martedì 28 dicembre 2021

TAGORE: "Gitañjali" Amore e Poesia di Fine d'Anno


Anna Homchik nata in Ucraina a Kiev nel 1976

Sebirblu, 28 dicembre 2021

Gentili Lettori, nel ringraziare tutti Voi della meravigliosa attenzione con la quale fate onore al mio blog, desidero porgervi, insieme ai più profondi e sentiti auguri per un anno nuovo meno drammatico di quello in corso, un "bouquet" di poesie ineffabili (Gitañjali) di Rabindranath Tagore. (Cfr. anche QUI).

Il significato del termine Gitañjali è "Offerta di Canti" e penso che concludere il corrente 2021 facendoci cullare dalla mirabile vena poetica di una simile grande Anima sia un balsamo magnifico.

Proprio per quest'opera egli, nel 1913, esattamente nella ricorrenza del centenario in cui ho scritto l'articolo che oggi ripropongo, fu insignito del Premio Nobel per la letteratura: il primo ad essere conferito ad un personaggio non occidentale. 

Eccone la motivazione:

«Per la profonda sensibilità, la freschezza e la bellezza dei versi con i quali, con consumata capacità, ha reso il proprio pensiero poetico, espresso in inglese con parole  proprie,  parte della  letteratura  occidentale.»

Immergiamoci dunque in questo mare di bellezza dal profumo di Paradiso per trarne nuova vigorìa spirituale, atta a renderci sempre più pronti alle nuove sfide che ci attendono.


Rabindranath Tagore - Calcutta 1861 - Shantiniketan, Bolpur 1941

TAGORE:  "Gitañjali"  Amore e Poesia di Fine d'Anno

Nel 1913, i giornali di tutto il mondo pubblicavano la notizia che il premio Nobel per la letteratura era stato assegnato a Rabindranath Tagore, nativo del Bengala, la terra irrigata dal fiume sacro del Gange. 

Il poeta indiano, primo orientale a ricevere tale onore aveva allora cinquantadue anni, ma il suo nome era, da più di trenta, il simbolo di un'età tuttora in corso.

L'irlandese W. B. Yeats, che per primo rivelò all'Europa il bardo del Bengala, sentì dire da un medico indiano: 

"Leggo Rabindranath ogni giorno; leggere una sua riga significa dimenticare tutti i dolori del mondo. Egli è grande nella musica, come nella poesia, e le sue canzoni si cantano dall'India Occidentale fino alla Birmania ovunque si parli il bengali.

A diciannove anni era già famoso per il suo primo romanzo, e i drammi, composti nella maturità, sono ancora rappresentati a Calcutta. Quando era molto giovane scrisse molto sulla natura mentre se ne stava tutto il giorno nel suo giardino.

In seguito la sua arte si fece più profonda, divenendo religiosa e filosofica; nei suoi inni vi sono tutte le aspirazioni dell'Umanità.

Egli è il primo dei nostri mistici che non ha rifiutato di vivere, ma ha parlato della Vita stessa, e per questo noi lo amiamo."


Taj Mahal - Agra - Uttar Pradesh - India Settentrionale

Spirito multiforme, Tagore non concentrò i suoi sforzi verso un solo aspetto della vita: fu poeta e scrittore, pedagogo e asceta, pittore e musico. Tutto quanto eleva l'uomo, liberandolo dai legami più deleteri del mondo, attirò il suo interesse e fu per lui materia di studio e di ripensamento.

Qualunque cosa potesse contribuire al miglioramento dell'esistenza umana, sia nel campo scientifico che in quello politico, scolastico, letterario, fu per lui degna di grande considerazione.

In lui l'arte fu semplice vita, l'estrinsecazione delle melodie dell'anima, e tutta la sua opera può paragonarsi ad un vasto mosaico, le cui tessere però, anziché costituire le varie parti dell'insieme, creano l'unità dell'intero poema.

Per Tagore religione e morale sono una cosa sola, e da quest'intimo connubio deriva l'identificazione dell'Amore di Dio con l'Amore del prossimo.

Tutto il "Gitañjali" (l'opera che meritò il premio Nobel) è un inno votivo a Dio che non è visto come un Essere statico, collocato in un angolo del Tempio, a cui si deve l'offerta d'incenso o la preghiera.

