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Brian Jekel |
Sebirblu, 12 aprile 2025
La volta scorsa ho esposto uno scritto, QUI, mirato a far riflettere sull'importanza di decidere da che parte stare: o con il Creatore dell'Universo al Quale dobbiamo tutto, inclusa la nostra vita per chi ci crede, o con il mondo (chiamato anche "Mammona" dal Cristo, nel Vangelo), stigmatizzando come repellente la "tiepidezza" che affligge tantissimi "credenti", il più delle volte senza che se ne rendano conto.
Questo richiamo è necessario per tante anime che si ritengono "a posto" ma che, purtroppo si dimenticano del famoso ammonimento cristico: ... "se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel Regno dei Cieli"... Ossia se vi sarà l'ipocrisia loro, presumendo di essere nel giusto.
Sant'Agostino diceva: "Affinché siano senza scuse" (ved. QUI) per cui, specialmente ora, all'inizio della "Settimana Santa" e con i venti di guerra già sibilanti intorno a noi, invito tutti a rivedere la propria posizione spirituale davanti a Dio, proponendo dei brani della beata Caterina Emmerick su quello che ha "veduto" intorno all'ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, prima di essere tradito e messo a morte.
Di questa mistica ho già parlato QUI, dove ho tracciato anche un breve quadro biografico oltre che profetico, come QUI e QUI.
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Anna Katharina Emmerick (1774-1824) |
Il divin Maestro parlò della profonda miseria e perversità umana, e dichiarò che, senza sofferenze nessuno si sarebbe giustificato. Alluse a certi suoi discepoli non ritenuti tali, perché essi dovevano compiere una missione, che non avrebbero potuto svolgere in altra condizione.
Mentre si trovava solo con gli Apostoli, Gesù confidò quanto sarebbe loro successo dopo il suo ritorno al Padre celeste. Disse a Pietro che avrebbe dovuto soffrire, ma gli raccomandò di non spaventarsi e di mantenersi fedele.
Lo incaricò di governare la piccola Comunità, la quale sarebbe poco a poco sempre più aumentata; gli precisò di restare per tre anni con Giacomo, il minore, e con Giovanni a Gerusalemme, per dirigere la Chiesa in formazione. Alluse al discepolo che avrebbe versato per primo il sangue per Lui, ma senza nominare Stefano.
Parlò di un altro, che si sarebbe convertito e avrebbe poi lavorato per Lui più di tanti altri, ma non nominò Paolo. Predisse che sarebbero stati perseguitati anche Lazzaro e le pie Donne, e precisò dove sarebbero dovuti andare gli Apostoli sei mesi dopo la sua morte. Gli Apostoli si stupirono nell'udire che la Vergine sarebbe andata a dimorare ad Efeso.
Il Nazareno parlò inoltre di un mago di Samaria, che avrebbe operato molti prodigi con l'aiuto di Satana. Poi aggiunse che se quell'uomo avesse voluto convertirsi, lo ricevessero pure, poiché anche il demonio doveva dar gloria a Dio.
Quando Gesù lasciò il Tempio, i farisei stavano appostati a una porta per lapidarlo, ma Egli non si lasciò vedere e si diresse verso Betania. Poi per tre giorni non ritornò più al Tempio. A Betania parlò agli Apostoli della loro missione. Il suo colloquio, prima della Domenica delle palme, perdurò circa quattro ore.
Durante quella conversazione, Gesù predisse che quanti avrebbero tagliato i rami, per gettarli sul suo cammino, non sarebbero rimasti fedeli a Lui, bensì lo sarebbero stati quelli che si fossero spogliati dei propri indumenti per tappezzare, con essi, la strada dalla quale avrebbe dovuto passare.
E poiché non disse che avrebbe montato un somarello, si pensava che sarebbe entrato a Gerusalemme sopra un superbo destriero, o sulla groppa di un cammello come i re Magi.
Ma queste predizioni causarono agitazione tra gli scribi e i farisei, che si riunirono in consiglio presso la dimora di Caifa, e poi pubblicarono un decreto per vietare a tutti di accogliere Gesù e i suoi discepoli in casa propria. Essi mandarono inoltre spie, affinché custodissero le porte della città. Ma Gesù rimase a Betania in casa di Lazzaro.
