sabato 9 agosto 2025

Visione del NASTRO di VITA nelle NDE, al TRAPASSO e ...




Sebirblu, 8 agosto 2025

Con tutti gli incidenti mortali che stanno avvenendo in questi giorni sulle nostre autostrade, e non solo, è basilare che tali tragedie trovino gente preparata a qualsiasi evenienza al fine di attenuare, almeno un poco, lo strascico di dolore che ne segue, conoscendo meglio certe dinamiche nascoste, ma sostanziali.

Non importa quindi se questo articolo è un po' più lungo del solito, ma dal momento che prima o poi ci riguarderà tutti da vicino, vale proprio la pena di leggerlo...

Se ciò che accade al momento del trapasso è ancora sconosciuto ai più, le sempre più innumerevoli "esperienze di premorte" ‒ chiamate NDE (Near Death Experience) ‒ rendono testimonianze inconfutabili di cosa accade nel momento in cui un individuo, per un motivo qualsiasi, viene sbalzato fuori dal suo corpo fisico in via definitiva o temporanea (come nelle NDE) o lo deve lasciare per sopravvenuta malattia.

La tradizione spirituale di molti credo religiosi ha sempre insegnato che l'imminenza di un pericolo esistenziale per la vita dell'organismo e la relativa uscita da esso verso quello che comunemente viene detto "aldilà", comporta una visione personalissima della propria esistenza, vissuta "al di qua" in maniera positiva o altruista, oppure negativa pensando solo ai propri interessi egoistici.

Tale evento, che fa rivivere nel bene e nel male tutti gli atti da noi compiuti in seguito ad intenzioni più o meno buone, viene chiamato dalla Dottrina Cristiana "giudizio particolare", e si verifica mediante l'osservazione del proprio "nastro di vita".

Questo avverrà anche nel tempo ormai vicino del "Grande Avvertimento", annunciato non solo dalle veggenti di Garabandal e da altri mistici, ma pure e soprattutto da Maria Santissima ad Amsterdam, come Corredentrice di tutti i Popoli: ved. QUI, QUI, QUI, QUI e QUI.

Ritornando al tema delle NDE, di cui Raymond Moody medico e psicologo americano (ved. QUI) fu il precursore nel 1975 con il suo best seller "La Vita oltre la vita", riporto il racconto di Dannion Brinkley ‒ poi incontratosi con lo stesso Moody e diventato suo amico.

Dannion, infatti, è una delle rarissime persone ad averne avute due. Non apparteneva alla categoria dei "bravi ragazzi", almeno fino a quando il fulmine lo colpì durante una telefonata, e gli cambiò l'esistenza.

Egli narrò con onestà chi era e cosa facesse, entrando anche in dettagli difficili da ammettere... Certamente non avrebbe mai pensato di trovarsi un giorno a parlare dell'aldilà...

Riguardo alle sue vicende di premorte, l'autrice dell'articolo si sofferma soprattutto sulla prima e, di questa, sulla parte concernente l'osservazione del suo ciclo vitale, affinché risulti chiaro quanto sia difficoltoso da rivivere, non tramite semplici e confusi flashback, ma interagendovi di persona. In più, ella espone per qual motivo la visione del "nastro di vita" abbia il potere di mettere in moto, per il futuro, radicali mutazioni comportamentali.



Dannion Brinkley: il coraggio di cambiare.

«Cinque minuti prima di "morire" udivo il rombo dei tuoni che annunciavano l'arrivo di un altro temporale... fuori dalla finestra scorgevo i fulmini che zigzagavano nel cielo... nel corso degli anni avevo sentito storie di gente colpita dai fulmini e ne ho sempre avuto paura.

Per questo, quella sera del 17 sett. 1975, volevo chiudere il prima possibile quella chiamata... Avevo venticinque anni ed ero tornato da un viaggio in Sud America solo per qualche giorno... lavoravo per il governo...