Il Dio di Tagore è là dove il contadino ara la dura zolla e lo spaccapietre lavora, non disdegnando di essere fra loro, coperto di polvere al sole o alla pioggia. Dio è Tutto in tutti, e noi non possiamo amarLo, sentirne la presenza, se non amiamo i nostri fratelli.

La poesia tagoriana, pur attingendo le sue immagini dalla natura (non per nulla uno scrittore disse che l'Universo fu la sua tela, la natura i colori, gli uomini i contorni), è fatta di etere e di stelle.

I versi son come fili tessuti con i raggi imponderabili dei sogni nei Campi Elisi che pur inebriando, rapiscono, consolano, fugano le tenebre dai cuori aprendoli alla Speranza e alla Fede.


Rajasthan - Deserto di Thar - India Occidentale

Tagore ha recato al mondo, alla pari dei mistici più grandi dell'Umanità, un nuovo messaggio d'Amore e di Vita. Ed esso è tanto più universale quanto più il poeta annulla se stesso, la sua personalità, in cui assimila senza limiti di tempo e di spazio, tutto lo spirito dell'Uomo.

Egli era tutt'uno con la natura e mai si vide una così completa compenetrazione dell'Anima umana con l'anima delle cose; nella sua poesia Rabindranath ha trasfuso tutto la sua Essenza vivente nello spazio infinito dei mondi.

Pensando all'ora ultima, egli non ha timore alcuno, anzi si rallegra per questo richiamo: lo Spirito umano come la Luce, quando ha il segno dell'immortalità, non può temere la morte, che rappresenta non il termine di tutte le cose, ma il congiungimento con la Coscienza universale.

Neanche le sventure familiari riuscirono a fiaccarlo; in pochi mesi gli morirono due figli e la moglie. La perdita della consorte fu per lui il più grande dolore: "In disperata speranza vado e la cerco in ogni angolo della mia stanza, e non la trovo" (Gitañjali).

Il cuore di Rabindranath cessò di battere il 7 agosto 1941, mentre il mondo era sconvolto dall'immane cataclisma della guerra; sul letto di morte, simile ad un Sadhu (asceta), dettò ad un familiare un poema, in bengali, sugli ultimi giorni della sua lunga ed operosa esistenza.


Jaipur, capitale del Rajasthan - India Occidentale. Parata di elefanti.

GITAÑJALI  (alcuni carmi)

LASCIA QUESTE NENIE...

Lascia queste nenie, canti e dir di rosari!
Chi adori in questo solitario e oscuro angolo
del Tempio dalle porte chiuse?
Apri gli occhi e guarda! Il tuo Dio non ti è dinnànzi.

Egli è là dove il contadino ara la dura zolla
e lo spaccapietre lavora. Egli è con loro,
al sole e alla pioggia, e le sue vesti son coperte di polvere.
Levati quel manto sacro e scendi come Lui sul suolo polveroso!

Liberazione? Dove si può trovarla?
Il nostro Maestro s'è preso lietamente sulle spalle
i dolori del Creato, s'è unito a noi per sempre.

Esci fuor dalle tue meditazioni
e lascia in un canto i fiori e l'incenso!

Che male c'è se le tue vesti diventan lacere e sporche?
Va' incontro a Lui e stagli accanto nel lavoro,
con il sudore della fronte.


Bengala  - Regione Nord-Orientale dell'India 

IN DISPERATA SPERANZA...

In disperata speranza vado e la cerco
in ogni angolo della mia stanza, e non la trovo.

Piccola è la mia casa e ciò che una volta è uscito
non può esser più ritrovato.

Ma infinita è la Tua Dimora, o Signore,
ed io cercando lei son giunto alla Tua porta.

Stetti sotto l'aurea volta del Tuo Cielo crepuscolare
e sollevai gli occhi ansiosi verso la tua faccia.

Son giunto sulla soglia dell'Eternità
da cui nulla può svanire – né speranza, né felicità,
né visione di un volto intravvisto fra le lacrime!

Oh, immergi in quell'oceano la vuota mia vita,
tuffala nell'abisso più fondo.
Fa' che, per una volta, quel tocco perduto
io lo senta nel Tutto universale.


Bolpur - Bengala Occidentale, ad Oriente dell'India

TU MI HAI FATTO...

Tu mi hai fatto senza fine, a tuo piacimento.
Tu vuoti e rivuoti questo fragile vaso
e lo riempi sempre di nuova vita.

Per monti e valli hai portato
questo piccolo flauto di canna,
e vi soffi melodie eternamente nuove.

