomini debbono aspirare. Ricordando il trapassato in pace, in amore, in letizia e soprattutto in attività, voi non solo lo avete aiutato a continuare la salita, ma avete imparato voi stessi a donare ai vostri simili le energie, cosi come egli fece a suo tempo con voi, quando forse eravate fanciulli.

È la fraternità in atto ed ancora una volta si forma un'unità, confermando che l'uno non è estraneo all'altro e che tutti, sia pure staccati dal ceppo divino, dobbiamo sentirci pronti, spinti l'un verso l'altro non soltanto da una forza propria, ma anche da quella dei cari assenti che hanno già iniziato il viaggio di ritorno.





Nei momenti che voi definite luttuosi, il vostro pensiero ricorre spesso a coloro che voi chiamate santi. I cosiddetti santi non esistono. Esistono delle anime che si sono purificate nel dolore e nella fatica, ma di Santo nei Cieli ve ne è Uno solo: il Padre. Egli solo è Santo! Egli è l'Increato, Egli creò l'Infinito quando l'Infinito non esisteva, nessuno può precederLo nella Potenza, nell'Amore, nella Sapienza (cfr. QUI; ndr). Egli è l'Unico Santo!

Che necessità vi è di ricorrere ad un intermediario perché il vostro pensiero possa essere captato dal Signore? Egli legge i pensieri di tutti gli uomini, singolarmente intesi; il Signore si avvale però di questi Servi, di queste Essenze che sono arrivate fino a Lui per portare soccorso a chi è rimasto.

Dovete ancora rammentare che, se voi soffrite, fate soffrire; ma per voi la sofferenza sarà comunque transitoria, momentanea, fulminea, in quanto le contingenze della esistenza fisica sono tali e tante nel karma di ognuno da oberarvi e togliervi anche il pensiero che dovreste dedicare ai trapassati.

Dice una massima di saggezza degli antichi cinesi, i quali spiritualmente erano assai più avanzati di voi: "Piangete quando la creatura vede la luce del sole e sorridete quando se ne parte"; perché è dolore la perdita della libertà e della potenza, è dolore ritornare nella costrizione.

Dovreste invero piangere quando nasce una creatura, in quanto essa dovrà comunque faticare  in  ossequio  al  comandamento  del  Padre  che  ha  detto: "Tu, uomo, vivrai con il pane guadagnato col sudore della fronte; tu donna, partorirai con dolore", sigillando in tal modo con la sofferenza il moto vitale terreno e quello superiore di ogni umano.

Ecco perché dovete sbarazzare la mente da tutti questi ricordi, rammentando che il trapasso è unicamente un moto micrometrico di evoluzione che si compie. Partono cento, ne arrivano cinquanta; gli altri cinquanta arriveranno domani o domani l'altro: è un movimento ritmico di compensazione.

Gli eventi quotidiani vi salvano e devono insegnarvi che la vita va vissuta ora per ora, attimo per attimo, fatica per fatica. Deve aver valore per voi solo ciò che sarà domani e quel domani deve essere costruito singolarmente da ogni individuo; l'ieri è un movimento che non ha più importanza se non per il conteggio che dovrete fare, a tempo debito, col Padre.



Quando, dopo il distacco e dopo il risveglio (dal riposo; ndr), vi troverete di fronte a Lui, Egli vi chiederà: "Perché hai fatto questo? perché non hai fatto quest'altro? perché hai cosi reagito? perché non hai perdonato a costui?".

Il pensiero che deve legarvi a quell'attimo che si verificherà in un prossimo futuro deve essere di incitamento per voi, in modo che, quando vi troverete di fronte al Suo Trono, Egli non abbia una lista di fatti tali da farvi giudicare negativamente.

Fate dunque che la vita di domani sia esemplare, adamantina; ciò che avete avuto dai vostri genitori di ammaestramenti, di sacrifici, di rinunce, di fatiche, donatelo a vostra volta, perché questo donare porterà in voi una gioia che prima sconoscevate.

Pensate all'assente in quieto riposo, con la coscienza di aver percorso il suo cammino terreno in armonia, in sintonia con la volontà dell'Altissimo, e questo pensiero costituisca la vostra gioia, la vostra compagnia.

Insisto su ciò  non nell'intento di alleviare  il vostro dispiacere o dolore,  ma in quello di riportare alla celerità del moto evolutivo gli scomparsi che voi inconsciamente tentate di legare a voi e quindi alla Terra della colpa (quella dei loro sbagli; ndr).

L'errore vostro consiste nel ricordare una forma, un gesto, un dono di cui vi fate un sacrario e al quale dedicate il vostro pensiero; quel sacrario diventa e si trasforma in ambiente satanico, negativo per la vostra pace e negativo per la pace delle anime dei vostri congiunti.

Considero ora un altro aspetto del movimento "trapasso" nei suoi riflessi umani, aspetto che vi indurrà a donare di voi. Da ogni evento che stoltamente voi definite luttuoso deve scaturire un ammaestramento profondo, un insegnamento potenziale che deve essere assimilato.