Possedevo un certo numero di abitazioni che affittavo; compravo, riparavo e vendevo macchine usate, davo una mano all'attività di famiglia e stavo anche fondando una società. Era proprio con uno dei miei partner che stavo parlando al telefono: "Tommy devo chiudere, mia mamma dice sempre di non stare al telefono quando c'è un temporale".

Ad un tratto avvertii come se un treno alla velocità della luce fosse venuto a sbattere contro il mio orecchio, fui scagliato per aria per poi finire sul letto... L'ultima cosa che vidi fu l'intonaco del soffitto, poi me ne andai da un'altra parte...

Mi ritrovai immerso in una grande pace e tranquillità. Era una sensazione che non avevo mai provato prima, né mai avrei riprovato dopo. In questo posto dove ero finito, che era una specie di atmosfera grigio-blu cercai di capire cosa mi fosse successo. Era cascato un aereo sulla casa? Eravamo sotto attacco nucleare? Non avevo idea di cosa fosse stato e non sapevo dov'ero. Cominciai a guardarmi intorno e vidi in basso, buttato sul letto il mio corpo, le scarpe fumavano e il telefono che tenevo ancora in mano, fuso...

"Devo essere morto"... pensai. Non provavo nulla, ero come uno spettatore dei miei ultimi momenti sulla Terra, come se guardassi un film alla televisione. Mi dispiaceva per mia moglie Sandy, sentivo il suo dolore e la sua paura, ma non provavo niente per quell'individuo steso sul letto. L'unico pensiero che mi venne in mente non fu certo dei più profondi: "Credevo di essere più bello!".

Per l'immediato restante tempo che ne seguì, Dannion disse di essere uscito e rientrato nel suo organismo più volte: "Il tentativo di rianimazione di Sandy doveva aver funzionato, perché ero di nuovo nel mio corpo, sopra di me la vedevo che mi premeva sul petto.... Non c'era un solo centimetro del mio fisico che non bruciasse terribilmente.

Cominciai a lamentarmi, ma solo perché non avevo la forza per urlare... Uscii di nuovo dal mio corpo, sentii arrivare l'ambulanza... da dove mi trovavo, vedevo bene la pioggia che mi bagnava la faccia mentre mi trasportavano fuori dalla casa. Sandy piangeva...

Guardai avanti e vidi aprirsi una buia galleria. Io non mi mossi, fu il "tunnel" ad avvicinarsi, si muoveva a spirale verso di me e poi attorno a me. Non vidi più nulla, non c'era Sandy che piangeva, non c'erano gli assistenti infermieri, nessuna concitata conversazione via radio con l'ospedale, solo quel lungo "corridoio" scuro che mi avvolgeva...

In fondo... nel buio c'era una luce ed io iniziai a muovermi in quella direzione ad una velocità elevata. La luce si fece sempre più splendente fino a prendere il posto dell'oscurità. Era la fonte più intensa che avessi mai vista, ma nonostante ciò non mi dava fastidio agli occhi. Osservai a destra, e vidi un'immagine argentea affiorare come una sagoma dalla nebbia.




Mentre si avvicinava iniziai a sentire un profondo senso di amore che racchiudeva in sé tutti i significati che questa parola può avere. Era come se stessi guardando la donna che amavo, mia madre o il migliore amico, il tutto moltiplicato per mille.

Mentre l'Essere della Luce si avvicinava, questi sentimenti d'amore si intensificarono fino a diventare quasi incontenibili... L'Essere di Luce si fermò proprio di fronte a me. Fissandolo potevo vedere prismi di colori, come se fosse composto da migliaia di minuscoli diamanti, ognuno dei quali emetteva i colori dell'arcobaleno...

Mi sentivo a mio agio in sua presenza, provavo una grande familiarità come se lui conoscesse ogni cosa di me, dal mio primo respiro all'istante in cui ero stato colpito dal fulmine... Guardando questo Essere ebbi la sensazione che nessuno potesse amarmi più di lui e, nel contempo, trasmettermi maggiore comprensione, empatia, sostegno, partecipazione incondizionata...

L'Essere di Luce mi avvolse e fu allora che iniziai a rivivere la mia intera esistenza, sentendo e vedendo ogni cosa che mi era successa. Fu come se una diga avesse ceduto ed ogni memoria immagazzinata ne fosse fuoriuscita."