Al tocco immortale delle Tue mani
il mio minuscolo cuore si smarrisce per la gioia
ed effonde parole indicibili.

Su queste piccolissime mani
piovono solo per me i tuoi doni infiniti.
Passano le età, e Tu versi sempre,
e sempre v'è da riempire.

Jaisalmer - Lago di Gadi Sagar - Rajasthan - India Occidentale

CHIEDO LA GRAZIA...

Chiedo la Grazia di un istante
per sedermi accanto a Te.
Il lavoro in corso, lo finirò più tardi.

Lontano dalla vista del Tuo volto
il mio cuore non conosce riposo né tregua,
e la mia opera diventa uno sforzo senza fine
in un mare di fatica senza sponde.

L'estate con i suoi sospiri e mormorii
è venuta oggi alla mia finestra;
e le api fanno i menestrelli
alla corte del boschetto in fiore.

È ora tempo di sedermi accanto a Te,
faccia a faccia, e cantare l'esaltazione della vita
in questa silente pace diffusa.


Tigri reali del Bengala - India Orientale

SONO STATO INVITATO...

Sono stato invitato alla festa di questo mondo,
e la mia vita è stata così benedetta.
I miei occhi hanno veduto e i miei orecchi hanno udito.

In questa festa m'è toccato di suonare
sul mio strumento, ed ho fatto
ciò che ho potuto.

Ed ora chiedo: è giunto alfine il tempo
in cui m'è concesso di entrare e guardarTi in Volto
ed offrirTi il mio muto saluto?


Jaisalmer -Rajasthan - India Occidentale

PER GIORNI E GIORNI...

Per giorni e giorni, o mio Dio,
la pioggia ha disertato il mio cuore arido.
L'orizzonte è spietatamente nudo,
non il più piccolo riparo di una nuvoletta,
non la più vaga speranza d'una fresca pioggerella, anche se lontana.

Manda il furore della Tua tempesta gravida di morte,
se questo è il Tuo desiderio,
e fa trasalire il Cielo da cima a fondo
con il balenìo dei fulmini.

Ma richiama, o Signore, richiama questa silenziosa calura,
che tutto pervade; che lenta, acuta e crudele,
brucia il cuore in una terribile disperazione.

Lascia che la nuvola della Grazia si chini dall'alto
come lo sguardo lacrimoso della madre
nel giorno dell'ira paterna.


Shantinikethan - Bolpur - Bengala Occidentale - India Orientale

LA LIBERAZIONE PER ME...

La Liberazione per me non è nella rinuncia.
Sento la libertà stretta in mille legami silenziosi.

Tu mi versi sempre il sorso fresco
del Tuo vino fragrante e di vari colori
empiendo fino all'orlo questo piccolo vaso di terra.

Il mondo accenderà dalla Tua Fiamma
cento differenti lampade
e le offrirà all'altare del Tuo tempio.

No, non chiuderò mai le porte dei miei sensi.
Le gioie della vista, dell'udito e del tatto
recheranno l'impronta della Tua delizia.

Sì, tutte le mie illusioni risplenderanno di gioia
e tutti i miei desideri
matureranno in frutti d'Amore.


Jaisalmer - Rajasthan - India Occidentale

NELLE TUE MANI, O SIGNORE...

Nelle Tue mani, o Signore, il tempo è senza fine.
Non c'è nessuno che conti i tuoi minuti.

Passano i giorni e le notti,
le età fioriscono ed avvizziscono come fiori.
Tu sai attendere.

I Tuoi secoli si susseguono
per rendere perfetto
un piccolo fiore selvatico.

Noi non abbiamo tempo da perdere e,
non avendo tempo, dobbiamo afferrare l'occasione.
Siamo troppo poveri per giungere in ritardo.

E così il tempo passa mentre io lo do
ad ogni uomo piagnucoloso che lo chieda,
e il Tuo altare è alla fine del tutto privo di offerte.

Sul finire del giorno m'affretto
per il timore che la Tua porta si chiuda;
ma trovo che v'è ancora tempo.


Benares o Varanasi - Uttar Pradesh - India Settentrionale - Un asceta (Sadhu) sulle rive del Gange

IN UN SUPREMO SALUTO A TE...

In un supremo saluto a Te, mio Dio
si spargano tutti i miei sensi
e tocchino questo mondo prono ai Tuoi piedi.

