Sebirblu, 27 settembre 2025
È indubbio che da qualsiasi punto lo si consideri, don Alessandro Maria Minutella ha sicuramente un grande carisma che ne contrassegna la straordinaria Missione alla quale è stato chiamato addirittura prima... della sua nascita.
Se si è davvero onesti non si può negare questo, perché coloro che lo fanno o sono in totale malafede, o del tutto obnubilati dall'invidia e dall'orgoglio, così da limitarsi a giudicare soltanto le sue esternazioni, spesso vivaci ma sempre veritiere, che attirano senza posa gli strali avvelenati, le calunnie più bieche e i tradimenti più vergognosi che si possono immaginare.
Chiesa e Mondo (ossia le due "Bestie apocalittiche") lo hanno colpito in ogni modo possibile, fino a strappargli l'abito sacerdotale e la sede privata di Carini – "Piccola Nazareth" – dietro la martellante richiesta dei suoi nemici al comune siciliano che si è trovato costretto a cedere alle pressioni, avvalendosi di un minimo "reato di abusivismo" (di 4 o 5 metri quadrati) mentre tutt'intorno troneggiano "fior di ville" completamente illegali.
Eppure, malgrado la feroce persecuzione che il Padre subisce da quasi nove anni, la sua fermezza nel difendere la Vera Fede Cattolica Apostolica Romana non s'incrina mai... anzi... aumenta d'intensità e di fervore, riunendo, nell'indifferenza generale e il silenzio assoluto dei media – che inizialmente lo avevano definito "guru", capo-setta o "santone" – migliaia e migliaia di persone provenienti anche dall'estero.
Proprio per questo, ultimamente, tenendo conto non solo della volontà popolare ma soprattutto della realtà oggettiva che coincide con diverse profezie, anche antiche ‒ come quelle della "Signora del Buon Successo" a Quito in Ecuador, tra il 1582 e il 1634 (ved. QUI) ‒ don Alessandro è stato riconosciuto all'unanimità, il 29 giugno scorso, come Grande Prelato del Piccolo Resto e contraddistinto dall'echeggiante appellativo di "Leone di Maria".
Ecco cosa scriveva su Radio Domina Nostra di Facebook il 2 maggio 2018 (QUI), perciò assolutamente lontano da qualsiasi illazione contemporanea, salvo la strana "coincidenza" che sul Trono di Pietro, ora, siede un altro "Leone", prosecutore di Bergoglio... suo mentore.
Atanasio, il Leone di Alessandria,
Vescovo e Dottore della Chiesa.
«Di Alessandria d'Egitto, S. Atanasio fu l'indomito assertore della fede nella divinità di Cristo, negata dagli Ariani e proclamata dal Concilio di Nicea (325). Per questo soffrì persecuzioni ed esili. Narrò la vita di Sant'Antonio abate e divulgò anche in Occidente l'ideale monastico.
Egli combatté strenuamente per la retta fede e, subite molte congiure da parte degli ariani, fu più volte mandato in esilio; tornato infine alla Chiesa a lui affidata, dopo aver lottato e sofferto molto con eroica pazienza, nel quarantaseiesimo anno del suo sacerdozio riposò nella pace di Cristo.
Padre e Dottore della Chiesa, egli è il più celebre dei vescovi alessandrini e il più intrepido difensore della fede nicena contro l'eresia di Ario. Quest'ultimo, siccome faceva del Verbo un essere di una sostanza diversa da quella del Padre e un semplice intermediario tra Dio e il mondo, praticamente negava il mistero della SS. Trinità.
S. Atanasio nacque verso il 295 ad Alessandria d'Egitto da genitori cristiani i quali gli fecero impartire un'educazione classica.
Discepolo di S. Antonio abate nella gioventù, si consacrò per tempo al servizio della Chiesa. Nel 325 accompagnò come diacono e segretario il suo vescovo Alessandro al Concilio di Nicea indetto dall'imperatore Costantino, nel quale fu solennemente definita la consustanzialità del Figlio con il Padre.
S. Atanasio nel 328 fu acclamato dagli alessandrini loro Pastore. Di lui dicevano: "È un uomo probo, virtuoso, buon cristiano, un asceta, un vero vescovo".
