martedì 25 febbraio 2025

Disfatta Europea e Vertice di Ryad in Arabia Saudita

 


Sebirblu, 24 febbraio 2025

In questi giorni critici, politicamente burrascosi, ho optato per la pubblicazione di un articolo di un noto e stimato opinionista come il dr. Giuseppe Masala apparso su «l'Antidiplomatico», QUI.

Riguarda il suo pensiero sul vertice avvenuto in Arabia Saudita fra le due delegazioni diplomatiche russo/americana per un ripristino dei loro contatti, al fine di un futuro e conclusivo accordo negoziale sulle ostilità ancora in corso.

La situazione in cui è piombata l'Europa dopo l'elezione di Trump è disastrosa; pare che egli non solo non sovvenzionerà più l'Ucraina per la guerra alla Russia, e men che meno il Vecchio Continente bellicista ad oltranza, ma ne chiederà i danni: a Zelensky imporrà il risarcimento tramite le «terre rare» ed altro, e agli europei applicherà i dazi mercantili per le esportazioni.

La Disfatta Europea

Si rimane davvero senza parole ad ascoltare le dichiarazioni a margine dello storico vertice avvenuto ieri a Ryad tra i rappresentanti della Russia e quelli degli Stati Uniti. Siamo di fronte ad un fatto di rilevanza storica che avrà molto probabilmente enormi conseguenze sulle vite delle persone; non solo su quelle degli ucraini, ma anche su quelle degli europei.

Dalle dichiarazioni si intuisce infatti chiaramente come i colloqui delle delegazioni, capeggiate rispettivamente da Sergey Lavrov e Marco Rubio, siano stati approfonditi nelle tematiche e di ampio respiro in relazione allo spazio geografico.

Non si è parlato soltanto di come concludere il più rapidamente possibile il conflitto in Ucraina ma degli equilibri diplomatici, militari ed economici che dovranno esserci tra Russia e Stati Uniti e a cui i paesi vassalli saranno chiamati ad adeguarsi, volenti o nolenti.

Ma andiamo con ordine partendo da un presupposto che apparentemente può essere considerato secondario, ma che mai lo è nei rapporti tra gli esseri umani; mi riferisco alla postura e alla prossemica dei partecipanti, ovvero agli atteggiamenti corporei e agli spazi che gli uomini interpongono tra sé e gli interlocutori.

È evidente come i russi si sentano vincitori e in una posizione di superiorità rispetto agli americani. Basta guardare le foto del capannello di persone creatosi nella enorme sala del palazzo reale di Ryad: al centro spiccavano i due russi, Sergey Lavrov e Yuri Ushakov che, di fronte a Marco Rubio, traspiravano senso di superiorità e tenevano ostentatamente le mani in tasca.




Certo, nell'analisi degli spazi, necessita pure sottolineare che con tutta probabilità esiste simbolicamente anche una prossemica geografica tra nazioni e capitali: le due delegazioni si sono incontrate a Ryad, fuori dall'ambito europeo, per decidere assetti ed equilibri che si verranno a creare in Europa.

Un messaggio clamoroso che chiarisce come il Vecchio Continente sia diventato (o forse è destinato a diventare) una zona, un territorio, sostanzialmente irrilevante e da considerarsi come una semi-colonia di second'ordine alla quale le grandi potenze non danno molta importanza.

Altro aspetto da considerare è quello della composizione delle due parti: entrambe hanno un esperto di economia tra le proprie fila. I russi contano su Kirill Dmitriev, economista e CEO del Fondo statale russo per gli investimenti diretti, una riserva sovrana alle dipendenze della nazione.

Gli americani, dal canto loro, hanno tra le proprie fila l'uomo d'affari Steve Witkoff. Segno che sia a Washington che a Mosca considerano rilevante il lato economico per raggiungere una pace sostenibile e duratura tra le due potenze.

Del resto non poteva essere diversamente con il terrificante passivo della posizione finanziaria netta statunitense di ben 23.600 miliardi di dollari.

Anche se va sottolineato, che portare in primo piano nelle delegazioni diplomatiche degli esperti di economia significa segnalare chiaramente come questo risvolto fondamentale sia uscito dal novero dei temi di cui bisogna tacere ufficialmente per entrare in quello di cui è necessario parlar chiaro.

Altro elemento primario è il rovesciamento della composizione dei tavoli diplomatici. Se in passato Washington prima si accordava con i suoi alleati e poi portava sul tavolo delle trattative quanto concordato precedentemente, ora, con l'amministrazione Trump tutto sembra essere stato stravolto:

‒ Washington tratta direttamente con le grandi potenze (in questo caso la Russia) senza interpellare precedentemente chicchessia, per poi chiamare i paesi ex alleati ad accettare senza fiatare quanto stabilito. Il concetto di Occidente Collettivo può essere considerato morto!




Venendo ai risultati concreti di questo vertice, diciamo che il primo passo essenziale è stato quello della completa restaurazione dei rapporti diplomatici tra le due potenze, con il coerente ritorno delle rispettive rappresentanze diplomatiche nelle ambasciate ai livelli precedenti.

Per ciò che riguarda la crisi ucraina si sono verificati i primi approcci oltremodo promettenti. Gli americani hanno proposto l'invio di forze di pace sulla linea del fronte, parlando in particolare di truppe brasiliane e cinesi.

Inoltre Washington ha proposto una moratoria sugli attacchi alle centrali elettriche e a tutte le infrastrutture energetiche. Da parte russa si è invece replicato che Mosca non intende accettare soldati di pace dei paesi europei perché considerati come appartenenti alla Nato sotto mentite spoglie.

Per quanto riguarda la sospensione dei bombardamenti sugli impianti per i servizi d'energia, i russi hanno puntualizzato come essi causano molto più male agli ucraini di quanto Kiev non riesca a farne loro, tuttavia in definitiva, sembra che se ne possa parlare a patto che qualcuno, per dirla con Lavrov: «dia una pacca sulla mano a Zelensky» il quale ha bombardato la stazione di pompaggio del petrolio kazako situata a Kuban nel Caucaso russo, paradossalmente danneggiando gli interessi occidentali più che quelli russi.