Come una nuvola di luglio, sospesa in basso
con il suo carico di pioggia non versata,
la mia mente si inchini alla Tua porta
in un supremo saluto a Te.

Come uno stormo di nostalgiche gru,
dirette notte e giorno verso i nidi montani,
così tutta la mia vita sia un viaggio

verso la Dimora eterna, in un supremo saluto a Te.

Relatore: Sebirblu.blogspot.it

Fonte: "Gitañjali" di Vito Salierno - Edizioni Ceschina 1967

venerdì 24 dicembre 2021

Si alza un grido nella Notte Sacra... CHE VERGOGNA!




Sebirblu, 24 dicembre 2021

Un  tristissimo  grido  angoscioso  si  alza  stanotte  da  molti  cuori  appartenenti  al VERO "piccolo resto", quello che, abbandonando la "Messa di Bergoglio", preferisce staccarsene (come testimonia una lettera inviata ad Aldo Maria Valli che pubblico di seguito) piuttosto che rimanere nel compromesso satanico, dove non si crede più in Dio fattosi Uomo per riscattare il genere umano e la sua protervia. (Ved. QUI, QUI e QUI).

Sì, è una grandissima VERGOGNA, non solo l'indifferenza mostrata dai più verso Gesù Cristo e la sua S.S. Madre, ma soprattutto la deriva allucinante in cui è caduta la Chiesa di Roma dall'ultimo Concilio, dopo aver ricevuto in quasi nove anni l'estremo colpo di grazia dal disastroso governo bergogliano. (Ved. QUI, QUI e QUI).

Ma ecco la veloce premessa scritta dal vaticanista e scrittore Aldo Maria Valli come presentazione alla missiva suddetta.



"Cari amici di Duc in altum, un lettore mi ha inviato la lettera che pubblico qui sotto. Mi ha colpito molto per l'amarezza e l'esasperazione che esprime. Come rispondere?"

                                                                                                                                         A.M.V.
«Gentile Valli,

voglio condividere con Lei una mia scelta. Non so se andrò alla Messa di Natale celebrata dal papa. Non me ne importa niente delle opinioni personali di Bergoglio. Se la Chiesa è diventata un megafono per propagandare le sue sciocchezze, non perdo il mio tempo ad andarci.

Non ne posso più. Non ne posso più nemmeno di cardinali, vescovi e preti: mi danno il voltastomaco anche loro, con la loro spregevole viltà. E mi danno il voltastomaco anche i fedeli, il 99 % di loro, con la loro crassa, ripugnante indifferenza.

Basta. Io voglio andare in chiesa per Cristo. Non voglio avere nulla a che fare con questa contro-chiesa, con questa organizzazione che odia Cristo, che lascia uccidere Cristo una seconda volta.

Fino a quando non torneranno a proclamare Cristo e non le loro stupidaggini ridicole,  con cui Lo tradiscono,  me ne starò alla larga.  Sono davvero amareggiato.

Dovrò starmene lontano dai Sacramenti. Ma io di partecipare a questo pietoso circo non ho la minima intenzione. Mi chiedo dove sia Cristo. Questo tradimento generale dei suoi rappresentanti sta facendo vacillare la mia fede. Sono disgustato.

Le auguro buon Natale.»
                                                                                                                          Lettera firmata



Il dottor Valli si chiede come rispondere alla lettera intrisa di sdegno inviatagli da un suo lettore.  Questo, però,  è solo il risultato logico di quanti, in buona fede  (cfr. QUI e QUI), hanno seguito ad occhi chiusi l'insegnamento loro impartito dalla Chiesa, senza porsi alcuna domanda in profondità per diventarne consapevoli.

Spesso ho parlato della necessità inderogabile per un "credente" di rivolgersi allo Spirito Santo (DIO), che tutto regge e permea l'Infinito, al fine di raggiungere quella Fede certa e matura che "rende liberi", in modo che qualsivoglia imprevisto si interponga a sbarrargli la "strada" verso la Meta finale NON lo blocchi. 

E per potervi riuscire eccone le tracce sicure QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI,
alle quali aggiungo le parole di incoraggiamento e di supporto spirituale pronunciate per tutti gli italiani da mons. Carlo Maria Viganò in questi tempi amari di afflizione e di sconforto.