Trionfali acclamazioni
Il Salvatore restò nascosto in casa di Lazzaro con Pietro, Giacomo e Giovanni, vi erano anche sei pie Donne con la Vergine, poiché l'abitazione era ampia e comoda. In quel tempo, Gesù preannunziò la propria entrata trionfale a Gerusalemme.
Parlò assai con tutti gli Apostoli e discepoli che andavano da Lui, anche con Giuda si mostrò amorevole, e lo mandò perfino ad avvisare gli Apostoli che mancavano.
Il mattino seguente, il Redentore mandò a Gerusalemme i discepoli Eremenzear e Silas tra i giardini e i poderi di Betfage, per sentieri solitari, al fine di aprire cancelli e serrande che potessero impedire il passo verso la città.
Precisò loro che, lungo la strada di Betfage, avrebbero incontrato una giumenta con il suo puledro; chiese poi loro di legarli, e se qualcuno ne avesse domandato il motivo, avrebbero dovuto rispondere che quello era il comando del Signore.
Intanto Gesù aveva mandato alcuni Apostoli, per la strada principale, a Gerusalemme affinché annunziassero agli amici la sua entrata trionfale; poi si avviò a Betfage con gli altri Apostoli.
Mentre la Vergine e le pie Donne Lo seguivano a distanza, il Salvatore si fermò presso una dimora attigua alla via, per impartire vari ordini a coloro che l'abitavano. Quella casa era tutta adorna di rami di palme e fiori, le cui pareti erano illeggiadrite con festoni.
Di là, il Nazareno ordinò il corteo. Volle che gli Apostoli camminassero ai suoi lati, poiché dovevano rappresentarlo dopo la sua morte futura. Pietro era il primo, e tutti portavano rami e palme.
La giumenta, sulla quale sarebbe salito il Trionfatore, fu coperta con una gualdrappa, in modo che le si poteva vedere appena la testa. Gesù indossò una bianca tunica, che si strinse ai fianchi con una lunga fascia adorna di fregi e lettere; si mise inoltre una stola che giungeva fino ai piedi.
Egli aveva ai lati Eliud e Silas; Eremenzear Lo seguiva con parecchi altri discepoli. La Vergine, che di solito se ne stava ultima, in quel giorno si mise invece alla testa delle pie Donne. A seguire iniziarono i canti e, man mano che il corteo procedeva, accorrevano tante persone a renderlo più imponente.
Intanto a Gerusalemme, gli stessi mercanti fatti allontanare dal loro posto di vendita, non appena vennero a sapere che il Nazareno sarebbe entrato solennemente in città, si apprestarono ad ornare la via per la quale Egli sarebbe passato.
Anche i discepoli diffondevano ovunque la notizia dell'imminente entrata trionfale di Gesù; molti forestieri accorrevano per vederlo, anche perché avevano appreso che Egli aveva richiamato in vita l'amico Lazzaro.
Alcuni sacerdoti, invece, avrebbero voluto impedire quel tipo d'ingresso fastoso al loro odiato Avversario. Dal momento che quei figuri si volsero a Lui per chiedergli ragione del suo procedere, in quanto non impediva i canti e le acclamazioni della moltitudine, Gesù dichiarò che se quella gente avesse taciuto, "avrebbero gridato le pietre".
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Tom Dubois (dettaglio)
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Intanto molti non solo acclamavano il divino Trionfatore, ma ricoprivano anche di rami e di palme il suolo su cui Egli passava; altri invece vi stendevano i propri manti. Perciò il cammino era ricoperto di verde e di stoffe; migliaia di bambini pregavano e seguivano l'imponente corteo, inneggiando all'«Amico dei pargoli» che passava sotto archi trionfali, intessuti di ramoscelli fioriti.
Ma il Redentore fremeva al riflettere che molti di coloro che in quel frangente Lo osannavano avrebbero, pochi giorni dopo, chiesto la sua morte; piangeva inoltre nel pensare alla futura distruzione del Tempio.