Ma è sul piano economico su vasta scala che pare si siano aperte ottime prospettive nei rapporti bilaterali tra Washington e Mosca con il Segretario di Stato americano Marco Rubio, che ha dichiarato:

«L'America deve sfruttare l'incredibile opportunità di collaborare con la Russia a livello geopolitico, su questioni d'interesse comune, e francamente anche nel contesto finanziario perché, si spera, potrebbero rivelarsi positive per il mondo, e migliorare le relazioni tra i due importanti paesi». 

Concetti questi sostanzialmente confermati anche da Kirill Dmitriev che ha parlato apertamente di una possibile cooperazione russo-americana nel campo dell'energia per quanto riguarda i giacimenti sull'Artico.




Altro argomento basilare è stato quello della futura collocazione di Kiev in ambito internazionale. Per la delegazione russa, l'Ucraina non dovrà far parte della Nato ma se a Kiev lo vorranno essa potrà aderire all'Unione Europea. Apparentemente, è una proposta ragionevole questa, ma in realtà si tratta ‒ nella mia lettura – di una pillola avvelenata offerta ai paesi europei.

Ciò, perché l'Ucraina ormai è una nazione completamente distrutta che sarà popolata da gente anziana e da ex militari spesso invalidi e bisognosi di cure costose. 

All'Europa in sostanza, con l'entrata dell'Ucraina nella UE toccheranno le enormi spese per la ricostruzione (Bloomberg le calcola in circa 500 miliardi di dollari in 10 anni) e per il welfare, mentre invece non otterranno in cambio nulla, visto che pure le risorse minerarie del paese verranno sostanzialmente consegnate agli americani.

Come si può comprendere, un onere piuttosto insostenibile per l'Europa che oltre alle spese di riedificazione del paese dovrà sobbarcarsi il costo dei futuri dazi commerciali che verranno imposti dall'amministrazione Trump, oltre all'aumento massiccio delle spese militari, visto che lo stesso presidente ha già dichiarato apertamente che gli USA non intendono più sostenere la difesa europea, sobbarcandosi la maggior parte delle spese.

Insomma si sta profilando, una vera e propria catastrofe economica per l'Europa. Peraltro, si tratta di una "batosta" ben meritata vista la folle politica deflazionistica, portata avanti per oltre 20 anni, che ha consentito alle merci europee (in particolare quelle tedesche) di aggredire i mercati mondiali sbaragliando i prodotti americani. 

Una condotta questa che, come già avvertiva Keynes nei suoi diari, alla lunga porta ai conflitti armati ("La moneta internazionale", edito in Italia da Sellerio). Anche questa volta così è stato, e anche stavolta la Germania ha perso trascinando con sé tutta l'Europa nella sua disfatta.

A codesta storica catastrofe l'Europa risponde con fumosi vertici che, oltre a non prendere decisioni concrete, non regalano più nemmeno le solite e stantie photo-opportunity con sorriso smagliante dei leader europei. Questa volta c'è solo il conto da pagare, come attesta lo sguardo torvo della Meloni nella foto (qui sotto), ricordo dell'inutile vertice macroniano di Parigi.




Un'ultima considerazione: molti diranno che la sconfitta dell'Europa sarà frutto del "tradimento" dell'amministrazione Trump, che ha trattato direttamente con i russi scavalcando gli "alleati" europei.

In realtà gli americani, quando emerge il rischio di una sconfitta, agiscono quasi sempre così; anche nel 2021 decisero unilateralmente il ritiro dall'Afghanistan e al successivo vertice dei ministri della difesa Nato, alle obbiezioni di italiani e inglesi, risposero semplicemente «rimanete voi, se volete!», esattamente come ora, mica stanno obbligando gli europei alla pace con la Russia: il Segretario alla Difesa Pit Hegseth ha già chiarito che, se gli europei vogliono, possono mandare contingenti in Ucraina... ma senza copertura dell'articolo 5 della Nato.

Democratici o repubblicani poco cambia. Quando sono in ballo gli interessi vitali degli Stati Uniti, a Washington non ci pensano un secondo a scaricare gli "alleati" europei.»

Chiosa di Sebirblu

A commento finale, riporto ciò che scrive Massimo Mazzucco sul suo sito QUI, con annesso video:

«Vuoi sapere cosa è successo a Ryad fra russi e americani, che accordi hanno fatto, che fine farà Zelensky. Allora vai sulla CNN e sul New York Times, leggi tutto ma ci capisci poco.

Le testate americane riportano tutto a spizzichi e bocconi, senza un senso compiuto. Allora vai sulle testate italiane, e dal Corriere alla Stampa a Repubblica ci capisci ancora meno.

Ti risputano semplicemente i bocconi già masticati dagli americani, senza aggiungere niente di nuovo. Poi ascolti Lavrov, e improvvisamente in 15 minuti di intervista capisci tutto.»

Concludo con un interessante video di Arnaldo Vitangeli sull'intera compagine che stiamo vivendo.




Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

venerdì 21 febbraio 2025

La Preghiera assidua e fidente fa davvero Miracoli!

 
Andrey Shishkin

Sebirblu, 19 febbraio 2025

A 12 anni appena passati da quel drammatico 11 febbraio 2013, allorché Benedetto XVI annunciò al mondo le sue dimissioni, entrate poi in vigore il 28 successivo, c'è seriamente da chiedersi quanto la Chiesa Cattolica, voluta da Cristo, sia avanzata o retrocessa fino ad ora.

Quel fatidico e autentico fulmine insieme ad altri inequivocabili Segni, da me esposti QUI,  hanno  stigmatizzato  in modo solenne  l'entrata in vigore  dei  Tempi finali per la Sacra Istituzione lasciando libero l'ingresso al "Mistero d'Iniquità" (2Tess. 2, 6-7), di cui parla san Paolo riferendosi all'epoca dell'Anticristo e al Falso Profeta, che lo precederà come precursore. (ved. QUI, QUI e QUI,  recentemente).

