Sebirblu, 13 ottobre 2024
In questo tempo, nel quale l'umanità è quasi del tutto rassegnata al tragico avanzare di una terza guerra mondiale, sento l'impellenza di poter essere ancora utile a molti nel sollevarne il morale, e la speranza, pubblicando, come già ebbi a fare QUI, QUI, QUI e QUI, i primi tre capitoli (leggermente abbreviati per ovvi motivi) del famoso libro "Angeli in Astronave" di Giorgio Dibitonto, scaricabile QUI.
La pacatezza, la modestia e l'umiltà di questo personaggio, che affiorano dal video a seguire, rendono, per chi ha occhi e cuore adatti, ancor più credibile la straordinaria esperienza da lui vissuta in quel lontano 1980.
L'evento di cui era ospite si è svolto a Miramare di Rimini, condotto da Red Ronnie il giorno 8 giugno scorso, con la partecipazione di moltissime persone unite dal comune intento di pregare e meditare sulla Pace nel mondo, intonando anche l'«OM», cosa che indubbiamente fa "storcere il naso" a parecchi cattolici non ancora maturi per una visione più ampia della spiritualità.
L'Essere dalle ali di luce
"Quel pomeriggio mi trovavo in casa. Alzando casualmente il capo, intravidi nella stanza una luce che si fece man mano più forte fino a divenire più intensa di quella naturale. In mezzo a quel bagliore apparve la figura di un giovane di una bellezza straordinaria.
Lo osservai stupito e vidi che stava appena sollevato da terra. I suoi piedi erano nudi, indossava una tunica scintillante e aveva due ali splendenti. Continuai ad ammirarlo, rapito dalla dolcezza e maestà di quel volto. La visione durò a lungo, finché svanì così come era venuta.
Col passare dei giorni, non riuscivo a cancellare dalla mia mente la bellezza di quella apparizione e la dolcezza provata di fronte a quella luce. Era come se in silenzio mi accompagnasse ovunque.
Non avevo mai creduto, dopo l'età della fanciullezza, che le visioni fossero qualche cosa di reale: le avevo sempre ritenute frutto della fantasia eccitata. Ma ora andavo ripensando che il giovane mi si era mostrato mentre ero tranquillamente rilassato senza nessuna eccitazione.
La calma che aveva accompagnato, in me, l'accadere della cosa, era stata tale da farmi realizzare molto chiaramente tutti i particolari di quanto avevo visto. Non riuscivo a comprendere e, ripensando alle ali di quell'essere, andavo ripetendomi meravigliato che forse gli Angeli esistevano davvero.
Una sera, prima di Pasqua, ero appena rientrato in casa e mi accingevo a dedicarmi alle solite incombenze, quando l'apparizione tornò a farsi vedere, nello stesso punto e allo stesso modo della prima volta. [...]
Mi feci coraggio, e gli chiesi chi fosse. Egli sorrise e con voce soavissima, mi rispose: «Io sono Raffaele». Espressi il desiderio di sapere qualcosa di più su di lui, ed egli mi disse: «Nelle Scritture troverai il libro di Tobia (ved. QUI; ndr), attraverso quello ti sarà dato di conoscermi meglio. Mi rivedrai». [...]
Conservai tutto ciò nel mio cuore, con la speranza che avrei rivisto Raffaele, secondo la sua promessa.
Il luogo prescelto per l'incontro
Ero sdraiato sul letto per un breve riposo pomeridiano, e stavo prendendo sonno, quando una nitida visione apparve dinanzi ai miei occhi. Vedevo un bosco, i suoi alberi, il sottobosco e l'erba divisa da un sentiero. Mi sentii invadere da una pace profonda.
Attesi di comprendere il significato di quanto mi stava accadendo, e allora udii la voce di Raffaele che mi disse: «Osserva bene il luogo. Lo riconoscerai: è stato prescelto per un nostro incontro». [...]
La notte del ventitré aprile 1980, l'Angelo mi comunicò: «Dopodomani, nel primo pomeriggio, prenderai la tua automobile e ti recherai a Finale Ligure. Là saprai cosa fare. Salute a te». Vincendo ogni titubanza, il giorno stabilito partii. [...]
Giuntovi, non dovetti pormi tanti problemi perché la voce di Raffaele arrivò puntuale ad indicarmi il percorso.
«Devi recarti a Calice», mi disse, «e di lì proseguirai verso la montagna. Ti saranno date altre indicazioni utili a condurti al luogo dell'incontro».
Mentre la mia auto saliva i tornanti della valle, non riuscivo a stabilire se a farmi procedere fosse del tutto la mia volontà, o una volontà a me superiore, se fosse la curiosità più forte di ogni timore o la gioia di un incontro che il mio animo presentiva sublime. Indiscutibile era però il mistero: non capivo perché fossi stato invitato a recarmi fin lassù.
Seguendo le indicazioni telepatiche, avevo girato verso destra, e adesso procedevo fiancheggiando un'altra vallata che si apriva e si restringeva in modo irregolare sotto il sole del tardo meriggio. Proseguii, finché mi venne detto di abbandonare la mia Fiat 500 e procedere a piedi. [...]
