lunedì 18 novembre 2019

(Paravati) NATUZZA: CANCELLATO Santuario di MARIA!




Sebirblu, 16 novenbre 2019

Il giorno di Ognissanti di dieci anni fa trapassava a Paravati "Mamma Natuzza", sicuramente la più grande mistica dei nostri tempi di cui è in corso la causa di beatificazione, paragonabile solo a Padre Pio che ha incontrato nel 1962, ved. QUI.

Purtroppo, la "falsa Chiesa" di Bergoglio, com'è accaduto per il santo Frate di Pietrelcina, ha adocchiato il "business" sostanzioso proveniente dalla "Cittadella di Maria" voluta dalla stessa Vergine e realizzata dalla Fondazione con le offerte dei fedeli, revocando il riconoscimento all'ente religioso e proibendone di fatto il culto nell'imponente santuario.

Il vescovo, mons. Luigi Renzo, ha iniziato la sua offensiva con un primo decreto nel 2017 e l'ha reiterata il 3 luglio di quest'anno, pretendendo di cambiare lo statuto, svuotandolo da qualsiasi senso di soprannaturalità, imponendo funzionari scelti dalla Diocesi e minacciando di scomunicare, se non avesse rassegnato le dimissioni, don Pasquale Barone, l'ex parroco di Paravati, per oltre un ventennio direttore spirituale della Evolo.

Perciò, nella profonda delusione e protesta dei pellegrini recatisi a rendere omaggio a Natuzza nel decimo anniversario della sua scomparsa, le celebrazioni religiose e gli onori alla grande mistica non si sono potuti svolgere così come tutti avrebbero voluto. Per motivi di spazio, invito a leggere questa ennesima vergognosa vicenda QUI, QUI, QUI, QUI e QUI.

Ora, affinché il grande pubblico possa conoscere almeno le tappe essenziali del cammino straordinario percorso in vita da questa grande "santa", sposa e madre esemplare, ho tradotto alcuni brani significativi estratti dal libro di padre François Brune "I Miracoli ed altri Prodigi":




«Mi è parso difficile comporre una storia cronologica lineare sull'esistenza di Natuzza Evolo. Diversi fenomeni paranormali si sono manifestati molto presto nella sua vita, e dunque ho preferito raggrupparli il più possibile secondo la loro specificità.

Natuzza (diminutivo di Fortunata, il nome del papà; ndt) venne al mondo il 23 agosto 1924. Suo padre non era presente alla nascita perché emigrato in Argentina a causa dell'estrema miseria in cui versava la famiglia.

La "mistica di Paravati" lo aveva visto soltanto in fotografia, ma all'età di undici anni apparve improvvisamente davanti a lui in bilocazione, senza averlo cercato e gli disse: "Non mi riconosci? Sono Natuzza, tua figlia". Suo padre, sconvolto, gli rispose: "Ma allora tu sei morta!" "No, io sono viva – riprese ella – e mi trovo qui non so come".

Ritornata nel suo corpo fisico, raccontò di aver incontrato il suo genitore, e ne descrisse accuratamente la casa. I familiari attribuirono a fantasie giovanili il suo racconto, ma qualche tempo dopo arrivò una lettera da lui che riferiva della visita e di un dialogo avuto con la figlia.

La conferma definitiva dell'accaduto si ebbe più tardi da parenti che, recatisi in Argentina, constatarono quanto la descrizione della casa paterna fatta da Natuzza corrispondesse al vero.

Erano passati pochi anni dalla grande guerra e mentre sua madre, rimasta sola, cercava di "sbarcare il lunario" (purtroppo in modo non proprio esemplare visto che aveva avuto altri cinque figli con altrettanti uomini che l'avevano poi abbandonata uno dopo l'altro) ella, essendo la primogenita, si trovò costretta ad occuparsi dei fratellini, allevandoli tra umiliazioni e stenti inimmaginabili, perché nel frattempo la mamma era stata imprigionata a causa di una calunnia e Natuzza buttata fuori di casa con i piccoli...