 


Concludendo, non potevo lasciar passare questo Natale, di cui purtroppo è rimasto unicamente il nome, ossia l'aspetto esterno privo di contenuto, senza trasmettere la Voce Sublime che ancora una volta abbraccia il mondo in un incendio d'Amore.




CHI  SONO  IO?  Mi  domandate...

Io Sono il tepore del sole mattutino
che veglia allo schiudersi del fiore che nessuno vede;
Io Sono l'equilibrio che nella vicenda degli elementi
a tutti garantisce la vita.

Io Sono il pianto dell'anima infranta
da cui sboccia la prima visione del Divino;
Io Sono l'euritmìa che nella vicenda dei fatti morali
a tutti promette salvezza.

Io Sono il Re del mondo fisico della vostra scienza;
Io Sono il Re del mondo morale che voi non vedete.
Sempre voi Mi cercate, ovunque.

Ma di fibrilla in fibrilla sui vostri tavoli anatomici,
di molecola in molecola nei vostri laboratori,
Io vi sfuggo, sempre più nel profondo.

Voi Mi cercate, dilaniando e disseccando la povera materia; ma Io Sono Spirito,
che anima tutte le cose, e non con gli occhi e gli strumenti della materia,
ma solo con gli occhi e gli strumenti dello Spirito voi potete trovarMi.

Io Sono il sorriso del bambino e la carezza della madre;
Io Sono il gemito del moribondo che invoca salvezza;
Io Sono il tepore del primo sole di primavera che porta la vita,
Io Sono l'uragano che porta la morte.

Io Sono l'evanescente bellezza dell'attimo fuggente;
Io Sono l’Eterna Armonia dell'Universo;
Io Sono Amore; Io Sono Forza; Io Sono Concetto;
Io Sono Spirito che tutto anima, sempre presente.

Io Sono la Legge che con meravigliosa stabilità
regge l'organismo dell'Universo;
Io Sono l'irresistibile Forza
che tutti gli Esseri sospinge ad ascendere.

Io Sono il canto immenso che la Creazione canta al Creatore.
Io Sono Tutto e comprendo Tutto, anche il Male,
perché lo stringo e lo circoscrivo ai fini del Bene...


Simon Dewey

Il Mio dito scrive nell'Eternità e nell'Infinito
la storia di miriadi di mondi e di vite
e traccia il cammino ascensionale degli Esseri che tornano a Me,
che attraggo col Mio Amore e che tutti assorbirò nella Mia Luce.

Tanti mondi ho visto prima del vostro, tanti ne vedrò poi.
Le vostre grandi visioni apocalittiche sono per Me piccole increspature nel tempo.
IO VERRÒ tra i fulmini della tempesta per piegare i superbi e sollevare gli umili.

IO VERRÒ nel trionfo della Mia Gloria e della Mia Potenza,
vittorioso del Male che sarà ricacciato nelle tenebre.

Tremate, perché quando Io non sarò più l'Amore che perdona e vi protegge,
Io sarò lo schianto del turbine, sarò lo scatenarsi degli elementi lasciati a sé stessi,
sarò la Legge che non più frenata dal Mio volere
esploderà tremenda su di voi portando rovina.

Tutto è connesso nell'Universo.
Cause fisiche ed effetti morali,
cause morali ed effetti fisici.
L'organismo dalle fitte maglie è tutto a voi d'intorno
e voi ne siete circondati e presi in ogni vostro atto.

La Mia destra possente stringe il destino dei mondi;
eppure sa scendere fino al più umile fanciullo
per tergerne con una carezza il pianto,
e questa è la Mia Vera Grandezza.

O voi che Mi ammirate tremando nell'impeto dell'uragano,
ammirateMi invece in questo potere che Io ho di farMi umile per voi,
in questa SAPIENZA che Io ho di saper scendere
dal Mio Alto Regno nella vostra tenebra:

ammirateMi in questa Forza immensa che Io ho
di costringere la Mia POTENZA in una debolezza
che Mi rende simile a voi.




Io non vi chiedo che comprendiate la Mia Potenza
che Mi pone lontano da voi,
ma chiedo che comprendiate il Mio AMORE
che Mi rende a voi simile e vicino.

La Potenza potrà sbigottirvi e spaventarvi,
ma vi darà di Me un'idea superata,
l'idea di un padrone vendicativo e dispotico.
Io non voglio più la vostra ubbidienza attraverso il vostro terrore.