Per questo, mi accingo a riportare il bellissimo e interessante discorso pronunciato da papa Ratzinger all'udienza generale in piazza San Pietro del 9 maggio 2012, senza sapere che le sue argomentazioni, riferentesi alla prigionia del primo apostolo e degli israeliti presso il Faraone, sarebbero diventate profetiche non solo per sé stesso ma anche per tutto il "Piccolo Resto".

Da quella strana "rinuncia", infatti, Benedetto XVI si pose volontariamente in "sede impedita" (ved. QUI, QUI, QUI, QUI e QUI) per dar modo al suddetto "Mistero d'Iniquità" di compiersi, tenendo però saldamente "fra le mani" il Mandato Divino o "Munus", trasmessogli da Dio come Pastore universale, e far sì che il suo sacrificio portasse alla luce, come sta avvenendo, il complotto planetario ordito da Lucifero attraverso l'Oligarchia al potere, al fine di distruggere la Chiesa di Roma. (Cfr. QUI, QUI e QUI.

Ormai la sovversione politico-religiosa è talmente sicura di aver vinto la battaglia che non ritiene più nemmeno la necessità di camuffarsi... Siamo veramente al "redde rationem" finale.

Il Mondialismo espone ed opera alla luce del sole ciò che sino a qualche anno fa tramava segretamente dietro le quinte ma, come ricorda l'ultimo VERO "Santo Padre" tedesco, le tenebre del male e della schiavitù verranno squarciate dalla Luce dell'Altissimo che, per mezzo dei suoi Angeli, trarrà in salvo non solo la Chiesa – raffigurata da Pietro come Corpo Mistico fedele – ma anche tutta la parte laica, onesta e morigerata, che in questi anni è stata resa schiava dall'arroganza del Potere Occulto – similmente agli ebrei in Egitto.

Joseph Ratzinger, inoltre, mette in risalto l'importanza fondamentale della preghiera quale intimo e costante rapporto con Dio (e non solo come egoistica espressione di un biascicar di preci: "Nel pregare non sprecate parole inutili..." dice Gesù in Mt 6, 5-8; ndr) soprattutto per soccorrere il nostro prossimo, certi di essere ascoltati ed esauditi, ma anche per sentirsi sostenuti ed amati lungo il percorso faticoso della vita.

Ne ho parlato ampiamente QUI, riportandone le scoperte scientifiche; QUI in che modalità usare il suo enorme potenziale e QUI, come la preghiera caratterizzi le diversità dei vari livelli evolutivi.


William Bouguereau

Con la preghiera costante e fiduciosa
il Signore ci libera dalle catene!

Cari fratelli e sorelle,

oggi vorrei soffermarmi sull'ultimo episodio della vita di san Pietro raccontato negli Atti degli Apostoli: il suo imprigionamento per volere di Erode Agrippa e la sua liberazione per l'intervento prodigioso dell'Angelo del Signore, alla vigilia del suo processo a Gerusalemme (cfr. At 12, 1-17).

Il racconto è ancora una volta segnato dalla preghiera della Chiesa. San Luca, infatti, scrive: «Mentre Pietro era tenuto in prigione, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui» (At 12, 5).

E, dopo aver miracolosamente lasciato il carcere, in occasione della sua visita alla casa di Maria, la madre di Giovanni detto anche Marco, si afferma che «molti erano riuniti e pregavano» (At 12, 12).

Fra queste due annotazioni importanti che illustrano l'atteggiamento della comunità cristiana di fronte al pericolo e alla persecuzione, viene narrata la detenzione e la liberazione di Pietro, che comprende tutta la notte.

La forza della preghiera incessante della Chiesa ascende a Dio e il Signore ascolta e compie una liberazione impensabile e insperata, inviando il suo Angelo.

Il racconto richiama i grandi elementi della liberazione di Israele dalla schiavitù dell'Egitto, la Pasqua ebraica. Come avvenne in quell'evento fondamentale, anche qui l'azione principale è compiuta dall'Angelo del Signore che libera Pietro.

E le stesse azioni dell'Apostolo – al quale viene chiesto di alzarsi in fretta, di mettersi la cintura e di legarsi i fianchi – ricalcano quelle del popolo eletto nella notte della liberazione per intervento di Dio, quando venne invitato a mangiare in fretta l'agnello con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano, pronto per uscire dal Paese (cfr. Es 12, 11).

Così Pietro può esclamare: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo Angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode» (At 12, 11). Ma lo stesso Angelo richiama non solo quello della liberazione di Israele dall'Egitto, ma anche l'Altro della Risurrezione di Cristo.

Narrano, infatti, gli Atti degli Apostoli: «Ed ecco, gli si presentò un Angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro e lo destò» (At 12, 7). 

La luce che riempie la stanza della prigione, l'azione stessa di destare l'Apostolo, rimandano alla Luce liberante della Pasqua del Signore che vince le tenebre della notte e del Male.


"Liberazione di Pietro" di Raffaello Sanzio - 1513 - Musei Vaticani.

L'invito, infine: «Metti il mantello e seguimi» (At 12, 8), fa risuonare nel cuore le parole della chiamata iniziale di Gesù (cfr. Mc 1, 17), ripetuta dopo la Risurrezione sul lago di Tiberiade, dove il Signore dice per ben due volte a Pietro: «Seguimi» (Gv 21, 19-22). È un invito pressante alla sequela: solo uscendo da sé stessi per mettersi in cammino con il Signore e fare la sua volontà, si vive la vera libertà.

Vorrei sottolineare anche un altro aspetto dell'atteggiamento di Pietro in carcere; notiamo, infatti, che, mentre la comunità cristiana prega con insistenza per lui, Pietro «stava dormendo» (At 12, 6).