Quando Egli arrivò alle porte della città, il giubilo e il clamore di quanti Lo seguivano giunsero all'apogeo. Il Nazareno si fermava, di tratto in tratto, per guarire senza distinzione tutti gli ammalati che incontrava nel corso del suo trionfale passaggio.
Gli ornamenti, che pavesavano gli edifici attigui al Tempio, erano più vistosi di quelli che si ammiravano altrove; per la via saltellavano perfino agnellini adorni di nastri. Il tragitto dalla porta di Gerusalemme al Tempio, che in tempi normali si poteva percorrere in mezz'ora, durante il trionfo del Redentore richiese invece almeno tre ore.
Rosi dalla gelosia e dall'invidia, i nemici del divin Trionfatore fecero chiudere tutte le porte della città, le quali non si apersero che tardi; perciò molti subivano sgradite conseguenze per tali disposizioni.
Maddalena era molto preoccupata di non poter offrire al Signore di che ristorarsi; soltanto più tardi ella poté preparare a Betania una buona cena per Lui e i suoi discepoli.
Quando il Salvatore entrò nel cortile di Lazzaro, a tarda ora, la stessa Lo attese in casa per lavargli i piedi. Allorché Egli sedette a mensa, ella sparse nuovamente sulla testa di Lui un unguento assai prezioso.
Allora vidi Giuda Iscariota con una smorfia alle labbra, perché scontento di quello «spreco». Ma Maria di Magdala gli diceva, per placarlo, che non avrebbe mai potuto dimenticare quanto il Salvatore avesse fatto per lei e per il suo caro fratello (Lazzaro; ndr).
La "Penitente"
Giunto al Tempio, Gesù Redentore congiunse le mani e guardò verso l’alto. Allora vide irradiare da una piccola nube un raggio di Luce che scese ad aureolarLo. Contemporaneamente si udì l'eco di una Voce misteriosa. Anche gli astanti videro quella Luce straordinaria e abbagliante.
Tutti perciò osservavano verso l'alto con ammirazione e si rivolgevano domande. Anche mentre il divin Maestro continuò a parlare, quel fenomeno si ripeté varie volte.
Ma durante la sua predicazione al Tempio, i giudei ebbero ordine dal Sinedrio di chiudere le proprie case, e la proibizione di ricevere il Nazareno e i suoi discepoli, nonché il divieto di dar loro da mangiare.
A Betania si era intanto preparata una lauta cena in casa di «Simone il lebbroso». Maddalena, tutta compassione per le pene del Redentore, era vestita da penitente, con una fascia, e i capelli sciolti sotto un ampio velo; ella Lo accolse alla porta del convito.
Al comparire di Lui, si gettò ai suoi piedi per togliere da essi la polvere, con i suoi capelli. Poiché i convitati si disponevano al sabato, indossarono le vesti rituali e pregarono. Poi sedettero a mensa. Verso la fine del banchetto, riapparve la penitente, tutta amore per Colui che l'aveva così generosamente perdonata.
Ella dissuggellò un vasetto di unguento assai prezioso per spargerlo, in parte, sulla testa di Gesù e, il resto, sui suoi piedi, che poi asciugò con la sua morbida chioma. Dopo avere reso questo omaggio al Salvatore, Maddalena lasciò la sala.
Alcuni convitati, specialmente Giuda, si erano scandalizzati di quanto aveva fatto la penitente, ma il Redentore lodò invece l'operato di lei, perché aveva agito per puro amore e per gratitudine verso Chi l'aveva tanto beneficata.
Avversari
Vidi, dopo quella cena, Giuda Iscariota, livido d'invidia e roso dall'avarizia, errare per l'Orto degli ulivi tra le tenebre della notte. Mi pareva che il suo cammino fosse, a tratti, rischiarato da una luce sinistra: era quella di Satana che lo guidava.
Egli andò alla casa di Caifa per parlar brevemente con il sommo sacerdote; poi si avviò verso l'abitazione di Giovanni Marco per chiedergli alloggio, come se giungesse con gli altri Apostoli per intrattenersi con Gesù.
Mentre, il giorno dopo, il Nazareno insegnava al Tempio, Gli si avvicinarono alcuni sacerdoti scribi per sapere chi mai Lo autorizzasse a parlare alla gente nel Tempio.