Principiò così la visione panoramica della sua vita: "Dal momento in cui cominciò, sino alla fine, fui messo di fronte alla nauseante realtà di essere stato una persona sgradevole, egocentrica e meschina. La prima cosa che vidi fu la mia rabbiosa infanzia. Vidi me stesso infastidire gli altri bimbi, rubare le loro biciclette, o fare il bullo a scuola.

Una delle scene più vivide fu alle elementari mentre prendevo in giro un bambino, perché aveva un bozzo prominente sul collo. Anche gli altri compagni della classe lo facevano, ma io ero il peggiore. Al tempo pensavo che fosse divertente, ma ora mentre rivivevo la scena, mi ritrovai nel corpo di quel fanciullo ed ero io a provare il dolore che gli stavo causando.

La stessa prospettiva si ripropose per ogni episodio negativo della mia fanciullezza. Un numero piuttosto alto per la verità. Dalla quinta elementare fino all'ultimo anno delle superiori penso di avere fatto a pugni almeno seimila volte. Ed ora stavo rivivendo ognuno di questi scontri, ma con una differenza sostanziale: ero io quello che subiva. Non sentivo i pugni che avevo tirato, piuttosto l'angoscia e l'umiliazione del colpito...

La profondità emotiva che provai durante la visione della mia vita fu sbalorditiva. Non solo sentii i sentimenti che avevo provato io e la persona coinvolta nell'episodio, ma anche quelli degli Esseri sui quali tali fatti avevano avuto delle ricadute. Mi trovavo in una reazione a catena di emozioni, che mostrava quanto profondamente ci si influenza l'un l'altro."

Egli continuò narrando di aver rivisto gli anni trascorsi nell'esercito e il periodo in cui faceva parte di una squadra speciale che si occupava di osservare i movimenti delle truppe nemiche ed "eliminare" i loro capi militari. A questo proposito racconta di quando era stato inviato ad uccidere un colonnello che si trovava nella giungla con la sua truppa. Dalle fotografie aeree erano stati in grado di rintracciare il luogo in cui si nascondevano. Una volta raggiunto il posto, Dannion e quelli che erano con lui aspettarono il tempo giusto: "Quel momento arrivò il mattino dopo, quando la truppa si allineò per la rassegna quotidiana." 

Raccontò i dettagli piuttosto forti di quella uccisione e disse:

"Durante la panoramica della mia vita, sperimentai l'accaduto dalla prospettiva del colonnello. Non sentii il dolore che probabilmente lui sperimentò. Provai però la sua confusione nel sentirsi venir meno e la tristezza nel realizzare, una volta abbandonato il proprio corpo, che non sarebbe mai più tornato a casa. Poi, il resto delle reazioni a catena e il dispiacere dei suoi familiari quando vennero a sapere che sarebbero rimasti senza colui che provvedeva loro."

Aggiunse di aver contribuito alla morte di dozzine di persone e di quanto fosse stato difficile rivivere tutte quelle esperienze: "Allora pensavo che fosse giusto quello che stavo facendo. Uccidevo nel nome del patriottismo e questo smussava gli orrori che avevo commesso.

Tornato negli Stati Uniti dopo il servizio militare, avevo continuato a lavorare per il governo. Larga parte del mio lavoro consisteva nel trasporto di armamenti... Qualche volta venivo anche convocato per addestrare i soldati a diventare cecchini... Mi rividi mentre scaricavo le armi in un paese straniero. Il mio compito era semplicemente quello di trasferirle dall'aereo ad una zona di nostro interesse militare.

Una volta completato il passaggio, tornavo all'aereo e me ne andavo. Ma andarsene non risultò così semplice nella panoramica della mia vita. Restavo con le armi mentre venivano dapprima distribuite e poi utilizzate per uccidere sia persone innocenti che altre non proprio integre.