...e se ne stette così, nella notte, sotto un portico con loro...
(autrice del dipinto Liz Lemon Swindle)

Fu in quel periodo che attraverso un sogno rivelatore venne a sapere cosa Dio volesse da lei. Le apparve da sveglia un monaco che si presentò come Francesco da Paola, a cui domandò due grazie: la liberazione della mamma e un lavoro per poterla aiutare. Questi le rispose: "In tre giorni sarai esaudita".

Come promessole, alla scadenza del tempo stabilito fu chiamata dall'avvocato Silvio Colloca che in capo ad un mese l'assunse al suo servizio.

Le Visioni dei Defunti

Fu nella casa dei suoi padroni che nel giugno 1939 i trapassati cominciarono ad apparire a Natuzza. Il fenomeno si sviluppò a partire dal 1940, in seguito ad una strana esperienza. Durante la Quaresima di quell'anno, ella aveva deciso di fare un digiuno completo di quaranta giorni, senza cibo né bevanda.

Nella notte tra sabato e domenica delle Palme le apparvero dei defunti annunciandole che nel luglio 1940, giorno della festa dei Santi Anna e Gioacchino (genitori della Vergine Maria; ndt), sarebbe morta, ma solo "in apparenza"; morte che lei avrebbe preso per vera.

Nel giorno indicatole, effettivamente Natuzza cadde in uno stato di letargia che durò sette ore. Migliaia di persone si riunirono. I Colloca fecero arrivare invano molti medici. Gli occhi chiusi, il corpo irrigidito, ella sembrava davvero un cadavere. Cos'era accaduto nell'arco di quel tempo? Non lo sappiamo, ma quel sonno certamente non ha nulla a che vedere con i casi di premorte o NDE che taluni sperimentano.

Questa sorta di trance si ripeté spesso; si presentava con una perdita di coscienza accompagnata da moti convulsi come qualsiasi caso di epilessia.

Se non si ha alcuna conoscenza di cosa le avvenisse in quei momenti, si è saputo da lei, una volta rinvenuta, che vedeva il Cristo e la Vergine Maria. Entrava in estasi fissando un punto davanti a sé nella stanza, parlava da sola, cadeva in ginocchio, ed invitava le eventuali persone presenti a fare altrettanto.

Questi dialoghi con Gesù e Sua Madre avvenivano anche al di fuori delle trance. La signora Alba Colloca ha raccontato come un giorno avesse provato ad ascoltare, dietro alla porta, ciò che Natuzza diceva alla Santa Vergine.




Ovviamente non poteva sentire quello che diceva quest'ultima, ma solo le parole della veggente pronunciate ad alta voce:

"Mia cara Madonnina, quando mi passerà questa malattia? Mi avete detto di recitare un'Ave, un Padre Nostro e un Gloria alle tre... Ma io non so quando è quell'ora... Ah, avete detto che sono le tre meno dieci?... Cosa desiderate ancora? I nove primi venerdì?... Come?... Non vi capisco... Perché non dite che volete una novena? Ah, volete che faccia la comunione il primo venerdì per nove mesi? Molto bene... Cosa dite?!... Che la signora è dietro la porta ad ascoltare?...

E dopo di allora, Alba Colloca non ci provò più.

Un giorno, entrando nella camera dei bambini, scorse tre persone sedute sui letti. Un po' stupita, le pregò di andarsi a sedere in salone. Gli intrusi le dissero che erano morti. Molto spaventata, corse dalla signora a dirle che c'erano tre "morti" seduti sui letti dei suoi figli. 

Madame Alba si volse allora ridendo verso suo suocero, il notaio Antonio Colloca, il quale avvicinandosi alla giovane inserviente le disse: "Se sono morti, perché non chiedi i loro nomi?

Natuzza riandò rapidamente nella camera ed esposta loro la domanda, se ne tornò annunciando: "Si chiamano Nannina, Raffaele e Concetta". Sbalordito, il notaio rimarcò che tre persone della famiglia, defunte già da molto tempo, portavano quei nomi.