In una situazione così critica e di serio pericolo, è un atteggiamento che può sembrare strano, ma che invece denota tranquillità e fiducia; egli si fida di Dio, sa di essere circondato dalla solidarietà e dalla preghiera dei suoi e si abbandona totalmente nelle mani del Signore. 

In tal modo deve essere la nostra preghiera: assidua, solidale con gli altri, pienamente fiduciosa verso Dio che ci conosce nell'intimo e si prende cura di noi al punto che – dice Gesù – «perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura...» (Mt 10, 30-31).

Pietro vive la notte della prigionia e della liberazione dal carcere come un momento della sua sequela del Signore, che vince le tenebre della notte e libera dalla schiavitù delle catene e dal pericolo di morte.

La sua è una liberazione prodigiosa, segnata da vari passaggi descritti accuratamente: guidato dall'Angelo, nonostante la sorveglianza delle guardie, attraversa il primo e il secondo posto di guardia, sino alla porta di ferro che immette in città: e la porta si apre da sola davanti a loro (cfr. At 12, 10).

Pietro e l'Angelo del Signore compiono insieme un tratto di strada finché, rientrato in sé stesso, l'Apostolo si rende conto che il Signore lo ha realmente liberato e, dopo aver riflettuto, si reca in casa di Maria, la madre di Marco, dove molti dei discepoli sono riuniti in preghiera; ancora una volta la risposta della comunità alla difficoltà e al pericolo è affidarsi a Dio, intensificare il rapporto con Lui.

Qui mi pare utile richiamare un'altra situazione non facile che ha vissuto la comunità cristiana delle origini. Ce ne parla san Giacomo nella sua Lettera. È una comunità in seria crisi, in difficoltà, non tanto per le persecuzioni, ma perché al suo interno sono presenti gelosie e contese (cfr. Gc 3, 14-16). 

E l'Apostolo si chiede il perché di questa situazione. Egli trova due motivi principali: il primo è il lasciarsi dominare dalle passioni, dalla dittatura delle proprie voglie, dall'egoismo (cfr. Gc 4, 1-2a); il secondo è la mancanza di preghiera – «non chiedete» (Gc 4, 2b) – o la presenza di una certa preghiera che non si può definire come tale«chiedete e non ottenete, perché chiedete male, per soddisfare le vostre passioni» (Gc 4, 3).

Questa situazione cambierebbe, secondo san Giacomo, se la comunità parlasse tutta insieme con Dio, se pregasse realmente in modo assiduo ed unanime.




Pure la dissertazione su Dio, infatti, rischia di perdere la sua forza interiore e la testimonianza inaridisce se queste non vengono animate, sorrette e accompagnate dalla preghiera, dalla continuità di un dialogo vivente con il Signore.

Un richiamo importante anche per noi e le nostre comunità, sia quelle piccole come la famiglia, sia quelle più vaste come la parrocchia, la diocesi, la Chiesa intera. E mi fa pensare che hanno pregato in questa comunità di san Giacomo, ma hanno pregato male, solo per le proprie passioni. 

Dobbiamo sempre di nuovo imparare a pregare bene, pregare realmente, orientarsi verso Dio e non verso il bene proprio.

La comunità, invece, che accompagna la prigionia di Pietro è un'accolta che prega veramente, per tutta la notte, unita. Ed è una gioia incontenibile quella che invade il cuore di tutti quando l'Apostolo bussa inaspettatamente alla porta.

Sono la gioia e lo stupore di fronte all'azione di Dio che ascolta. Così dalla Chiesa sale la preghiera per Pietro e nella Chiesa egli torna per raccontare «come il Signore lo aveva tratto fuori dal carcere» (At 12, 17). 

In quella Chiesa dove egli è posto come roccia (cfr. Mt 16, 18), Pietro racconta la sua «Pasqua» di liberazione: egli sperimenta che nel seguire Gesù sta la vera libertà; si è avvolti dalla Luce sfolgorante della Risurrezione e per questo può testimoniare sino al martirio che il Signore è il Risorto e «veramente ha mandato il Suo Angelo e lo ha strappato dalle mani di Erode» (At 12, 11).

Il martirio che subirà poi a Roma lo unirà definitivamente a Cristo, che gli aveva detto: quando sarai vecchio un altro ti porterà dove tu non vuoi, per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio (cfr. Gv 21, 18-19).

Cari fratelli e sorelle, l'episodio della liberazione di Pietro raccontato da Luca ci dice che la Chiesa, ciascuno di noi, attraversa la notte della prova, ma è la vigilanza incessante della preghiera che ci sostiene.

Anche io, fin dal primo momento della mia elezione a successore di san Pietro, mi sono sempre sentito sostenuto dalla preghiera vostra, dalla preghiera della Chiesa, soprattutto nei momenti più difficili. Ringrazio di cuore.

Con la preghiera costante e fiduciosa il Signore ci libera dalle catene, ci guida per attraversare qualsiasi notte di prigionia che può attanagliare il nostro cuore, ci dona la serenità del cuore per affrontare le difficoltà della vita, anche il netto rifiuto, l'opposizione, la persecuzione.

L'episodio di Pietro mostra questa forza della preghiera. E l'Apostolo, anche se in catene, si sente tranquillo, nella certezza di non essere mai solo: la comunità sta pregando per lui, il Signore gli è vicino; anzi egli sa che «la forza di Cristo si manifesta pienamente nella debolezza». (2Cor 12, 9).

La preghiera assidua e unanime è un prezioso strumento anche per superare le prove che possono sorgere nel cammino della vita, perché è l'essere profondamente uniti a Dio che ci permette di essere anche profondamente uniti agli altri. Grazie.

Benedetto XVI



Chiosa di Sebirblu

Mi permetto di ricordare a tutti che essere proiettati verso il prossimo, dolorante e sofferente a causa delle più varie afflizioni, è un dovere inalienabile di ciascun essere umano, costituito ad immagine di Dio. Egli stesso ne è Tempio, il più delle volte inconsapevole e dimentico della sua Origine divina.