La chiesa di Alessandria si trovava divisa dallo scisma non solo di Ario, ma anche di Melezio di Licopoli che, durante la persecuzione di Diocleziano (305-306), approfittando dell'assenza del vescovo Pietro di Alessandria si era arrogato il diritto di ordinare e scomunicare secondo il suo arbitrio.
Nonostante fosse stato deposto da un sinodo, buona parte del clero lo aveva seguito nello scisma. In mezzo a tante divisioni il compito del giovane Atanasio si presentava quanto mai difficile.
Ben presto cominciarono infatti gli intrighi contro di lui dei vescovi di corte ariani, capeggiati da Eusebio di Cesarea, per indurlo a ricevere nella sua comunione i vescovi amici di Ario. Atanasio vi si oppose energicamente.
I meleziani a loro volta l'accusarono presso Costantino di aver imposto agli egiziani un tributo di pezze di lino e di aver fatto rompere il calice di un loro vescovo. Citato al tribunale dell'imperatore a Nicomedia, il Santo riuscì a discolparsi.
Accusato ancora di aver fatto assassinare Arsente, vescovo meleziano di Ipsele, non fu difficile al medesimo accrescere lo scorno dei suoi nemici facendoglielo comparire davanti vivo.
L'accusato fu di nuovo riabilitato, ma gli ariani non si diedero per vinti. Persuasero Ario a sottoscrivere una formula di fede equivoca. Costantino se ne accontentò e intimò a tutti i vescovi di riceverlo nella loro comunione.
Essendosi Atanasio ancora una volta rifiutato, fu deposto dal concilio di Tiro (335) e relegato a Treviri, nelle Gallie, dove rimase fino alla morte dell'imperatore (337).
Gli eusebiani non potendo per quel tempo sperare nulla dal potere civile, portarono davanti al papa Giulio I la vicenda di Atanasio.
Furono citate le due parti ad un concilio plenario, ma gli ariani, sicuri dell'appoggio di Costanzo II, imperatore d'Oriente, invece di presentarsi, posero sulla sede di Alessandria Gregorio di Cappadocia. Il secondo esilio di Atanasio durò sei anni.
A Roma (341) e a Sardica (343) fu riconosciuta la sua innocenza. Durante il soggiorno romano egli viaggiò molto, e iniziò la chiesa latina alla vita monastica così come si praticava in Egitto.
Nella Pasqua del 345 si recò ad Aquileia presso Costante, imperatore d'occidente, che gli ottenne dal fratello Costanzo il permesso di tornare alla sua sede dopo la morte del vescovo intruso (345).
Seguirono per il Santo dieci anni di pace relativa, di cui approfittò non solo per comporre opere dogmatiche, o di apologia personale, ma per proseguire una politica di vigile controllo e di prudente conciliazione, i cui effetti furono disastrosi per il partito ariano.
Infatti, due o tre anni dopo, egli era in comunione con più di 400 vescovi, e seguito dalla massa dei fedeli. In questo periodo egli consacrò vescovo di Etiopia San Frumenzio, vero fondatore della chiesa cristiana in quel paese.
Alla morte del suo protettore Costante (350) e del papa Giulio I (352), i nemici di Atanasio tanto brigarono da riuscire a sollevargli contro anche l'episcopato d'Occidente nel Concilio di Arles (354) e in quello di Milano (355).
L'intrepido vescovo, ripieno di amarezza, fuggì allora nel deserto, dove i monaci per otto anni lo sottrassero con cura a tutte le ricerche. Dalla solitudine egli continuò a governare la sua chiesa e scrisse i "Discorsi" contro gli Ariani e le "4 Lettere a Serapione" che formano la sua gloria come dottore della SS. Trinità.
Poté ritornare in sede nel 362 dopo la morte di Costanzo, il massacro del vescovo intruso Giorgio dì Cappadocia e la salita al trono di Giuliano, il cui primo atto fu di richiamare i vescovi esiliati dal suo predecessore.
Fu cura di Atanasio ristabilire l'ortodossia nicena e combattere l'arianesimo ufficiale che aveva trionfato nei concili di Seleucia e di Rimini (359).