La visione dei trapassati andava a far parte ormai della sua vita e missione. Fu proprio un santo (Francesco da Paola; ndt) che gliela annunciò: "Una sera ‒ raccontò Natuzza ‒ dopo aver chiuso il portone, mi ero appena ritirata nella mia stanza quando vidi entrare alcuni esseri vestiti come noi che si presentarono come anime dell'aldilà.

Era la seconda volta che avevo queste apparizioni dove vedevo dei 'morti'. Ebbi grande paura e fuggii piangendo."




Nel 1942 Natuzza fu accolta nella casa della nonna materna, Giuseppa Rettura, ma continuò a vegliare sui suoi fratelli e sorelle. A più riprese cercò l'aiuto di preti per poter entrare in una comunità religiosa, ma ogni volta ne fu dissuasa. Così, ella si ritrovò in età da marito. I pretendenti erano numerosi ma lei non vi pensava affatto.

Nonostante questo, finì per innamorarsi di un giovane del paese, Pasquale Nicolace, un falegname che sposò per procura il 14 agosto 1943 perché si trovava sotto le armi. Ella aveva appena compiuto diciannove anni.

Mentre attendeva che finisse di infuriare la guerra, Natuzza andò a servizio della signora Anna Laureani: le manifestazioni di trance e di emografia proseguivano, ed anzi si intensificavano assumendo forme ancor più impressionanti. (Qui di seguito il filmato d'epoca; ndt):




In un attimo ella perdeva conoscenza, il suo corpo si irrigidiva, diventava insensibile a tutto e, poco dopo, uscivano dalla sua bocca espressioni e parole provenienti da entità invisibili. Diventava così uno "strumento", un mezzo, o meglio ‒ come si dice ‒ un "medium ad incorporazione".*

* [Di norma, questa predisposizione psichica è pericolosa per la possibilità di "incamerare" anime di trapassati non troppo evoluti spiritualmente (ossia dei "baronti", ved. QUI, QUI QUI; ndt) o addirittura degli esseri di bassissimo livello, ma la semplicità, la Fede e l'Amore di Natuzza per il prossimo la mettevano al riparo da qualsiasi sorpresa, guadagnandosi l'aiuto e la protezione speciale degli Angeli.]

Si tratta di un fenomeno diverso da quello che abbiamo visto sin qui. Ella non ripeteva più ciò che le veniva detto dal suo Angelo Custode, ma erano i defunti a parlare direttamente attraverso la sua bocca, avendo ricevuto il permesso dal Cielo, quindi senza essere evocati.

I timbri di voce si differenziavano e corrispondevano ai trapassati che le persone presenti potevano facilmente riconoscere come propri cari o amici deceduti.

Talvolta,  alcune entità  non venivano  identificate da nessuno,  ma  in ogni caso  non era mai la voce di Natuzza. Esse quasi sempre, incorporandola, dichiaravano la loro identità ed il nome. Allora ella rilasciava dei messaggi in differenti lingue senza conoscerne alcuna.

Le intonazioni, lo stile, i giri di parole, i termini potevano variare considerevolmente secondo il ceto sociale e il carattere dei defunti che parlavano tramite lei. All'inizio, la trance avveniva 2 o 3 volte al giorno, quando le persone cominciavano a recarsi da Natuzza con la speranza di rincontrare i loro cari scomparsi.




"Verso la fine del 1943 ‒ riporta Silvio Colloca ‒ mi trovavo al frantoio di Paravati, quando mia cugina Annina Laureani mi chianò per dirmi che Natuzza era caduta in trance.

Mi recai allora da lei e trovai la ragazza seduta sul divano del salone, appoggiata al bracciolo, con la testa sostenuta dal suo braccio e gli occhi chiusi.

Appena entrato, la voce infantile di un bimbo uscente dalla bocca di Natuzza mi disse: "Entra, entra!" Mi avvicinai chiedendo: "Chi sei tu?" "Sono tuo zio Livio". Restai stupefatto... Mio zio, questo bambino? Compresi più tardi che si trattava di un fratello di mio padre, morto all'età di otto anni, nel 1873 o '74, ossia settant'anni prima e al quale ero ben lontano dal pensare.