Il Pensiero, la Parola e l'Azione sono i mezzi attraverso i quali chiunque, cristiano o no, può attuare il soccorso d'anima verso un "fratello"... sì proprio un fratello, in quanto figli del medesimo Divino Genitore: l'Eterno Padre!

Bimbi, giovani, adulti e anziani... tutti sono chiamati a dare il proprio contributo d'Amore con un sorriso gentile, una parola di conforto o un pensiero collegato ai Cieli altissimi, anche se impediti nel corpo fisico, ma liberi nel cuore!

Al momento attuale, il mondo si trova ad una svolta molto critica e, nel senso più assoluto, necessita di un serio sostegno di preghiera e di Luce per contrastare la furiosa avanzata delle forze malevole che vogliono la distruzione dell'uomo e del suo habitat.

Per questo, possiamo dire semplicemente insieme:

«O Eterno Signore dell'Infinito, accetta che per tutti i tribolati della Terra, noi ti offriamo il palpito angoscioso del nostro cuore e l'ardente vibrazione dell'anima nostra, affinché ogni dolorante possa ricevere la Pace che ci dai e la sopportazione che ci insegni.»

Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

Fonte del discorso di Benedetto XVI, QUI.

lunedì 17 febbraio 2025

L'Anticristo o Gesù guida il Primo Cavallo Bianco?




Sebirblu, 16 febbraio 2025

È difficile per un occhio acuto ed un orecchio attento non assimilare a questi tempi burrascosi l'immagine dei quattro cavalieri dell'Apocalisse che irrompono al galoppo nella scena del mondo, ma è altrettanto arduo, senza l'aiuto dello Spirito, dissolverne le incongruenze che nel corso della storia sono emerse dagli esegeti.

Prima d'iniziare, però, ecco una parte del capitolo 5 del testo giovanneo, necessaria introduzione al tema:

«E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, chiuso con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: "Chi è degno di aprire il libro e romperne i suggelli?"

Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il rotolo e leggerlo. Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di farlo. Uno dei vegliardi mi disse:

"Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, ed aprirà il libro e i suoi sette sigilli".

Poi vidi ritto in mezzo al Trono circondato dai quattro esseri viventi e dai vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette occhi, simbolo dei sette Spiriti di Dio mandati su tutta la terra. E l'Agnello giunse e prese il libro dalla destra di Colui che era seduto sul Trono.

E quando l'ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi si prostrarono davanti all'Agnello, avendo ciascuno un'arpa e coppe d'oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi. Cantavano un canto nuovo:

"Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli,
perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue,
uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione..." 
(Ap. 5, 1-9)».

Si noti lo strano spostamento dell'Agnello che prima viene adorato al centro del Trono divino come vittima sacrificale e poi avanza, ritto in piedi (essendo Risorto), verso l'Eterno Padre che è seduto su quello stesso trono e del Quale Egli è il Raggio-Figlio da cui riceve il libro.




Questo movimento fa risaltare ancor di più ciò che Giovanni scrisse nel suo Prologo: "In Principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio, ed il Verbo era Dio..." (Consiglio  di  leggere  QUI).

In seguito, al cap. 6, 1-2 troviamo, ed è su questo contenuto che intendo articolare il mio post:

«Quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, vidi e udii il primo dei quattro esseri viventi che gridava con voce di tuono: "Vieni". Ed ecco mi apparve un cavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un arco, gli fu data una corona e poi egli uscì vittorioso per vincere ancora.»

Si tratta del primo dei famosi cavalli dell'Apocalisse, quello bianco, che precede gli altri tre e sulla cui identità da sempre esistono delle divergenze d'opinione.

Dice un commento al testo, ridimensionato e rivisto da me QUI:

«È vero che Gesù tornerà su un cavallo bianco, come descritto in Apocalisse 19, 11-16, ma qui abbiamo a che fare con un dittatore satanico che Lo imita e che dà il via alla distruzione finale dell'umanità.

Costui regna (gli fu data una corona); regna con un arco, non una spada; esercita il dominio sopra la Terra (uscì fuori come vincitore e per vincere). Ma le conseguenze del suo governo, come riportano i versetti successivi, mostrano chiaramente che non si tratta affatto del futuro Regno del Cristo.

"L'intera compagine e le caratteristiche dei sigilli ci impediscono categoricamente di ritenere che questo cavaliere sia il Signore Gesù, come in molti affermano. Al suo seguito non vi saranno guerre, carestie e conflitti." (Jennings).

Qui giungiamo ad un bivio esegetico del libro dell'Apocalisse. Si può comprendere molto da come una persona intende questo passo e il relativo piano concepito da Dio guardando in qual modo interpreta il primo dei quattro visitatori.

Coloro che considerano la scrittura da un punto di vista storico pensano che tale personaggio sia Nostro Signore. Quelli che invece la valutano con il profilo profetico, a venire, spesso riconoscono questo cavaliere come l'Anticristo.

Ritenendolo perciò il flagello ultimo degli uomini, egli sarà davvero il più terribile di tutti i tiranni che l'hanno preceduto. Dominerà il mondo in qualità di falso messia e condurrà l'umanità in una ribellione demoniaca contro Dio, seguendo le orme di Nimrod, il sovrano di Babele (ved. Genesi 10, 8-14).»

L'attuale scenario socio-politico-religioso, con l'Impostore assiso in Vaticano che lo presenterà al più presto a tutti, è ormai idoneo per l'affermazione di un leader del genere. Ciò che si attende è che Dio lo permetta nei Suoi tempi, dopo che avrà portato via la Sua chiesa dalla Terra con il Rapimento o Sollevamento del "Piccolo Resto", come ho esposto QUI, QUI, QUI, QUI e QUI.