Fu orribile osservare il risultato della mia parte di lavoro. Il trasferimento delle armi in quell'area fu l'ultima missione in cui fui coinvolto prima di essere colpito dal fulmine. La panoramica della mia vita era terminata."




Ve l'ho narrata solo in parte, perché molto lunga e complessa, ma abbastanza, credo, per farvi un'idea di quanto possa essere stato difficile rivedere tutto: "Guardai l'Essere di Luce e provai un sentimento di profondo dispiacere e tanta vergogna. Mi aspettavo un rimprovero... di vedermi come anima subire una specie di scossone cosmico.

Cos'altro mi meritavo? E mentre guardavo l'Essere di Luce mi sentii come toccare e da quel tocco scaturì un amore che può essere paragonato solo alla comprensione incondizionata di un nonno per il nipote: "Ciò che sei, è la differenza che Dio fa", disse l'Essere: "e quella differenza è l'amore".

Non ci furono parole vere e proprie, questo pensiero mi fu comunicato tramite una sorta di telepatia. Ancora oggi non sono sicuro dell'esatto significato di questa frase enigmatica. Comunque questo fu quello che percepii."

Dannion fu trasportato in ospedale, i medici tentarono di rianimarlo, ma senza successo. Fu dichiarato ufficialmente morto, lo coprirono con un lenzuolo e chiamarono gli addetti al trasporto della salma all'obitorio.

Ovviamente, lui non s'accorse di nulla di tutto ciò: "Fissavo lo splendido Essere di Luce davanti a me. Era come una figura adamantina che emetteva una radiosità risanatrice d'Amore...

Malgrado la vita che avevo appena rivissuta, questo Essere, anziché emettere un giudizio duro, lasciava che fossi io a sentire il dolore provocato agli altri. Da lui irraggiava un Amore che mi avvolgeva senza che mi fosse domandato nulla in cambio... Cominciammo a sollevarci come un aereo che decolla dolcemente; intorno c'era una foschia scintillante, fresca e densa come la nebbia sull'oceano.

Vedevo, fiumi, ruscelli e laghi fatti di energia che emanavano bagliori come quelli riflessi da un prisma... Le montagne erano armoniose, con la punta arrotondata, su di esse rilucevano fonti di luce. Sembravano case dove qualcuno aveva acceso lampade al tramonto, ma come ci avvicinavamo anche quei chiarori divenivano sempre più brillanti.

Davanti a me apparvero città di cristallo di una bellezza indescrivibile, da lasciare senza fiato. Ci dirigemmo verso di esse... Entrammo in una città dove c'erano strutture che apparivano come cattedrali gotiche, fatte interamente di una sostanza cristallina che brillava intensamente dall'interno... Le mura erano costituite da grossi mattoni di vetro anch'essi rilucenti dal di dentro.

Tali edificazioni non sembravano appartenere a nessuna religione in particolare. Erano  monumenti  della gloria  di Dio... Ho  guardato  l'Essere di Luce e  ho  pensato: "È questo il Paradiso?" Non ho avuto risposta alcuna."

Anche la coscienza di trovarsi in un luogo, la cui la caratteristica principale è quella di entrare in una maggiore consapevolezza, accomuna tantissime NDE. A questo proposito abbiamo detto che sono tanti coloro che tornano indietro con cognizioni e abilità che prima non avevano, lo stesso Dannion, come vedremo tra poco:

"Sentivo di trovarmi in un posto in cui mi sarei immerso in una nuova conoscenza, impartita in un modo che nessuno mi avrebbe mai elargito prima. Avrei potuto chiedere qualsiasi cosa e avere subito la replica. Era come se fossi una goccia d'acqua immersa nell'oceano del sapere o un fascio di raggi luminosi coscienti di cosa sia tutta la Luce..."


Gilbert Williams

Poi lo scenario cambiò: "Sotto di me c'era una lettiga con sopra un corpo rivestito da un lenzuolo. Udii un ascensore che si apriva e vidi due persone uscirne e andare verso quello che capivo essere un defunto. I due stavano chiacchierando, uno fumava, sentivo che erano venuti per portare via quella salma all'obitorio... Fu allora che compresi che ero io quel "morto", ma fu anche il momento in cui mi ritrovai nel mio organismo fisico... 