Riunito un concilio, prese decisioni improntate a misericordia verso coloro che si erano dati all'eresia per ignoranza, e anche sul terreno dogmatico fu largo e tollerante per quelle che potevano sembrare quisquilie o pura terminologia.
Tanta attività diretta a consolidare l'unità cattolica non tornò gradita a Giuliano, intento solo a ristabilire il paganesimo. Nel 363 S. Atanasio per la quarta volta lasciò la sua sede, ma solo per pochi mesi perché, morto l'imperatore nella spedizione contro i persiani, gli successe il cristiano Gioviano, che lo richiamò.
Nel 365 il Santo dovette eclissarsi alla periferia della città per la sesta volta, perseguitato dall'imperatore d'Oriente, anch'egli ariano ‒ Valente. Dopo soli quattro mesi però fu richiamato perché gli egiziani minacciavano rivolte.
Non lasciò più la sua sede fino alla morte avvenuta il 2 maggio 373* dopo 45 anni di governo forte e alle volte anche duro contro i suoi avversari.
* (Si noti che, mentre S. Atanasio, "Il Leone di Alessandria", moriva in quel lontano 373, esattamente 1600 anni dopo, nel 1973, nasceva don Alessandro M. Minutella, "Il Leone di Maria", che sarebbe diventato l'ardente e veemente oppositore della Falsa Chiesa dei giorni nostri. Ndr).
Egli meritò a buon diritto il titolo di "grande" per l'indomabile fermezza di carattere dimostrata contro gli ariani e la potenza imperiale, sovente ad essi eccessivamente ligia. A ragione fu detto che in lui, "padre dell'ortodossia", combatteva tutta la Chiesa.
Finché visse sostenne ovunque con un'attività traboccante i propugnatori della vera fede. Così impedì che i vescovi dell'Africa latina sostituissero il simbolo compilato a Nicea con quello di Rimini; spinse papa Damaso ad agire contro Ausenzio, vescovo ariano di Milano, e incoraggiò S. Basilio, che cercava un appoggio per la pacificazione religiosa dell'Oriente.
Della produzione letteraria di Atanasio non esiste ancora un'edizione critica. Nelle sue opere si nota limpidezza e acutezza di pensiero, ma la materia trattata manca di ordine ed è resa pesante dalle frequenti ripetizioni e dalla prolissità.»
Commento di una certa Rita Pergolari al testo:
"Limpidezza ed acutezza di pensiero. Mi fanno venire in mente un sacerdote sospeso a divinis per i medesimi motivi: lei, caro Don Minutella, che si può a ben ragione considerare l'Atanasio dei nostri tempi."
Parole ben appropriate, se si pensa che lo stesso don Alessandro (anche questo nome datogli, per me non è un caso...) dal minuto 1:58 del 1° video, a seguire, dice che "forse qualcosa di autobiografico mi è parso di coglierlo...", e nel 2° più recente, al minuto 12:42, tra il serio e il faceto dice "tu c'eri? No; io c'ero? Eh... non è detto. Può darsi pure che esistevo da prima.." poi scherzando, quasi a giustificarsi, aggiunge: "lo faccio per i nemici perché hanno poca materia"...
Che dire? Forse il nostro Don comincia in cuor suo a valutare il fattore reincarnativo seppur non potendolo dire in modo aperto? E questo per non inficiare, giustamente, la sua Opera superiore? Tutto è possibile! Dio SA quello che fa!.. (Cfr. QUI).
Ed ecco il secondo scritto postato da Padre Alessandro su Facebook, il 15 novembre 2020, che consiglio senz'altro di leggere per intero, comprensivo di commenti, QUI, e riguardante anche l'analogia con una favola di Esopo che riporto:
Unus sed Leo (Uno ma Leone)
"La volpe e la leonessa"
«Vi si racconta che nel cuore di una foresta, una volpe si rivolse ad una tranquilla leonessa, mostrandole, non senza un vanto profondo, i molti cuccioli partoriti.
Mossa da invidia, la volpe le dice: "Mia cara, tu avrai anche un portamento da regina, possiedi grande forza e vigore, ma, in quanto a madre, devi ammettere che io sono più portata. Guarda i miei cinque volpacchiotti come giocano felici tra loro. Invece tu hai messo al mondo un solo figliolo e, poveretto, sembra tanto triste senza fratelli!"