Nei due video, don Alessandro Minutella spiega bene questo prossimo intervento divino:






Dice San Paolo al riguardo in 2Tess. 2, 6-7: «Ed ora sapete ciò che lo ritiene, affinché sia manifestato a suo tempo. Il mistero dell'empietà infatti è già all'opera, aspettando soltanto che colui che lo frena, al presente, sia tolto di mezzo.» Cfr. QUI e QUI.

È altrettanto significativo che questo primo sigillo conduca all'ascesa dell'Anticristo. Viene ipotizzato che la "70ª settimana di Daniele" (cap. 9) abbia inizio allorché si "stipulerà un patto con molti" – versetto n° 27; cfr. QUI: "Gli Accordi di Abramo".

Ecco cosa riporta al proposito lo stralcio preso da QUI:

«Dei 70 "sette," 69 si sono concretizzati nella storia. Ciò significa che rimane un altro "sette" da realizzare. La maggior parte degli studiosi crede che stiamo vivendo in un enorme intervallo di tempo tra la 69ª e la 70ª settimana. L'orologio profetico si è fermato, per così dire. Il "sette" finale di Daniele è quello che chiamiamo di solito il periodo della Tribolazione.

La sua profezia rivela alcune delle azioni del "capo che verrà". "Nel mezzo della settimana [...] sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore" nel Tempio. Gesù avvertì di questo evento in Mt 24, 15 (ved. QUI).

Dopo che l'Anticristo infrangerà l'alleanza con Israele, inizierà la suddetta "grande Tribolazione" (Mt 24, 21). Daniele predice inoltre che lo stesso si troverà davanti al giudizio. L'Altissimo permetterà al Male di arrivare solamente fino ad un certo punto, poiché il giudizio dell'Uomo Iniquo è già stato pianificato.»

Ritornando però alla vera identità del personaggio entrante in scena per primo ed erroneamente scambiato da molti per Gesù stesso, posso dire questo:

Se il Cristo spezza i sigilli, non può essere lo stesso cavaliere che impugna un arco* (senza frecce). Questa è la versione all'acqua di rose ipotizzata da diversi critici sia nell'antichità come da taluni anche in questo tempo: addirittura è stata resa credibile anche dal film-capolavoro de "l'Apocalisse di Giovanni" di cui espongo la clip. Si può trovare e scaricare la pellicola intera QUI, prima che la censurino.




*Dal mio post del 19 giugno 2024 ecco cosa dice Gesù in una visione di Melanie, veggente tedesca, riferendosi all'Anticristo:

"Sarà come un arciere delicato e provetto che indirizzerà il suo arco in un modo inosservato e preciso (perché gli strali sono invisibili; ndr) verso l'obbiettivo voluto. Con esso raggiungerà un grande numero di persone che si sentiranno coinvolte da tutto ciò, infervorandosi e arrivando al culmine dell'entusiasmo.

Diranno: "Abbiamo atteso tanto questo leader! Dov'è stato finora? È lui il nostro uomo! Ci condurrà tutti alla salvezza! È come se fosse il nuovo Messia."

Inoltre,  i flagelli sono quattro e non tre, come tanti conteggiano escludendo il primo, e non potrebbe essere diversamente visto che il numero «3» è segno di perfezione (omnia trina perfecta sunt) mentre il «4» lo è in senso negativo, perché spigoloso e chiuso in sé stesso. (ved. QUI, il significato dei numeri.)

Essi raffigurano in sequenza la «conquista» (delle anime), la «guerra», la «carestia» e la «morte o peste» fermo restando che il termine greco thánatos ha entrambi i sensi. (Sarebbe un altro errore grossolano darne una definizione cronologica singola, in quanto annunciano soltanto delle sequenze nefaste generalizzate).

Un altro aspetto lo fornisce Empedocle: filosofo siciliano che identifica la quadriglia profetica con i rispettivi elementi naturali: il cavallo bianco con l'aria, il rosso con il fuoco, il nero con la terra e il verdastro con l'acqua. E ciò sta a significare la rivolta della Terra verso gli abusi subiti e perpetrati dall'uomo, specialmente in questi tempi finali.

«Il personaggio sul destriero bianco sarà un conquistatore che si approprierà del dominio con l'astuzia delle lusinghe e delle sue macchinazioni.

La promessa sotto il suo imperio è costituita da un mondo di pace e sicurezza (ved. QUI), [che si tramuterà in rovina improvvisamente... come "le doglie ad una donna incinta" alle quali non si può scampare; ndr].

Egli per giunta non ha una corona, ma gli viene data dopo... [esattamente come il passo "uscì vittorioso per vincere ancora"... E quando mai fino al presente, se non la morte fisica, il Cristo ha vinto? E poi... perché, essendo Egli Dio stesso, dovrebbe ricevere da qualcuno il permesso di vincere? Ndr].

Infine, egli non otterrà il conseguimento con battaglie sanguinose, ma con inganni, raggiri, intrighi ed artifici...» ‒ Brano tratto da QUI.




L'entrata in scena di questo cavallo bianco, montato da un cavaliere sicuro di sé ed agghindato in pompa magna da "Gran Signore", proprio per ingannare gli stolti, non è altro che la "scimmia di Dio" – l'Anticristo – il quale, mimetizzandosi come soltanto lui può fare, introduce nell'ingenuo consorzio umano tutte le sciagure che in modo subdolo già si stanno svelando sotto i nostri occhi.

Ne è un esempio eclatante ed insostituibile il Falso Profeta, assiso invalidamente in Vaticano, che da ben 12 anni prende in giro il mondo intero, spacciandosi per quello che non è e che ha rinunciato ufficialmente ad essere, ossia il ruolo di "Vicario di Cristo" (ved. QUI).

In Apocalisse 13, 1-18 (ved. QUI), al versetto 11, viene presentata la "seconda bestia che sale dalla terra" raffigurata da "un agnello con due corna che però parla come un drago". Ebbene Bergoglio, come "Vescovo di Roma", auto-definitosi così prima delle altre nomine, ne ha tutti i tratti distintivi, persino il numero corrispondente... 666. (leggere QUI, a convalida, lo splendido articolo di Andrea Cionci).