Di fronte a voi è un vostro fratello in Cristo che attraversa un tristissimo momento per il decesso di un suo congiunto e voi, facendo vostro il suo dolore e il suo affanno, siete addolorati ed angosciati in maggiore o minor misura in relazione al maggiore o minor grado di sintonia nel quale vi trovate rispetto a lui.




Tuttavia è evidente che nello stesso istante, nel mondo, decine di migliaia di altre creature si sono staccate dalla potenza che fino ad allora le aveva tenute in Terra; i corpi sono rimasti e le anime sono salite per la giusta espiazione. Di fronte a queste "partenze" si rinnovano fra gli umani gli stessi dolori, le stesse angosce, gli stessi affanni, le stesse amarezze che ora travagliano il fratel vostro.

Orbene, se voi pervenite a far vostro lo strazio di un fratello in quanto lo conoscete individualmente, perché non dovreste giungere anche ad assorbire quello di tutti i sofferenti a voi ignoti, ma che sono pur sempre fratelli vostri?

Ecco il punto scottante: l'amore non deve più essere elargito unicamente nell'ambito delle conoscenze, delle amicizie, della consanguineità; l'amore deve essere elargito come il Cristo lo effuse,  cioè generalizzando  il concetto "donare" e rammentando che ogni momento segnato dalla clessidra rappresenta, per un determinato numero di viventi, un attimo di dolore, di affanno, di angoscia, per cui veramente le lacrime scorrono ininterrottamente dal ciglio umano.

Un trapasso nel tempo, un moto evolutivo vi ha posto potenzialmente di fronte alla realtà, realtà che deve essere raggiunta assolutamente, in quanto, in caso diverso, l'opera vostra e l'opera nostra sarebbero vane.

Amarsi l'un l'altro come Egli, l'Unigenito, ama voi: Gesù non disse "amate l'amico, amate il fratello", bensì "amate i vostri simili". Per amarli necessita donare; ne consegue che il "dono" è la prima fondamentale manifestazione dell'amore.» [...]

«Rendete elastico il pensiero, cercate di estrarre da ogni individuo che vedete e da quelli che non vedete, perché lontani, il loro dolore, cercate di assorbirne una parte, appropriatevi di  un  po'  della  loro  fatica  quotidianamente  compiuta  e  sopportata, e la sera, quando avrete ultimata la vostra giornata terrena, ricordatevi d'essere figli dell'Eterno, fratelli dell'Unigenito e dell'umanità tutta.


Adam Abram  (1976)

Dimenticate le vostre fatiche, le ansietà, i dolori, i pesi che portate e recatevi col pensiero là dove di attimo in attimo si trapassa, là dove matura una tragedia (come quella terribile di Nizza; ndr), un sopruso.

Fate che il vostro sorriso per un attimo abbia a scomparire dal vostro labbro, fate, se è possibile, che una lacrima abbia a spuntare dalle vostre ciglia e che tale lacrima venga dedicata a tutti i sofferenti a voi ignoti, donatevi cioè interamente, cosi come Gesù si è offerto all'umanità.

Il pensiero è di un attimo, ma, se intenso, la sua durata è plurima e raggiungerete un duplice scopo, in quanto l'aiuto oggi portato, le energie oggi elargite domani saranno duplicate, triplicate il terzo dì e così via, ed insensibilmente voi porterete ai sofferenti una massa di soccorsi per voi inconcepibile e senza alcuna vostra menomazione.

Siate sicuri infatti che, anche se assimilaste il dolore di tutta l'umanità, il giorno appresso voi non ne accusereste il peso e il giorno stesso non ne sareste schiacciati.

"Amarsi l'un l'altro come Egli ama voi" significa perpetuare il moto triangolare di elargizione (cioè rivolgendosi prima al Padre, affinché conceda e potenzi l'emissione di pensiero per poi proiettarlo verso l'obbiettivo da raggiungere; cfr. QUI e QUI; ndr), elargizione che rappresenta nella sua sintesi la salvezza dell'umanità.

Le guerre, ricordatelo sempre, scaturiscono solo e perché non esiste questo supporto di energie-amore. 

Oggi sapete qualcosa che ieri sarebbe stata vana a conoscersi; cercate di diffondere questo ammaestramento che è cosi importante per l'intero genere umano.»

Relazione e cura di: Sebirblu.blogspot.it

Fonte: estratto da "Scintille dall'Infinito" - ed. "Il Cenacolo", QUI.


"...chi beve dell'acqua che Io gli darò non avrà mai più sete..." ved. QUI.

Post Scriptum

Vorrei ringraziare la commentatrice Federica per la sua adesione alla preghiera in comune, indetta per la settimana di Halloween come contrasto alle Forze Oscure più che mai scatenate, e chiederle se può inviarmi un indirizzo e-mail affinché possa contattarla.

Con sincera stima. 

Sebirblu


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