Cominciai allora a parlare con lui, domandandogli notizie di mia sorella Stella che aveva seguito suo marito, il console Simonetta a Tarvisio. C'era stato lo sbarco degli americani, l'Italia era stata divisa in due e noi non avevamo più notizie di questi parenti.

"Sii tranquillo, ella sta bene, non ha proprio bisogno di nulla". "Non abbiate alcuna inquietudine" mi rassicurò la voce e, in effetti, come apprendemmo dopo, mia sorella stava molto bene. (Cfr. anche QUI e QUI; ndt).

Mentre il bambino parlava con me, mio cognato, il dottor Armando Macrì, si avvicinò per toccare Natuzza. La voce infantile del bimbo disse allora: "Inutile soccorrerla, tu puoi gettarla dalla finestra ma ella non si risveglierà lo stesso".

Gli domandai ancora altre cose, egli mi rispose con precisione ma, ad un certo momento mi disse: "Ti saluto zio, il permesso è terminato, devo andarmene; vai un giorno a comunicarti per me".

La benedizione religiosa fu data alla giovane coppia di sposi soltanto nel gennaio '44, alla chiesa di Santa Maria degli Angeli a Paravati. Nondimeno Natuzza temeva di non aver fatto realmente la volontà di Dio sposandosi.

Accadde che cinque giorni dopo l'inizio della sua coabitazione con Pasquale, il 17 gennaio alle tre del pomeriggio, mentre era desta, vide in estasi la Madonna, il Cristo e san Giovanni. Ebbe grande paura e si mise a piangere. Gesù le domandò: "Perché piangi?" ‒ "Ho pensato che una volta sposata non sarei stata più degna del vostro Amore e che non avrei mai dovuto maritarmi".

Il Signore allora riprese: "Ti ho sempre amata e ti amerò ancora di più se compirai il tuo dovere di sposa e di madre, ma, attenzione! Io metto nelle tue mani dei fiori freschi e profumati e guai a te se non saprai curarli."




"Mio marito mi tratta come una donna normale" ‒ disse una volta Natuzza, e fu così anche per i suoi cinque figli: Salvatore, Antonio, Anna Maria, Angela e Francesco.

La famiglia Nicolace viveva molto poveramente. Con la fine della guerra e il ritorno di Pasquale, si riavviò l'attività di questi come falegname, ma di lavoro non ce n'era granché. I primi anni furono assai duri, pieni di privazioni man mano che i figli nascevano, ma Natuzza, che si dedicava tanto al suo prossimo, non accettava mai né denaro, né doni, né tanto meno offerte.

Quando non lavorava, Pasquale accoglieva le persone con il suo gentile sorriso nell'unica stanza disponibile che fungeva da sala da pranzo e d'accoglienza. C'era gente a tutte le ore, ma è a partire dal primo pomeriggio che affluiva in gran numero, per ascoltare "la radio dell'altro mondo". I primi arrivati occupavano qualche sedia e le panche, gli altri aspettavano pazientemente in piedi per essere ricevuti da Natuzza.

Le Bilocazioni

È a partire dalla seconda metà del 1939 che i fenomeni di bilocazione iniziarono a manifestarsi, quando Natuzza lavorava ancora presso i Colloca.

Ciò accadeva sia da sveglia che durante il sonno. Il suo "doppio" (lo Spirito con l'insieme dei corpi sottili; ved. QUI e QUI; ndt) si staccava dal suo organismo fisico, generalmente accompagnato dai defunti, e andava a visitare genti conosciute o mai viste prima. Al ritorno, poteva descrivere ciò che aveva visto o sentito; aveva inoltre il dono di agire sul nostro mondo materiale con effetti concreti.

Una cugina dell'avvocato Colloca, Giuseppina, aveva appena partorito e, nottetempo, si accingeva ad allattare il suo bimbo, quando udì uno scalpiccìo di passi. Alzò gli occhi e vide Natuzza in compagnia di suo nonno Francesco Romano trapassato da molti anni. Erano al centro della stanza e avanzavano verso di lei.