Al versetto 12, leggiamo che l'Anticristo doterà il Falso Profeta della propria potenza e autorità diabolica, che eserciterà poi in presenza del suo padrone.

E ancora, ai versetti 16-17, è scritto che il finto Agnello argentino, precursore dello pseudo messia, analogamente a Giovanni, il Battista, che lo era per il Cristo Vero, perorerà la causa dell'Anticristo propagandando il "marchio della bestia" senza il quale "non si può vendere né comprare"... (cfr. QUI, ma anche QUI e QUI), come da video:



Satana si metterà al servizio dell'Anticristo in ogni momento e anche agli ordini del Falso Profeta, operando segni e prodigi bugiardi alla presenza per ora invisibile del primo, alias "prima bestia che sale dal mare" e, al momento opportuno ‒ ormai a breve ‒ si manifesterà, felicemente accolto dalla maggioranza umana ancora "cieca".

Ecco come presenta Isaia al cap. 14, 11-15 il livore, la rabbia, e soprattutto l'invidia dell'Angelo ribelle che sin dalla Rivolta iniziale (ved. QUI, QUI e QUI) lo spingono a voler imitare Dio nella Persona di Suo Figlio:

«Negli inferi è precipitato il tuo fasto,
la musica delle tue arpe;
sotto di te v'è uno strato di marciume,
tua coltre sono i vermi.

Come mai sei caduto dal cielo,
Lucifero, figlio dell'aurora?
Come mai sei stato steso a terra,
signore di popoli?

Eppure tu pensavi: 

"Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono,
dimorerò sul monte dell'assemblea,
nelle parti più remote del settentrione.
Salirò sulle regioni superiori delle nubi,
mi farò uguale all'Altissimo."

E invece sei stato precipitato negli inferi,
nelle profondità dell'abisso!»

Chiosa finale di Sebirblu 

Ecco, fra le tantissime altre, la testimonianza sublime di Giovanni Apostolo dai Piani Infiniti, ricevuta dall'avv. Gino Trespioli e raccolta in un volume ‒ "La Vita" ep. 539 ‒ ora super-esaurito ma che QUI si può sempre scaricare a beneficio dei lettori votati alla "Ricerca":

«In verità, in verità ti dico che la mia mano non tracciò menzogna, ed io scrissi quel che vidi e dissi quel che udii.

In verità ti dico che i cavalieri dell'Apocalisse, e i candelabri e le aspre lotte vitali rappresentano le epoche, e tutto quanto la vostra critica qualifica come allegoria, e plastica è la compagine delle vicende esistenziali che maturano, matureranno e giungeranno agli uomini sulla Terra nella data prefissa.»

Trespioli: "La Visione sarebbe profezia di una realtà sicura?"...

Soggiunse il Maestro (Guida eccelsa di tutta l'Opera):

‒ «Sicura, poiché è un dato di fatto il dominio della Materia sullo Spirito. I "Seniori" incoronati, che stanno seduti intorno a Quei che ha l'aspetto della pietra jaspide (o diaspro, un tipo di quarzo prezioso; ndr), raffigurano il succedersi dei domini terreni che saranno travolti dai fatidici segni vitali. Squilli di tromba, cadute di stelle, terremoti, scomposizioni naturali, assorbimento di continenti, invasioni di acqua...»

Trespioli: "Maestro ‒ quasi gridai ‒ ma la Divina Bontà non sarà più grande della collera divina?"

Ma Giovanni riprese:

‒ «E la Voce tuonerà in Sua possanza e tutte le resistenze della Natura saranno squassate al contatto di cotanto Fuoco. Beati coloro che saranno passati nel divino Amore, poiché gli ultimi, lenti e ritardatari, riceveranno l'urto della loro materia.

Così passerà nel Tempo ancora una volta la Divina Grandezza, mentre la Fiamma di Amore eterno riceverà i figli diletti assimilati nel Fuoco vivo della Sapienza.

Sia l'Amore, per voi, il segno, il segno maggiore della grandezza delle anime vostre; sia l'Amore la fiaccola che vi illumina la via nei lunghi pellegrinaggi terreni. O pellegrini, sia breve la vostra sosta; non attardatevi nel deserto in cui si annichila e ci si distrugge.

"Venite a me" disse Gesù "o voi che siete affaticati e stanchi, ed io vi ristorerò poiché sono il Pane della Vita; qui manducat meam carnem et bibit sanguinem meum in me manet et ego in illo." »

Svanì la Favilla. Svaniva Miris con tutto il fulgore della sua atmosfera di potenza...

Ad Maiorem Dei Gloriam

Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

martedì 11 febbraio 2025

Insigne Chirurgo su NDE: C'è Distacco Anima-Corpo




Sebirblu, 11 febbraio 2025

Ormai aumentano sempre più, cari Lettori, le testimonianze relative ad uomini di scienza che avallano e confermano la continuità di vita dopo la morte, sebbene in altre dimensioni.

È il caso di un cardiologo, che intervistato, non ha esitato un attimo a dichiarare quello che fino a poco tempo fa, appariva addirittura impensabile: la possibilità di uscire dal proprio corpo per poi rientrarvi dopo l'accertamento ufficiale di avvenuto decesso.

Eccone il racconto...




Il Parere di un ragguardevole Chirurgo:

"Nelle Esperienze di pre-morte (NDE) c'é la prova del distacco dell'Anima dal Corpo".

Lloyd William Rudy, prestigioso cardiochirurgo deceduto nel 2012, ha riportato uno dei casi più emblematici di NDE: un paziente, dichiarato morto da almeno venti minuti, è ritornato alla vita raccontando dettagliatamente tutto ciò che aveva visto.

Il dottor Rudy ha pensato che questo caso, insieme a molti altri, fosse la prova del possibile distacco dell'anima dal corpo al momento del trapasso.