Il ritorno significò sperimentare di nuovo tutto il dolore che avevo provato prima. Mi sentivo bruciare dappertutto, la lingua era talmente gonfia che mi riempiva tutto il palato. Non potevo muovermi... feci l'unica cosa che potevo in quel momento, soffiai sotto il lenzuolo." (Cfr. QUI; ndr). 

Nel frattempo era giunto in ospedale l'amico con cui Dannion parlava al telefono, quando  era stato colpito dal fulmine,  si accorse  che  respirava  e subito  esclamò: "È vivo!" Tolse il lenzuolo che gli copriva il volto e vide che aveva gli occhi aperti. Così, fu riportato di corsa nel reparto di emergenza e di nuovo ricominciarono le procedure di rianimazione:

"Mentre succedeva tutto questo io avevo un unico desiderio: ritornare là, da dove ero venuto. Ma non potevo tornare indietro. Ero lì per restare. Cominciai ad essere sempre più presente, non vedevo bene e le forti luci sopra la mia testa mi facevano male agli occhi. Urlai perché le spegnessero."

Per i giorni che seguirono egli rimase paralizzato, poi iniziò a muovere una mano. I medici non nutrivano però molte speranze e consigliarono ai familiari di riportarlo a casa, per farlo morire in pace. Ma a dispetto di tutte le previsioni, egli non morì e anzi cominciò a stare meglio.

Le conseguenze dell'incidente non furono soltanto quelle sulla salute: "Alla fine dell'anno ero in bancarotta. Tra la mancanza di guadagni e i conti dell'ospedale avevo un debito di 100.000 dollari che aumentava ogni giorno di più. Per pagare dovetti vendere tutto quello che avevo, comprese le mie attività."

Aveva seri problemi di vista, poteva camminare poco e malamente. Disse pure che probabilmente veniva scambiato per un fanatico religioso, visto che parlava di esseri spirituali, di una città di luce, di visioni del futuro e che, forse, se ne sarebbe convinto anche lui di essere matto se un giorno non avesse letto: "Un articolo che cambiò la mia vita."

Il pezzo era breve: "Il dottor Raymond Moody terrà una conferenza all'Università della South Carolina sul tema: «Cosa accade alle persone dichiarate morte, ma che sono sopravvissute». "Per la prima volta da quando ero stato colpito dal fulmine, capii che non ero solo, che altre persone erano state in quel tunnel e avevano visto quegli Esseri di Luce. E finalmente aveva anche un nome ciò che mi era successo, era stata una 'near death experience'."

Si recò quindi alla conferenza. Alla fine del suo discorso Moody chiese se c'era in sala qualcuno che avesse avuto un'esperienza simile a quelle che lui aveva descritto e Dannion alzò la mano:

"A me è accaduto qualcosa del genere... sono stato colpito da un fulmine". Moody domandò se si sarebbe prestato per un'intervista: "Certo, gli risposi, almeno avrò qualcuno con cui parlare che non scappi."


Raymond A. Moody (classe 1944)  

Il "sopravvissuto" si rimise in piedi, anche dal punto di vista economico. Cominciò ad interessarsi di elettronica; edificò un'impresa che produceva soppressori di sovratensione, per fare in modo d'impedire che i picchi di potenza distruggessero le apparecchiature domestiche: "Come potete immaginare ero il venditore perfetto per questo prodotto!"

Riprese a lavorare anche per il governo, fabbricava e installava dispositivi "anti-cimici" negli edifici statali, per impedire le intercettazioni. Infine aveva progettato un congegno anch'esso elettronico da usare sugli scafi delle navi, al posto delle vernici tossiche, per tenere lontani i piccoli crostacei.

A tutto questo si univano altre attività: "Lavoravo anche con i non udenti. Avevo apportato modifiche ad un pezzo di apparecchiatura chiamato "trasduttore audio" per convertire il linguaggio in vibrazioni...