Terrorizzata, Giuseppina cominciò a tremare. Suo marito, a lei vicino, se ne accorse e gli toccò il braccio domandandogli cosa avesse. Ma la visione, intanto, era scomparsa e lui si convinse che lei avesse sognato.

L'indomani, l'uomo si recò dai Colloca. Prima ancora che aprisse bocca Natuzza lo apostrofò: "Non verrò più da voi!" "Che vuoi dire?" rispose il marito fingendo di non capire. "Non verrò più da voi, perché la sua signora ha avuto talmente paura come se avesse visto chissà che cosa!"

Natuzza delineò esattamente la scena: innanzitutto gli disse che Giuseppina aveva messo una cartolina postale sulla lampada per proteggere dalla luce gli occhi del bimbo; poi descrisse il colore della copertina nella quale la mamma aveva avvolto il suo bebè e, infine, gli illustrò altri particolari assolutamente esatti, senza aver mai messo piede a casa loro!


Natuzza Evolo intorno al 1948

Un'altra storia mostra bene l'«azione concreta»* di Natuzza in bilocazione. Ella si era recata a Catanzaro per visitare sua madre all'ospedale, arrivando prima dell'orario prescritto. Decise allora di andare a trovare un'amica, trattenendosi là per il tempo di un caffè ma, andandosene, dimenticò sulla poltrona il suo foulard nero che usava di solito per andare in chiesa.

Alla fine del pomeriggio, l'amica, Italia Deodato, si accorse del foulard e telefonò subito a Natuzza per rassicurarla e dirle che glielo avrebbe fatto pervenire a Paravati alla prima occasione. Ma il giorno dopo andando a prenderlo sulla poltrona, non lo trovò più. Nessuno lo aveva toccato, per cui, richiamò Natuzza dicendole costernata che era scomparso.

"Non preoccuparti, le rispose quest'ultima, stamattina, prima di andare a Messa, ho avuto l'impressione di passare da te. Ho visto il foulard e l'ho preso".

* [Quando ci si sposta in astrale, lasciando il corpo fisico, normalmente non si può agire sul piano della materia tridimensionale ma, utilizzando la volontà di pensiero, è possibile per certi Spiriti elevati come Natuzza o Padre Pio, smaterializzare le molecole fisiche che compongono gli oggetti concreti e ri-materializzarli in altro luogo, sempre mantenendo fissa la concentrazione sulla forma degli stessi, in modo da "ricostituirne" la natura originaria. Si chiamano "asporti" ed "apporti"; cfr. QUI; ndt].

Infatti, Natuzza disse:

"Non sono io che provoco la bilocazione, angeli o defunti vengono da me per condurmi nei luoghi dove la presenza mia è necessaria.

Io vedo perfettamente tutto ciò che mi circonda. Posso descriverlo, parlare e chiudere le porte, posso agire. Sono qui a casa mia, discorro con i miei e mi sento nel contempo in un altro luogo dove discuto e opero nello stesso modo.

La bilocazione non è come un film che si vede al cinema o in tv. Io mi trovo veramente nel luogo che visito, e vi rimango solo il tempo necessario per svolgere la mia missione, qualche secondo o minuto.

Sono ben cosciente quando lascio il mio corpo fisico a Paravati (o in qualche altro posto diverso). È come se ne avessi un altro simile (questo dimostra quanto ella sia inconsapevole dell'esistenza dei corpi sottili o che non lo voglia dire a causa delle "proibizioni" ataviche della Chiesa sull'aspetto esoterico delle cose: cfr. QUI; ndt).




Il fenomeno avviene sia durante il sonno, come di giorno, mentre sto parlando con qualcuno o facendo qualcosa. Talvolta mi sbaglio e do alla persona che si trova davanti al mio corpo fisico il messaggio che avrei dovuto dare a quella visitata (in astrale; ndt).

Spesso non so dove mi sono recata, a meno che non vi sia già andata prima. È il mio accompagnatore che lo annuncia, spontaneamente o sotto mia richiesta.

Non molto tempo fa sono andata a Ginevra, un'altra volta a Londra. In un batter d'occhio mi sposto là dove devo andare, qualsiasi ne sia il tragitto, e giungo direttamente nella stanza o nella camera attigua in cui si trova colui o colei che devo incontrare. Apro la porta e la richiudo, l'azione è terminata.