Ma Gesù dichiarò: – "Anch'io voglio farvi una domanda e se risponderete ad essa, pure io risponderò: il Battesimo di Giovanni proveniva dal Cielo o dagli uomini?"
I suoi avversari risposero che non lo sapevano; perciò Egli concluse: – "Neppure io dirò a voi con quale autorità agisco, come vedete"...
Al pomeriggio, il divin Maestro raccontò, a quanti Lo ascoltavano, la parabola del «padrone della vigna». Poi spiegò che i lavoratori omicidi erano i farisei, i quali avrebbero ucciso il Figlio del Re come erede della vigna. Per questo i farisei si adirarono talmente, che stavano per mettergli le mani addosso, ma non osarono farlo perché il popolo era favorevole a Lui.
Un altro giorno, a Gesù, ritornato al Tempio, si avvicinarono 5 farisei per chiedergli se fosse lecito pagare il tributo a Cesare. Allora il Nazareno disse loro:
– "Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo!" – Quando gli fu presentato un denaro, domandò di chi fossero l'effige e l'iscrizione. – "Di Cesare!" – risposero. E il Salvatore: – "Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio!"
Poi parlò del Regno di Dio e dichiarò che soltanto i convertiti vi sarebbero arrivati. Soggiunse che il Regno sarebbe passato ai gentili e concluse con queste parole: – Verrà il tempo in cui sull'Oriente incomberà l'oscurità, e in Occidente splenderà invece la luce! Tutti si meravigliavano dei suoi insegnamenti.
Mentre, il giorno dopo, il Nazareno ritornava al Tempio, i discepoli Gli chiesero il preciso significato delle parole: – Venga a noi il tuo Regno!
Allora Gesù affermò di essere Uno con il Padre Suo, al quale sarebbe presto ritornato. Colloquiava così amorevolmente e con termini così convincenti che gli Apostoli, entusiasti di Lui, esclamarono: – "Noi vogliamo propagare il tuo Regno sino agli ultimi confini della terra".
Al pomeriggio Egli fu circondato da molti farisei e scribi, gli Apostoli si ritrassero indietro. Gesù parlò severamente contro i suoi avversari, tra l'altro Lo udii dir loro: – "Adesso non mi potete prendere, poiché l'ora vostra non è ancora venuta."
Veraci Predizioni
Il Salvatore rimase tutto il giorno a casa di Lazzaro con i Dodici e le pie Donne. La mattina seguente, insegnò e, alla sera, la cena fu consumata in una sala sotterranea.
Intanto il divin Maestro parlava; disse, tra l'altro, che a casa di Lazzaro non sarebbe più tornato a ristorarsi, che avrebbe partecipato ad un banchetto nella dimora di «Simone il lebbroso», ma senza la tranquillità di cui gli ospiti godevano quella sera.
Raccomandò che Lo si trattasse con la massima confidenza, e che Gli si rivolgessero domande come se Egli fosse stato un commensale qualunque.
Quando Gesù rivelò come Lo si sarebbe tradito, Pietro non riusciva a persuadersi che uno di loro potesse essere il suo traditore, quindi garantiva che, tra i Dodici, non v'era assolutamente nessuno capace di tradirlo.
Disse questo come offeso nel suo onore da capo degli Apostoli, ma ricevette questa risposta, più severa di quelle avute fino ad allora: – "Allontanati da me. Satana!" – gli intimò Gesù, asserendo poi che se la Sua Grazia non avesse soccorso i Discepoli, questi sarebbero caduti.
Predisse inoltre che durante l'ora del pericolo tutti Lo avrebbero abbandonato, e che fra loro uno solo sarebbe ritornato dopo la fuga. Nell'esprimersi così, il Redentore si riferiva a Giovanni.
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"Gesù e i Dodici" di Walter Rane |
Anche al Tempio, nel parlare ai farisei, il Salvatore svelò come Lo avrebbero trattato: cioè, Lo avrebbero fatto morire come un delinquente ma, tuttavia, non sarebbero riusciti ad estinguere il Suo ricordo dopo la Sua dipartita.