Il cuore ora mi saltava in gola. Mi fermai. La voce di Raffaele mi raggiunse subito: «Non hai nulla da temere», mi disse. «Respira profondamente. Riposati un poco e prosegui. Ti sentirai bene». Obbedii prontamente e mi sentii pervaso da un piacevole calore che mi ridiede tono e forza. Ripresi il mio cammino sulla salita. [...]
Il viottolo si inoltrava su una zona più aperta; sulla sinistra vedevo ancora la vallata e a destra saliva la montagna. Riconobbi il luogo mostratomi nella visione. Lo guardavo e mi stupivo di averlo già veduto tale e quale. La mia emozione si accrebbe.
«Respira profondamente e cammina», disse Raffaele. Lo feci e tornò a inondarmi il calore tonificante e ristoratore. Una piacevole brezza leggera mi percorse la persona. Mi sentii così sereno che la gioia apparve nel mio animo... «Veniamo dalla parte del sole», aggiunse. «Siamo molto vicini».
Mi voltai e, contro il sole, sulla vallata, notai una macchia vaporosa che si abbassava velocemente venendo verso di me. Sentii che emetteva un leggero ronzio.
Provavo un certo timore, ma ciò non mi impedì di tenere gli occhi rivolti al misterioso oggetto. Si avvicinò rallentando dolcemente e iniziò una discesa verticale fino ad arrestarsi in aria a poche decine di metri sulla mia testa.
Ora lo vedevo bene: appariva come un grande piatto argenteo che a tratti sembrava vetro fuso col peltro. Tutt'intorno aveva delle luci di vario colore e, sotto, mostrava tre grandi sfere. Mi sentii fortemente attratto verso l'alto ed ogni senso di apprensione svaniva.
Il disco si spostò nuovamente verso il cielo e andò a fermarsi sulla cresta degli alberi. Ora potevo osservarlo senza alcun impedimento. Mostrava nella parte superiore una grande cupola, sulla cui sommità era accesa una luce bianchissima che illuminava lo spazio circostante.
Essa aveva oblò rotondi dai quali fuorusciva una luce simile a quella che irradiava da sopra. Quella luce aumentò e invece di abbagliarmi, mi dava una sensazione piacevolissima. Al suo confronto ora il sole era di un giallo sbiadito. [...]
Da quel velivolo luminoso, udii la voce di Raffaele che mi parlava. «Non è la prima volta», disse, «che incontriamo gli uomini della Terra in questo modo. Da sempre parliamo alla vostra umanità dai nostri mezzi spaziali, dai dischi e dalle astronavi. Nelle Scritture si legge che il Signore parlava all'uomo della Terra dalla nube: è quanto ora accade a te per la prima volta e quanto fu dato di sperimentare ai vostri padri di ogni epoca».
Il mio stupore aumentava. Compresi che l'esperienza che stavo vivendo l'avevano già fatta molti altri uomini del mio pianeta prima di me. La voce di Raffaele continuò a farsi udire.
«Noi veniamo dalle 'tante dimore' della Casa del Padre», disse. «I nostri mondi appartengono alla fratellanza dell'Amore Universale. Fra noi regnano un'armonia e un grado di conoscenza a voi sconosciuto. Da sempre noi veniamo dallo spazio a portarvi aiuto e salvezza». [...]
«Abbiamo voluto questo incontro con te» disse ancora la voce. «La nostra gioia è grande. Sii sempre certo del nostro amore insieme ai tuoi fratelli della Terra. Verremo ancora. Ora ti salutiamo nel nome del Padre Universale».
Compresi che parlava anche a nome di altri che dovevano trovarsi sul disco. Avrei voluto chiedergli alcuni ragguagli che mi urgevano dentro, ma mi parve inopportuno, e mi dissi che non avrei saputo trovare parole adatte.
«Ci rivedremo presto ‒ concluse Raffaele ‒ ma non sarai solo ad incontrarci. Salute a te».
La luce che avvolgeva il disco volante mutò repentinamente colore: da bianca divenne arancione e poi violetta. Vi fu come un lampo, e in quell'attimo vidi nitidamente l'interno del disco come se si fosse avvicinato e fosse divenuto trasparente; l'Angelo stava in piedi sotto quella cupola con le braccia aperte e rivolte verso di me.
Vestiva un abito lungo fino alle caviglie e aveva intorno altre persone che non potei vedere chiaramente. L'oggetto sospeso era tutta una grande luce, emise un ronzio più sonoro e sfrecciò come un baleno verso la luna, scomparendo in un attimo. Sugli alberi restò una nube vaporosa che lentamente si dileguò.
Il primo incontro
Raffaele era là, ad una cinquantina di metri dal punto dove mi trovavo. Alto circa un metro e novanta, dimostrava un'età indefinibile. Il suo volto era lo stesso che m'era apparso in casa. Aveva le stesse sembianze e risplendeva della stessa bellezza. Stava in piedi fra gli ulivi e mi sorrideva.