Cominciai anche a fare volontariato in un "hospice", andavo a visitare i pazienti e raccontavo loro la mia storia. Molti non avevano mai sentito parlare di esperienze di pre-morte ed essendo anche loro vicini alla stessa, ascoltavano con interesse." [...]  

Nel maggio del 1989 mentre era in viaggio di lavoro cominciò a stare male. Pensò di avere la polmonite e si rivolse al pronto soccorso dell'ospedale più vicino. Il medico che lo visitò, confermò il suo pensiero, ma aggiunse che il problema più urgente era di intervenire sul cuore, perché rischiava di andare da un momento all'altro in arresto cardiaco.

Il fulmine gli aveva causato una perdita della funzione cardiaca di circa il 50% ed ora la situazione era ulteriormente peggiorata. Dannion si rifiutò. Disse ai medici, ai parenti e a chiunque glielo chiedesse che mai e poi mai si sarebbe sottoposto ad un altro intervento chirurgico.

Ma se lui non demordeva, neanche loro, e per convincerlo ad accettare l'operazione chiamarono l'unico che fu in grado di farlo: Raymond Moody:

 ‒ «Non hai una bella cera» ‒ "Mi disse, quando entrò nella stanza con il suo solito modo di fare gentile".

 ‒ «Perché non lasci che i medici ti rimettano a posto?» ‒ "Non voglio essere messo a posto, voglio morire..."
 
‒ «Perché? Non hai paura?» ‒ "Perché vivere sulla Terra è come essere costretti ad andare al campo estivo. Odi tutti, e ti manca la tua mamma. Moody, sto andando a casa"...
 
‒ «Fallo per me, rimani per me. Ho bisogno del tuo aiuto». "Moody aveva  il suo bel sorriso  pieno di comprensione e un tono  quasi di supplica.

Mi fece sentire non solo voluto, ma necessario: ‒ "Ok, dammi quei fogli" ‒ "Appena firmai si misero tutti in moto, qualcuno mi inserì un tubo nel collo, un altro in una gamba. Poi il buio e la lunga galleria si aprì di nuovo."




Dannion anche nella seconda NDE rivide la sua vita: "Alla fine del tunnel fui accolto di nuovo dall'Essere di Luce. Lo stesso della prima volta. La gente mi chiede spesso se avesse una faccia, ma io non vidi nessun volto, solo una brillante incandescenza spirituale che era lì per me e sapeva dove dovevamo andare.

Mi attirò a sé e si spalancò, come un angelo che allunga e distende le sue ali. Fui inghiottito da quelle ali lucenti e ricominciai a vedere la mia vita. I primi venticinque anni erano esattamente i medesimi che avevo osservato la prima volta e rivederli fu nuovamente difficile e doloroso... ma gli altri quattordici, quelli che erano passati dalla mia prima esperienza, erano tutt'altra cosa.

Ero un uomo completamente diverso. Mentre mi trovavo in quel bozzolo di luce, uno dopo l'altro gli eventi sia grandi che piccoli venivano fuori e in quel secondo frangente osservai anche il bene che avevo fatto.

Mi guardavo, volontario all'hospice, eseguire anche i più piccoli ed umili compiti, come aiutare qualcuno ad alzarsi in piedi,  pettinargli i capelli,  tagliare le unghie dei piedi, o cambiargli i pannoloni. Rivissi il momento in cui stavo dando una mano agli infermieri per una donna molto anziana. Era da tempo allettata e non si muoveva quasi più.

La presi in braccio come fosse una bambina, pesava non più di 40 chili e, mentre le cambiavano le lenzuola, la portai in giro tenendola fra le braccia. Prima di andarmene mi ringraziò infinite volte, commuovendosi. Ora mentre rivivevo quell’evento sentivo fino in fondo tutta la sua gratitudine.

Rivissi anche quell'episodio in cui a New York avevo scorto un gruppetto di donne senza fissa dimora rovistare in un cestino dei rifiuti e le avevo invitate a cena in un ristorante cinese. Percepivo il loro sospetto iniziale su chi fossi e cosa volessi da loro, ma poi, quando ci servirono e cominciammo a mangiare le vidi contente di essere state trattate con umanità."