Non ho mai avuto l'impressione di attraversare muri o pareti. Arrivo all'istante a destinazione. Talvolta mi reco in una via o in uno spazio esterno. Quando viaggio così, non osservo mai le cose dall'alto come se volassi (e questo per la massima concentrazione sua di portare aiuto, altrimenti correrebbe il rischio di "cambiare rotta" al minimo pensiero estraneo; ndt).

Non ho mai avuto la percezione di attraversare un "tunnel", né vedere la "corda d'argento" (cfr. QUI; ndt) che collega il mio corpo fisico a quello spirituale.

Mi è anche capitato di sperimentare una trilocazione. Mi sono manifestata nello stesso tempo in due luoghi dove, in entrambi, mi hanno vista persone differenti.

Mi è stato detto molto chiaramente che le bilocazioni avvengono solo col permesso di Dio, avendo esse uno scopo ben preciso."


"Il Poema dell'Anima" di Anne François Louis Jinmot

Siccome un fenomeno non ne esclude un altro, Natuzza poteva benissimo lasciare in ricordo qualche emografia su federe e lenzuola delle persone che visitava. Eccone un esempio:

‒ Una certa notte della settimana santa del 1972, la signora Anna Cosentino si era appena coricata quando, ad un tratto, vide Natuzza seduta ai piedi del letto. Spaventata, nascose la testa sotto le coperte. Il giorno dopo, sistemando la stanza, scoprì dei segni ematici formanti simboli collegati alla Passione di Cristo: una lancia, una corda, dei chiodi e un'altra lancia trafiggente un cuore.

Visto dal lato di Natuzza, l'episodio andò così: "Al momento di coricarmi, verso le undici di sera, ebbi l'impressione di trovarmi in casa della signora Cosentino a Verona. Questo non durò che un istante. La vidi a letto, le sorrisi e quando, presa dalla paura si nascose sotto le coperte, mi avvicinai provando a sollevare il lenzuolo per rassicurarla.

Ma lasciai qualche macchia di sangue sullo stesso e, siccome ne rimasi contrariata, Gesù mi apparve, e tutto triste mi disse: «Non ti inquietare; Mi manifesterò tramite il tuo sangue alfine che tutti possano vedere, sapere e credere».

L'indomani mattina, appena sveglia, ho raccontato ai miei bambini quello che era avvenuto durante la notte, pregandoli di avvertirmi se avessero sentito suonare il telefono, perché ero certa che qualcuno si sarebbe fatto vivo.

Infatti, non erano ancora suonate le otto che un signore, senza dire chi fosse, mi domandò al telefono se nella notte mi fossi recata in spirito in un paese lontano.

Gli raccontai quello che avevo l'impressione di aver fatto durante la notte, e fu soltanto allora che egli mi rivelò d'essere l'avvocato Cosentino, il marito di Anna. Qualche mese più tardi venne a trovarmi e mi mostrò il lembo del lenzuolo con i segni della Passione di Gesù impressi col mio sangue."

Abbiamo dunque, con questo episodio, la conferma assoluta di come Natuzza potesse entrare in bilocazione con la leggerezza e l'umile capacità dei santi.»


Natuzza... fiore nel deserto delle anime...

Concludo dicendo che quest'anima bella subì anche l'ingiustizia, poco prima di sposarsi, di essere mandata in manicomio a Reggio Calabria per accertamenti, inviata da quel tristo personaggio (padre Gemelli) che aveva perseguitato anche padre Pio (ved. QUI).

Ne uscì dopo due mesi perché i medici non le avevano riscontrato alcuna anomalia mentale; era perfettamente sana.

Questo, e tanto di più ci sarebbe da dire sulla vita molto sofferta ma assolutamente straordinaria di Natuzza, che ancora una volta ha mostrato al mondo dove può condurre la via della Croce accolta per Amore: alla gioia sublime dell'incontro con Dio, consapevoli soltanto d'aver compiuto la Sua Volontà.

Traduzione, adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it


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