Deve ora spuntare una Nuova Aurora di coscienza e di amore.
Voi dovete assurgere ad una Legge più alta
ed IO TORNO oggi a dirvi la Buona Novella.

Io non sono più il vostro padrone vendicativo e dispotico,
com'era necessario presso popoli di altri tempi,
ma sono il vostro Amico e parlo con parole di Bontà
al vostro cuore e alla vostra ragione.

Non dovete più temere ma comprendere;
la vostra ragione bambina è aperta
ed Io vengo a gettarvi la Mia Luce,
Io Sono Sintesi di Verità e da ogni parte sorgerà il Vero,
che da tutti gli angoli della Terra
salirà nella luce del vostro intelletto.

Io non porto lotta ma Pace;
Io non porto divisioni di coscienze
ma fusione di concetti e di animi.
L'Umanità terrestre sta per sentirsi UNA...
in una nuova Coscienza Spirituale.

Non vi insultate ma comprendetevi l'un l'altro.
Ognuno porti il suo granello alla grande Fede
e questa vi renda tutti fratelli.

E la religione, Mia rivelazione, e la scienza, vostra fatica,
e tutte le vostre singole intuizioni, si stringano in una grande sintesi
e questa sia Sintesi di Verità. Poiché...

IO  SONO LA VIA,  LA VERITÀ,  LA VITA

                                                                                                         (tramite)  Pietro Ubaldi



Con questa immersione nell'Infinito, auguro a tutti voi, cari Lettori, un sereno Santo Natale, ringraziandovi di cuore dell'attenzione che continuamente date al mio blog. (Consiglio di leggere anche QUI e QUI per importanti approfondimenti). 

Che il Nuovo Anno porti con sé il Trionfo del Cuore Immacolato della Vergine Maria e la sparizione definitiva del Serpente Antico a cui l'Augusta Signora schiaccerà la testa.

Relazione, adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it

Fonte della lettera: aldomariavalli.it

venerdì 17 dicembre 2021

Alexis Carrel, Nobel Medicina, assisté a Miracolo.



Immagine apparsa sul TIME il 13 giugno del 1938, dipinta da Samuel Johnson Woolf, e raffigurante
 il Dr. Alexis Carrel (sulla destra) con Charles Lindbergh, co-inventori della pompa di perfusione
 per la quale il chirurgo meritò il Premio Nobel per la Medicina.

Sebirblu, 17 dicembre 2021

L'articolo che segue è l'ennesima testimonianza che il soprannaturale è fra noi, ci compenetra e ci avvolge, anche se ancora, purtroppo, l'Umanità è in gran parte sorda ai richiami dello Spirito e al giusto ruolo che dovrebbe avere nella vita di tutti.

Per tale motivo il dolore (QUI) continua a martellare le coscienze, non dando alcuna tregua all'uomo che stremato e deluso dalle sue stesse illusioni chimeriche, dalla sua corsa sfrenata alla ricerca di una felicità fittizia, molto presto si renderà conto, basito, di quanto invece è davvero essenziale per lui. (Cfr. QUI, QUI e QUI).

Quella di Alexis Carrel, che molti hanno conosciuto per il suo straordinario libro "L'Uomo, questo sconosciuto", diventato un best seller internazionale e che consiglio vivamente di leggere, è una storia eccezionale, che ha cambiato totalmente la sua esistenza di medico razionalista, rigorosamente nella norma.

Egli nacque a Lione, in Francia, nel 1873. La sua famiglia era di commercianti agiati. Rimasto orfano di padre, a cinque anni lasciò la città per andare a vivere in campagna con la mamma. Tornò poi a Lione per gli studi liceali e per frequentare la Facoltà di Medicina.

Furono proprio gli studi universitari a spingerlo ad abbandonare le convinzioni religiose ricevute dall'educazione familiare per abbracciare la filosofia positivista e materialista.

Conservò però sempre una forte nostalgia verso le certezze della sua fanciullezza, soprattutto avvertiva l'inquietudine che gli procuravano quelle nuove convinzioni positiviste, incapaci di dare una persuasiva risposta al senso della vita e della morte.




Lui stesso, dopo la conversione, scrisse di quel periodo parlando di sé in terza persona:

"Assorbito dagli studi scientifici, affascinato dallo spirito della critica tedesca, Alexis s'era convinto a poco a poco che al di fuori del metodo positivo, non esisteva certezza alcuna.