Parlò anche dei "giusti" assassinati, i quali sarebbero risorti, e precisò perfino il sito, da dove quegli estinti sarebbero usciti redivivi; dichiarò pure che i farisei non avrebbero conseguito il loro intento, ma sarebbero rimasti sotto l'incubo del timore e dell'angustia.
Alluse ad Eva, responsabile del primo peccato commesso nel mondo, ma dichiarò che la salute dei mortali proveniva da un'altra Donna: cioè dalla Vergine sua Madre. Poi il Nazareno trascorse la notte presso l'Orto degli ulivi.
Mentre Egli procedeva con il seguito dal torrente Cedron al Getsemani, indicò agli Apostoli la zona più bassa dell'Orto degli ulivi e disse loro: – "Là sarò abbandonato, un po' più in là, sarò arrestato!" Quindi si diresse verso Betania per andare alla casa di Lazzaro e poi all'alloggio dei discepoli, con i quali s'intrattenne passeggiando per i dintorni della stessa Betania.
Volle così confortare tutti come per licenziarsi da ognuno. Il mattino seguente il divin Maestro ritornò ad insegnare al Tempio dove parlò della sua spirituale unione con gli Apostoli: unione che si sarebbe attuata durante l'ultima Cena.
Quando trattò del Battesimo e degli altri Sacramenti, annunziò ai suoi uditori che avrebbe mandato lo Spirito Santo sopra i purificati, dopo che li avesse resi tutti "figli della Redenzione".
Dichiarò che, come un tempo scendeva un Angelo a rimuovere le acque, in avvenire sarebbe disceso lo Spirito Santo su di essi, dopo che Egli avesse sparso il proprio sangue per l'umanità peccatrice.
Parlò pure della penitenza, della Confessione e dell'assoluzione, della fine del mondo e dei Segni che l'avrebbero preceduta. Disse finalmente che un suo Apostolo avrebbe avuto una visione di quei tempi ultimi.
Prima di separarsi dai Dodici, il Nazareno dichiarò di voler lasciar loro quanto aveva: non oro né argento, ma la Sua Forza e il Suo Potere. Disse che avrebbe fondato con essi una "società", destinata a perdurare sino alla "fine dei tempi", che voleva unirli spiritualmente tra loro, in modo da formare con Lui delle membra di un unico corpo.
Siccome espresse agli Apostoli tanti propositi, Pietro Gli fece notare che, per svolgere tutto quel vasto progetto d'azione, sarebbe dovuto rimanere con loro sino al termine dei giorni.
Gesù parlò anche dei misteri dell'ultima Cena, e Pietro, dopo averlo udito discorrere così misteriosamente, Gli chiese se avrebbe associato al suo vasto programma anche la Sua Santa Madre che tutti amavano di un rispettoso affetto.
Il divin Maestro rispose che la Vergine sarebbe rimasta con loro, poi continuò a parlare di Lei in un modo incomparabilmente elogiativo.
Allorché, a tarda ora, Egli lasciò il Tempio, dichiarò a chi Lo accompagnava che non sarebbe più tornato corporalmente tra quelle mura, lo disse con voce così commossa, che tutti singhiozzarono, ad eccezione di Giuda.
La sera seguente, a casa di Lazzaro, Gesù parlò ai Dodici della sua morte prossima. Svelò che il traditore Lo avrebbe venduto per consegnarlo ai farisei e che per pattuire il prezzo quel disgraziato non avrebbe neppure discusso...
Eppure – soggiunse – quando i farisei comperano uno schiavo, domandano quanto pretenda il suo proprietario, invece il traditore venderà il Figlio dell'Uomo per la cifra che gli si offrirà: un valore più vile che per la vendita di uno schiavo!
Il Redentore dichiarò inoltre che la Sua Santa Madre avrebbe sofferto con Lui ogni martirio e che, per l'amarissimo dolore avrebbe potuto morire anche Lei, ma che sarebbe vissuta con gli Apostoli ancora parecchi anni.
Ad Maiorem Dei Gloriam
Fonte da: "Le Rivelazioni di Caterina Emmerick" di Eugenio Pilla. Ed. Cantagalli.