Evitando di scomporsi, la leonessa rispose: "Certo amica mia, io ho partorito un solo cucciolo. Ma questo piccolo vale più d'ogni altro animale. Egli è un leone e, una volta cresciuto, sarà un Re!" Non potendo ribattere niente la volpe si limitò ad ingoiare la propria gelosia accettando ciò che la natura aveva dispensato.»
Don Alessandro conclude il suo scritto con:
Chissà che questa solitudine non sia una forma, inaspettata, di unzione... Intanto, continuiamo a sostenere i colpi dei nemici.
Intelligentibus... (pauca, ossia "agli intelligenti poche parole"; ndr).
Detto ciò, passiamo alla parte ultima e più importante di questo post.
Nonostante la levata di scudi che in diversi nel "Piccolo Resto" hanno mostrato, opponendosi al riconoscimento ufficiale di don Minutella come Grande Prelato o Leone di Maria, avvenuto a Monza il 29 giugno scorso (ved. QUI e QUI), il fluire degli eventi secondo la Volontà di Dio è proseguito (ecco il "Segno" da molti richiesto, perché all'insaputa di padre Alessandro), con l'annuncio improvviso, giunto dal Messico, di un caloroso consenso alla suddetta elezione da parte di un gruppetto di preti capeggiati da padre Charbelo.
Qui, i video:
Ebbene, questa straordinaria notizia arriva proprio nell'imminenza dell'importante "Giubileo Mariano" organizzato dal nostro "Leone di Maria" in contrapposizione al vergognoso Giubileo della pseudo-Chiesa condotta da Prevost (ved. QUI e QUI), che ha permesso l'ingresso alla Basilica di San Pietro, profanandola, delle coppie gay, mano nella mano, appartenenti al mondo LGBTQ+ con tanto di magliette fregiate di scritte scurrili.
Pertanto, stando così le cose, incoraggio il maggior numero di persone di buona volontà a partecipare al Gran Raduno Giubilare del "Piccolo Resto" cattolico, ancora a Monza al Palazzetto dello Sport "OpiquadArena" di via Gian Battista Stucchi, il giorno 12 ottobre 2025 alle ore 14, mentre dalle ore 9,30 alle 12,30 ci saranno i sacerdoti a disposizione per le confessioni.
Conclusione
Termino con una nota tratta da QUI, corollario ideale all'arco cronologico che stiamo vivendo ancora oggi ‒ dal 1960 in avanti ‒ proprio perché entro quell'anno non fu rispettato il desiderio di Nostra Signora di Fatima di rendere noto il Terzo Segreto.
«La storia ariana si ripresenta ai nostri giorni in toni molto più drammatici. Nel IV secolo, "La Provvidenza mandò al mondo un siffatto uomo ‒ Atanasio ‒ mentre la bufera urlava sempre più forte e le colonne della Chiesa erano scosse e s'inclinavano, e i muri santi minacciavano di crollare allorché sembrava che le potenze dell'abisso e le forze in atto facessero sparire la Sacra Istituzione dalla faccia della Terra. Ma un uomo resistette come un macigno in mezzo ai marosi che s'infrangevano; un uomo fu sempre sulla breccia: Atanasio!»
Orbene, è davvero impossibile, adesso, non cogliere l'analogia del Santo Vescovo con le lotte che don Alessandro M. Minutella ‒ il Grande Prelato e Leone di Maria ‒ sostiene da quasi nove anni contro la Falsa Chiesa eretica e apostata, per la fedeltà alla Tradizione!
E coloro che insistono nel volerlo ignorare nell'arcipelago variegato del mondo cattolico: dai sedevacantisti agli "una cum", dai tradizionalisti ai teologi dell'ultima ora, devono ricordarsi quanto Gamaliele, saggio dottore della Legge, aveva detto riguardo all'opera degli Apostoli di Cristo (cfr. QUI):
«Non occupatevi di questi uomini e lasciateli andare. Se infatti questa teoria o questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio, non riuscirete a sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!» (Atti 5, 38-39).
Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it
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