Le sue concezioni religiose, distrutte dall'analisi sistematica, l'avevano abbandonato, lasciandogli il ricordo dolcissimo di un sogno delicato e bello. S'era allora rifugiato in un indulgente scetticismo. 

La ricerca delle essenze e delle cause gli sembrava vana, solo lo studio dei fenomeni interessante.

Il razionalismo soddisfaceva interamente il suo Spirito; ma nel fondo del suo cuore si celava una segreta sofferenza, la sensazione di soffocare in un cerchio troppo ristretto, il bisogno insaziabile di una certezza."

In quegli anni, negli ambienti medici, si discuteva molto di Lourdes e dei suoi miracoli. C'era chi ci credeva e c'era chi era profondamente scettico.

Nel 1894, il famoso scrittore Emile Zola, dopo esser stato a Lourdes e pur essendo stato testimone di fatti inspiegabili, aveva scritto un libro in cui negava decisamente la veridicità delle apparizioni.

Anche Carrel, nel suo positivismo, era convinto che quelli di Lourdes fossero solo presunti "miracoli", in realtà guarigioni frutto di autosuggestione.

Volle però andare a sincerarsi di persona e nel 1902 partecipò come medico ad un pellegrinaggio, occasione che gli fu offerta da un collega che aveva dovuto rinunciare all'ultimo momento. Da questo viaggio emerse un libro dal titolo "Viaggio a Lourdes".




Alexis Carrel era in incognito. Solo pochi conoscevano la sua identità.

Voleva solo constatare ed aiutare qualche malato. Nel suo scompartimento giaceva una giovane donna, Marie Ferrand (chiamata così nel libro, ma in realtà si chiamava Marie Bailly).

Era gravissima: ventre gonfio, pelle lucida, costole sporgenti, addome teso da materia solida, sacca di liquido che occupava la regione ombelicale, febbre alta, gambe gonfie, cuore veloce.

Si trattava di peritonite tubercolare. Dolori tremendi! Il dottor Carrel le praticò un'iniezione di morfina.

"Avete ancora i genitori?" le domandò.

"No, sono morti di tubercolosi da alcuni anni", rispose la donna.

Dall'età di quindici anni, ella era tubercolotica. I medici che la tenevano in cura dicevano che ormai era all'ultimo stadio. Ella però, pur sentendosi alla fine, era convinta che la Vergine, a Lourdes, le avrebbe concesso qualcosa d'importante: se non la guarigione, almeno la forza per morire in pace.

Arrivato a Lourdes, Carrel incontrò un suo vecchio compagno di collegio, nel suo diario ne riporta solo le iniziali: A.B. Gli chiese:

"Sai se qualche malato è guarito, stamane, nelle piscine?"

"No, nessuno. Però vidi un miracolo davanti alla grotta. Una suora che camminava con le stampelle. Arrivò, si fece una gran segno di croce, bevve l'acqua della fonte miracolosa. 

Subito il suo volto si illuminò, gettò lontano le stampelle, corse agile alla Grotta, gettandosi in ginocchio davanti alla Vergine. Era guarita."




"La sua guarigione", commentò Carrel, "è un caso interessante di autosuggestione!"

L'amico ribatté:

"Quali sono le guarigioni che, se le constatassi, ti farebbero riconoscere l'esistenza del miracolo?"

"La guarigione improvvisa di una malattia organica. Una gamba tagliata che rinasce. Un cancro scomparso, una lussazione congenita che improvvisamente guarisce. Allora sì che crederei!..

Se mi fosse concesso di vedere un fenomeno tanto interessante, tanto nuovo, sacrificherei tutte le teorie e le ipotesi del mondo. Ma non ho il minimo timore di arrivare a questo.

C'è una ragazza, Marie Ferrand, presso la quale mi hanno chiamato dieci volte ed è in pericolo di vita. È tisica, ha una peritonite tubercolare all'ultimo stadio.

È in uno stato pietoso. Temo che mi muoia tra le mani. Se questa ammalata guarisce, sarebbe veramente un miracolo. Io crederei a tutto e mi farei frate."

Nella Sala dell'Immacolata (riservata ai malati più gravi) tutto era pronto per la funzione presso le piscine. Il dottor Carrel si avvicinò al lettino della "sua" ammalata, Marie Ferrand.