Nel corso degli ultimi anni, alcuni ricercatori olandesi hanno raccolto più di 70 casi sulle esperienze di pre-morte, registrando i racconti di persone che avevano lasciato i loro organismi fisici e osservato scene poi descritte con impressionante precisione.

I particolari di ciò che hanno visto (le azioni dei medici in ospedale, per esempio) si sono rivelate corrette, fornendo alcune delle prove più significative sull'esistenza delle capacità mentali extra-cerebrali.

Titus Rivas, Anny Dirven e Rudolf Smit hanno pubblicato una serie di registrazioni in un libro in lingua olandese intitolato "Wat een stervend brein niet kan" (Ciò che un cervello morente non può fare).

Come riporta The Epoch Times, in un caso riferito dal cardio-chirurgo Lloyd W. Rudy (1934-2012), un paziente dichiarato morto da almeno venti minuti è incredibilmente ritornato in vita.

Non solo questo suo rientro è risultato insolito, ma anche tutto ciò che ha raccontato riguardo al periodo in cui si trovava "morto" sfida ogni spiegazione razionale.

Il dottor Lloyd Rudy si era laureato all'Università di Washington, era stato preside del "Programma Cuore" presso la Facoltà di Medicina dell'Università della Georgia e membro del primo team di trapianti di cuore all'Università di Stanford.

Egli e il suo assistente Roberto Amado-Cattaneo, avevano eseguito un intervento chirurgico per sostituire una valvola cardiaca infetta. L'infezione aveva causato al paziente un aneurisma e l'uomo poteva essere tenuto in vita solo per mezzo di un respiratore automatico.

Verso la fine dell'intervento, però, la situazione era precipitata e il paziente non aveva dato più cenni di vita. Rammaricati, i medici avevano quindi redatto il certificato di morte e informato del decesso la moglie dell'uomo dopo aver spento i macchinari.




"Al termine dell'operazione, i chirurghi avevano dimenticato però di spegnere il dispositivo che misurava alcune funzioni del corpo, quali la pressione del sangue.

In più,  poco prima che l'uomo cessasse di vivere,  avevano introdotto nel suo corpo una lunga sonda con un sensore incorporato per rilevare con precisione il suo battito cardiaco.

Discutevano intanto sul come avrebbero potuto intervenire e quali farmaci avrebbero potuto somministrare al paziente per poterlo salvare" – hanno scritto i ricercatori olandesi.

Ma l'uomo nel frattempo morì ed erano già trascorsi venti o venticinque minuti da quando il paziente era stato dichiarato morto...

"Il cardiologo e il suo assistente si erano già tolti i camici, i guanti e le mascherine ed erano in piedi davanti alla porta aperta.

Improvvisamente, si avvidero di una sorta di attività elettrica… Entrambi pensarono che potesse essere l'effetto di possibili convulsioni cardiache, ma il segnale aumentò fino a diventare un vero e proprio battito cardiaco, prima lento poi sempre più rapido".

Nessuno aveva fatto niente per rianimare il paziente da quando ne era stato decretato il decesso: il risveglio era avvenuto spontaneamente. Ci sono voluti un paio di giorni affinché l'uomo riprendesse conoscenza, ciononostante il recupero fu completo, senza alcun segno di danno cerebrale.

"In passato, avevo sperimentato alcune situazioni in cui i degenti si erano ripresi da uno shock lungo e profondo, nondimeno queste persone erano ancora in vita, invece in questo caso l'uomo era deceduto", ha ricordato il dottor Amado-Cattaneo.

Esattamente come molte altre persone hanno riferito di aver lasciato il corpo durante una NDE, il paziente ha descritto una luce brillante alla fine di un tunnel". (Per approfondimenti su questa importantissima esperienza QUI e QUI; ndr).

Ma sono gli avvenimenti che egli ha osservato all'interno dell'ospedale ad incuriosire coloro che hanno cercato di assodare scientificamente le esperienze di pre-morte.




L'uomo ha raccontato di aver visto i dottori Lloyd Rudy e Amado-Cattaneo parlare, ha descritto con precisione la loro posizione nella stanza e il fatto che stessero con le braccia incrociate sul petto mentre l'anestesista entrava nella stanza.

Ancor più interessante, ha narrato di aver veduto il monitor del computer, presso il quale stava un'infermiera, costellato di post-it attaccati e allineati uno sopra l'altro.

Ed effettivamente, la donna aveva annotato su foglietti adesivi alcuni messaggi telefonici per il dottor Rudy e li aveva disposti proprio in quel modo.

"Il paziente non avrebbe potuto vedere quei foglietti degli appunti prima della operazione" – ha precisato il cardiologo.

"Ovviamente, la maniera in cui i post-it erano stati disposti sul monitor era diversa da come invece erano posizionati su altri computer e l'uomo non avrebbe avuto modo di indovinare l'ordine con cui erano stati collocati" – hanno riportato gli autori.

Il dottor Rudy ha concluso che il paziente doveva realmente essersi trovato fuori dal suo corpo fisico, perché altrimenti non avrebbe potuto descrivere la circostanza in maniera così precisa. A suo avviso, la coincidenza o la semplice preveggenza non possono essere delle spiegazioni plausibili.

Anche l'altro chirurgo, il dottor Amado-Cattaneo non è riuscito a spiegarsi il fenomeno. Ha confermato che l'uomo aveva descritto con esattezza gli eventi, dal momento che i suoi occhi, tenuti chiusi da un nastro a protezione della cornea durante l'operazione, non potevano aver visto niente.

Le macchine che stavano monitorando le funzioni vitali funzionavano molto bene; il cuore ad un tratto si era fermato e non aveva mostrato alcun segnale di respirazione per almeno venti minuti.

Rivas e Smit hanno concluso che la raccolta di tali prove aneddotiche rende sempre più difficile archiviare questo tipo di casi come delle semplici suggestioni.

Revisione, adattamento e cura: Sebirblu.blogspot.it