E concluse: "Quando le persone mi chiedono cosa si prova a rivivere una buona vita nell'abbraccio degli Esseri di Luce dico loro che è come una grande esplosione di fuochi d'artificio." »




È come guardarsi allo specchio...

È in questo oceano d'Amore e di accettazione assoluta che per molti inizia la visione panoramica della propria esistenza: "Fu allora che la mia vita cominciò a passarmi davanti. Ogni evento, ogni emozione, come tutto aveva influito in me, come io avevo influito sugli altri."

La sensazione più comunemente descritta è quella di vedersi come di fronte ad uno specchio, senza più veli, senza più scuse, senza auto-giustificazioni. Con accanto e a protezione qualcuno che ti ama, ma che tuttavia non può impedirti di prendere coscienza di ciò che hai fatto di te stesso:

"Rividi ogni singolo attimo in quello che era una specie di film 3-D. Ogni dettaglio tutto in un istante. E capisci che ciascuna cosa che fai nella vita è registrata (cfr. QUI e QUI; ndr) e anche se al momento non ci fai caso, non gli dai peso, poi torna."

"Ti viene mostrata la tua vita e tu ne sei il giudice. Sei tu (come Scintilla divina; ndr) che ti stai giudicando. Sei in grado di perdonare te stesso per non aver fatto le cose che avresti dovuto fare, o aver fatto quelle che invece non avresti dovuto?" (In buona sostanza si tratta delle omissioni e del male compiuto; ndr).

È come se quella Luce ti dicesse: "Ecco questo sei tu!" E rivedendo te stesso, rivivi anche la gioia delle persone a cui hai fatto del bene, ma anche il dolore di coloro a cui hai fatto del male. Il loro dolore diventa il tuo. Come se tu facendo del male, lo avessi fatto a te medesimo:

"Non solo riprovavo quello che io avevo vissuto e sentito, ma quello delle persone con cui avevo interagito. Niente fu lasciato fuori, nessun pensiero, nessuna parola, nessun errore, nessun incidente."

"Non c'era nulla di nascosto, i tempi belli e quelli brutti, avevo la chiara conoscenza di tutto quello che era successo nella mia vita, anche le cose più piccole che avevo dimenticato da tempo." 

"Capii che tutti veniamo su questa Terra per realizzare qualcosa e per imparare. Per condividere di più, per amare di più."

Si apprende pure che sia il bene che il male hanno vita lunga, non finiscono nel momento esatto in cui avvengono, ma si propagano come i cerchi concentrici causati dal sasso gettato nell'acqua. (È la Legge di Causa ed Effetto che regge l'universo, chiamata in Oriente "karma"; ndr).

Un gesto d'amore provoca altri gesti d'amore, come pure l'odio genera odio: "Non era una revisione, io rivivevo tutto, ogni cosa fatta, pensata, sentita. E non solo questo, ma anche l'esito che aveva avuto sugli altri, persino su chi non avevo conosciuto di persona, ma che era entrato in un qualche modo in contatto con me, o con ciò che avevo compiuto."

"Vidi come il male si era riprodotto in male, e il bene in altrettanto bene, in una catena infinita da vittima a vittima, o da beneficiario a beneficiario, proprio come in un domino."

Faccio qui un'annotazione sul concetto di tempo nelle NDE. Spesso chi racconta di aver rivisto la propria vita fin dall'inizio e in tutti i dettagli, dice che è avvenuto in ordine cronologico e allo stesso tempo simultaneo. 

La percezione del tempo è sicuramente diversa dalla nostra: "Potrei dire che la mia esperienza sia durata un secondo o 10.000 anni, onestamente non fa nessuna differenza. Mi è sembrato di rivivere una moltitudine di cose in un brevissimo lasso di tempo terreno." 

"Da Spirito avevo viaggiato fino a non saperne più nulla della cognizione-tempo come la conosciamo qui sulla Terra."




Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

Fonte da QUI (testo leggibile e scaricabile).
 

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