La visitò rapidamente: il cuore stava per cedere, era alla fine. Il medico le praticò un'iniezione di caffeina, poi disse ai presenti senza farsi sentire dall'ammalata:

"È una peritonite polmonare all'ultimo stadio. Figlia di genitori morti di tubercolosi in giovane età, è tisica dall'età di 15 anni. Può darsi che viva ancora per qualche giorno, ma è finita."

Anche un altro medico confermò la diagnosi nefasta di Carrel.

Alla  piscina  non  fu  possibile  immergere  Marie Ferrand.  Le  fecero  alcuni  lavaggi al ventre. La portarono davanti alla Grotta. Il suo aspetto era sempre cadaverico. Erano  circa  le  14.30.




Carrel osservava il volto dell'ammalata: gli parve più normale, meno livido. Gli sembrava di avere un'allucinazione, continuò ad osservarla. Le contò le pulsazioni. La respirazione sembrava rallentata. Il volto di Marie Ferrand continuava a cambiare.

I suoi occhi sembravano catalizzati verso la Grotta. C'era in lei un sensibile miglioramento, non lo si poteva negare. L'incredibile, però, avveniva adesso: Carrel vide a poco a poco la coperta abbassarsi al livello del ventre. Il gonfiore spariva. Si sentì impallidire.

Alle 15 la tumefazione era ormai scomparsa. Carrel credeva d'impazzire. Si avvicinò alla donna, ne osservò la respirazione, guardò il collo. Il cuore batteva regolarmente.

Le domandò: "Come vi sentite?"

Marie rispose sottovoce: "Benissimo. Non sono molto in forze, ma sento che sono guarita."

Carrel così ha scritto, sempre parlando di se stesso in terza persona:

"Il medico non parlava più; non pensava più. Il fatto inatteso era totalmente contrario a tutte le previsioni, ed egli credeva di sognare.

Si alzò, traversò le file serrate dei pellegrini, i quali gridavano invocazioni che egli a stento sentiva, e se ne andò. Erano circa le 16. Quel ch'era accaduto era la cosa impossibile, la cosa inattesa, il miracolo."

Marie Ferrand, guarita, fu portata all'ospedale diretto dal dottor Boissaire, lo scienziato che difendeva la veridicità di Lourdes. Carrel tornò a visitarla e dovette constatarne la inspiegabile guarigione. Lo stesso fecero altri medici.

Marie era felice e diceva:

"Andrò dalle suore di San Vincenzo, loro mi accoglieranno e io assisterò i malati."

Carrel era commosso. Uscì dall'ospedale. Era ormai notte. Si recò alla Basilica e vi entrò. Scorse il suo amico A.B. e cominciarono a parlare.




Mentre il medico fissava la statua dell'Immacolata, l'amico gli chiese:

"Sei convinto, ora, filosofo incredulo?"

Carrel si limitò a rispondere:

"Una giovane moribonda è stata guarita sotto i miei occhi in pochi istanti. È una cosa meravigliosa, è un miracolo."

A.B. concluse ironizzando:

"Ma non è meno vero che ora sei obbligato a vestire il saio! Addio."

Carrel rimase solo e fu allora che pronunziò queste toccanti parole:

"Vergine dolce che soccorri gli infelici, proteggimi. Io credo in Te... 
Il Tuo nome è più dolce del sole del mattino...
Prendi Tu il peccatore inquieto dal cuore in tempesta 
che si consuma nella ricerca delle chimere...
Sotto i consigli profondi e duri del mio orgoglio intellettuale
giace, ancora soffocato, il più affascinante di tutti i sogni, 
quello di credere in Te, di amarti come i frati dall'anima candida."

Il grande scienziato e medico positivista fu insignito del Nobel nel 1912, grazie alla scoperta di un particolare punto di sutura che poi ha permesso la pratica della trasfusione di sangue, pratica che ha salvato e che salva tante vite umane.

Diventato credente, dedicò poi l'intera sua vita alla scienza e a propagare la devozione alla Vergine di Lourdes.

In tarda età fu ingiustamente accusato di collaborazionismo con il governo filo-nazista di Vichy. Fu un'accusa che lo prostrò molto e lo condusse, il 5 novembre 1944, ad un infarto che gli fu fatale.

A Carrel si deve una famosa frase che esprime bene il realismo cristiano e l'umiltà che dovrebbe contrassegnare ogni ricerca scientifica:

"Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla Verità."

Relazione adattamento e cura di Sebirblu.blogspot.it

Fonte: fmboschetto.it