Mi sentivo attratto verso la sua persona, e una gioia indicibile mi pervase provocando in me una profonda commozione. Mi salutò affabilmente. Gli dissi che ero felice di trovarmi con lui, e avrei voluto dirgli molte altre cose, ma non vi riuscii per il grande turbamento. Egli mi esortò a restare tranquillo, e mi disse che avremmo avuto tempo e modo di chiarire quanto mi stava a cuore.
Compresi allora tutto l'impegno che animava quegli Esseri di altri mondi a beneficio della Terra. Non sapevo che cosa vi facessero, ma avevo la certezza del loro buon operare per i Terrestri. Provai allora un acceso sentimento di riconoscenza che si mescolava alla commozione provata durante il primo approccio con la nave spaziale.
«Mi mostrai a te nella mia dimensione di Luce», asserì con un gesto della mano che indicava sé stesso, «e adesso mi presento con la mia forma cosmica. Ti faremo capire queste realtà. Già ti dissi che le Scritture descrivono una missione da me compiuta sulla Terra. Molti credono quel racconto una favola, ma tu puoi constatare la sua realtà.
Diversi fatti narrati nella Bibbia sono creduti simbolici e astratti, ma essi avvennero realmente, e altri dovranno accaderne. Se gli uomini della Terra apriranno la loro mente e il loro cuore, potranno ricevere molta conoscenza e sapere verità che ora sono nascoste. Verrà un momento in cui tutto il vostro pianeta entrerà in un'era senza precedenti nell'arco della sua storia millenaria».
Avvertivo che quell'Essere aveva in sé, nella sua massima semplicità e naturalezza, una grandezza interiore e una conoscenza di dimensioni incalcolabili. Riflettei con tristezza sull'orgoglio e sulla presunzione dei Terrestri, me compreso. Chissà quanto avremmo dovuto ancora impiegare per giungere a quello stadio di bontà e umiltà!
«È molto bella», commentò Raffaele volgendosi alla pianura sottostante. «Il vostro mondo è uno dei più belli del Cosmo. Eppure è in pericolo a causa dell'egoismo e dell'orgoglio di coloro che rischiano di travolgere l'umanità in una distruzione senza precedenti.
Da sempre cerchiamo di aiutarvi, operiamo per evitare che si realizzi il Male che sulla Terra andate preparando, influiamo beneficamente su di voi e sulle vostre azioni. Ma lo facciamo nel rispetto della vostra libera evoluzione. In noi non c'è violenza, non v'è sopraffazione».
Le sue parole avevano un tono grave, ma non sentii in esse alcuna traccia aggressiva, semmai un grande dolore, non disgiunto da un immenso amore. Pur non ritenendomi all'altezza di un dialogo su un tema così importante, mi feci coraggio e gli domandai: «Questo significa che voi ci aiuterete, se accadranno cose molto gravi sulla Terra?».
«Noi siamo tutti fratelli», rispose, «figli dell'Unico Padre Universale. Il nostro Amore è incondizionato verso tutti, anche verso quelli che vogliono ostinarsi a sperimentare strade assai negative che procurano dolore e morte perché in disobbedienza alle leggi universali del Creatore.
Essi non vogliono capire che "libertà" significa percorrere le infinite vie dell'Amore. Poiché soltanto in questa direzione è la Vita. Abusare della magnanimità di un Padre così buono è una gravissima colpa e ciò significa provocare la Sua Giustizia, che noi adoriamo in quanto Divina».
Il suo volto aveva assunto un'espressione pensosa senza per questo aver perduto la sua serena maestosità. Poi si illuminò in un sorriso e disse:
«Vogliamo rendervi edotti di molte cose. Vi faremo comprendere che in tutto il creato l'Amore è più forte di ogni altra realtà. Tale è la magnanimità del Padre Iddio.
Gli uomini della Terra dovranno capire quanto sia pericoloso disobbedire alle leggi universali date dal Suo Amore e sconvolgere i principi che reggono il Cosmo e fanno evolvere la Vita ovunque. Altrimenti, in proporzione ai loro errori, sperimenteranno la forza purificatrice del dolore». [...]
Non passò molto tempo (pochi minuti), che vidi arrivare dalla parte del sole una luce che, avvicinandosi, prese la forma del disco con la sua cupola. Era alto sulla pianura e avanzò rapidamente fino a fermarsi sopra di me. Poi riprese a muoversi lentamente fino a librarsi leggero sulla mia testa. Calcolai una distanza di alcune decine di metri.
«Altri fratelli della Terra», disse la voce, «si affiancheranno a te nei prossimi incontri. E con me ce ne saranno altri. Ci incontreremo presto. Arrivederci». Il disco volò verso l'alto, poi piegò in diagonale e descrisse nel cielo una corsa incredibile fino a sparire.
Apparvero ad un tratto, alte nel cielo azzurro, tre ondate di navi spaziali scintillanti, perfettamente visibili, che per la prospettiva sembravano ovali. Scomparvero dietro le montagne.
Era il ventisette aprile, due giorni dopo il mio viaggio a Finale."
(L'avventura continua... prossimamente; ndr).
Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it
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